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di Vincenzo Giardina e Alessio Pisanò
ROMA – Assaltata da dimostranti a Niamey la sede del Parti nigérien pour la démocratie et le socialisme (Pnds-Taraya), la formazione politica del presidente Mohamed Bazoum: lo riferiscono testimonianze concordanti, anche video, diffuse da fonti di stampa e sui social network. Secondo queste ricostruzioni, alcuni manifestanti erano armati di bastoni e di pietre. Avrebbero appiccato l’incendio dopo aver preso a sassate alcune automobili parcheggiate sul posto. Bazoum è stato destituito da un gruppo di militari, che ha annunciato la fine del suo “regime” con un discorso trasmesso nella notte in tv.
Un appello alle parti coinvolte nel conflitto in Niger “per risolvere rapidamente la crisi politica interna” e “procedere al rilascio al più presto del presidente Mohamed Bazoum”: a rivolgerlo il governo russo, attraverso la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova. In una nota la responsabile ha auspicato a Niamey “un dialogo pacifico e costruttivo”. In Niger un gruppo di militari ha annunciato la destituzione di Bazoum e la creazione di un nuovo organismo di governo, il Consiglio per la salvaguardia della patria.
La Commissione europea “riafferma pieno supporto al presidente nigerino Mohamed Bazoum nella convinzione che il Niger è un partner essenziale la cui instabilità non andrà a favore dell’interesse di nessuno nel Paese e nella regione: siamo in corso per trovare una soluzione pacifica dopo il tentato golpe e chiediamo il rilascio del capo dello stato, della sua famiglia e del suo entourage”. Lo ha dichiarato una portavoce dell’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, Josep Borrell, nel corso del punto quotidiano con i giornalisti. “La situazione non è chiara, è troppo presto per annunciare la nostra reazione anche alla luce della missione Ue di supporto alle forze armate nigerine, la situazione è molto fluida”, ha aggiunto rispondendo alle domande dei giornalisti sul tentato colpo di stato che ha portato alla cattura del presidente Bazoum e all’assedio del palazzo presidenziale.
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