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ROMA – “Sicuramente si tratta di un livello di tutela importantissimo, perché non c’è bisogno di un esperto per dire che nel frattempo le condizioni climatiche stanno diventando proibitive per la popolazione in generale, figuriamoci per i lavoratori”. Così il dottor Cristiano Mirisola, consigliere nazionale della Società Italiana di Medicina del Lavoro, interpellato dalla Dire in merito alla notizia secondo cui le imprese potranno chiedere all’Inps il riconoscimento della Cigo quando il termometro supera i 35 gradi centigradi. Ai fini dell’integrazione salariale, però, possono essere considerate idonee anche le temperature ‘percepite’. “Dal mio punto di vista è quindi una misura molto importante- prosegue Mirisola- che tra l’altro segue anche il riconoscimento da parte di alcune istituzioni, come per esempio la Regione Puglia, che ha fatto seguito al Comune di Nardò che ha vietato il lavoro agricolo all’aperto in alcune fasce orarie, proprio perché si tratta di condizioni in cui effettivamente le persone possono andare in grossa difficoltà dal punto di vista della loro salute”.
Lo decisione congiunta di Inps e Inail è stata presa in particolare per prevenire le patologia da stress termico, tenuto conto che i fenomeni climatici estremi sono in relazione con un aumento del rischio di infortunio sul lavoro. “Sicuramente si tratta di patologie molto frequenti e diffuse- commenta l’esperto- tutti sappiamo che la popolazione generale sta invecchiando velocemente e le popolazioni lavorative lo stanno facendo ancora di più. Ovviamente mi riferisco a lavori che prevedono un impegno metabolico e fisico dove c’è una richiesta energetica non proprio minima, associati a condizioni ambientali sfavorevoli con alte temperatura e umidità. In questi contesti, tali condizioni possono molto frequentemente provocare soprattutto in persone non più giovanissime disturbi e malori, se non veri e propri danni in particolare all’apparato cardiovascolare”.
Due, secondo il dottor Mirisola, sono però le criticità contenute nel provvedimento siglato da Inail e Inps: “La prima criticità è che si fa cenno ai 35 gradi centigradi, quando in effetti già esistono degli strumenti, anche molto semplici nell’utilizzo, che hanno la possibilità di incrociare non solo la temperatura ma anche il valore dell’umidità- spiega- Quest’ultima è molto importante perché talvolta, anche a temperature un po’ più basse di 35 gradi, con alti tassi di umidità in alcuni momenti della giornata ci possono comunque essere situazioni impegnative dal punto di vista del lavoro”. L’altra criticità è che, sempre nel provvedimento, si parla in “maniera generica di ‘responsabile della sicurezza’- prosegue Mirisola- che dovrebbe controllare i lavori. Questo però non è un termine tecnico, nel senso che nelle norme il ‘responsabile della sicurezza’ non esiste”. D’altro canto questo è solo uno “strumento iniziale che sicuramente col tempo verrà perfezionato”.
Mirisola ha tenuto poi a ricordare che, grazie ad uno studio condotto da Inail e Consiglio nazionale delle Ricerche (Cnr), è stato “possibile costruire anche delle curve epidemiologiche in cui si riesce a dimostrare il nesso tra lavoro e infortuni, mentre dal punto di vista medico è ormai codificato da decenni che in particolari condizioni lavorative possono esserci importanti ripercussioni sulla
salute”. Nel frattempo, dall’Inail sono stati portati avanti degli studi “molto importanti” sugli aspetti e sulle problematiche relativi al microclima dei cosiddetti ambienti ‘severi’ (caldi e freddi): “Durante una recente convention della nostra Società a Giovinazzo, in provincia di Bari- ha fatto sapere infine Mirisola- abbiamo approfondito le fonti normative e non che regolano il tema, invitando anche il dottor Alessandro Marinaccio, capo ricercatore dell’Inail. In quella occasione si è discusso in particolare del ‘Worklimate’, un progetto di ricerca avviato nel 2020 e coordinato dal Cnr e Inail per lo sviluppo dell’attività di ricerca sui rischi di esposizione alle alte temperature outdoor in ambito occupazionale. Questo progetto- ha concluso l’esperto- è molto importante perché affianca al sistema di allerta per le ondate di calore per la popolazione generale anche un sistema che sia utilizzabile in ambito occupazionale”.
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