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Legambiente: “Nel 2021 incendi su del 155%, dal 2008 in fumo un’area grande come l’Umbria”

Il dossier: "La Sicilia prima per reati; seguono Calabria, Puglia e Campania"

Pubblicato:27-07-2022 13:42
Ultimo aggiornamento:27-07-2022 13:46
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ROMA – Sono 159.437 gli ettari di superfici boscate e non devastati dalle fiamme nel 2021, + 154,8% sul 2020. Complessivamente, dal 2008 al 2021, a causa di 5.298 incendi è andata in fumo una superfice di oltre 723.924 ettari, un’area grande quasi quanto l’intera regione Umbria. E già 26.270 sono gli ettari bruciati dal 1 gennaio al 15 luglio 2022, 32.921 sono gli interventi registrati ed effettuati, dal 15 giugno al 15 luglio, dai Vigili del Fuoco per incendi boschivi, nelle aree urbane e rurali, +4.040 rispetto allo stesso periodo del 2021. Questi i numeri del report ‘Italia in fumo’ realizzato da Legambiente che, anticipando i dati Ecomafia 2022 e analizzando i dati satellitari dell’EFFIS, fa il punto sul patrimonio boschivo e non andato bruciato nel 2021 e negli ultimi 14 anni, dal 2008 al 2021.

Secondo lo studio, in aumento sono anche i reati tra incendi dolosi, colposi e generici, 5.385 (+27,2% rispetto al 2020) e le persone denunciate (658, + 19,2%), anche se continuano ad essere sottodimensionate rispetto ai reati, così come i sequestri: 107, con un +35,4% rispetto al 2020. La Sicilia la regione più colpita per reati (993) ed ettari attraversati dalle fiamme seguita da Calabria, Puglia e Campania. Grandi le difficoltà che ancora si incontrano nell’individuazione dei responsabili dei roghi: appena 16 gli arresti, comprese le due ordinanze eseguite in Sicilia dai Carabinieri della stazione di Noto, in provincia di Siracusa, due in meno del 2020.

Secondo il report ‘Italia in fumo’ realizzato da Legambiente, nel dettaglio, fra le regioni più colpite nel 2021, la prima è la Sicilia con 993 reati e 81.590 ettari attraversati dalle fiamme, il 51,3% del totale nazionale. È seguita da Calabria con 674 reati e 35.480 ettari inceneriti, poi dalla Puglia con 601 reati e 3.660 ettari colpiti, e dalla Campania con 553 reati e 5.564 ettari in fiamme. Nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa si concentra il 52,4% dei reati e il 79,1% delle superficie andata in fiamme. Usando solo il parametro delle aree attraversate dal fuoco, spiccano il terzo posto della Sardegna, con 19.228 ettari, e la quarta posizione del Lazio con 6.854 ettari.


Altri due aspetti riguardano l’aggressione, in questi 14 anni, dal 2008 al 2021, ai siti ‘Natura 2000‘ e alle aree protette. In particolare nei 2.310 siti Natura 2000 in Italia, seppur ricordando che analizziamo un dato ampiamente sottostimato (a causa del mancato inserimento delle superfici inferiori ai 30 ettari), sono avvenuti 2.078 incendi che hanno mandato in fumo circa 250.000 ettari, tenuto conto delle sovrapposizioni tra le diverse tipologie dei siti Natura 2000.

Dai dati EFFIS geolocalizzati emerge, però, che non è l’intero patrimonio naturale mappato in Italia a bruciare, ma una manciata di siti italiani della rete Natura 2000 a partire dalla in Sicilia che da sola rappresenta il 51% dei casi, mentre se considerata con le regioni Sardegna e Campania arriviamo al 73% del totale. Se si aggiungono anche Calabria, Lazio e Puglia si raggiunge il 93% del totale delle superfici percorse dal fuoco all’interno dei siti Natura 2000. Sono quindi i territori di sole sei regioni a cubare il 93% del totale delle superfici delle aree Natura 2000 italiane percorse dal fuoco.

Sempre nell’arco di questi 14 anni, in Italia è andata in fumo, una superficie di oltre 107.670 ettari, a causa di ben 950 incendi, che hanno interessato il territorio di 118 aree protette, corrispondenti al 13,55% delle 871 aree protette istituite nel nostro Paese, distribuiti in 16 tra Regioni e Province autonome. Anche in questo caso, la Sicilia è la regione più colpita. Da sola rappresenta, nei 14 anni analizzati, oltre il 40% del totale della superficie percorsa dal fuoco all’interno di 38 differenti aree protette. Se la consideriamo insieme anche alle regioni Calabria e Campania arriviamo al 78% del totale della superficie bruciata all’interno di altre 22 aree protette, mentre se aggiungiamo, a queste tre regioni, anche Puglia, Lazio, Abruzzo e Piemonte si supera il 97% del totale delle superfici percorse dal fuoco all’interno di ulteriori 35 aree protette.

“Occorre un radicale cambiamento di approccio e risposta al fenomeno degli incendi- spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente- che miri a prevenire i roghi attraverso la gestione del territorio, l’utilizzo ecologicamente sostenibile delle risorse agro-silvo-pastorali, la promozione dei servizi ecosistemici che vanno remunerati, per sostenere e rivitalizzare le comunità rurali nelle aree interne e montane in una rinnovata funzione di presidio territoriale. In questa partita servono investimenti veri, ricerca, strumenti e tecnologie, semplificazione di procedure e competenze all’interno di una strategia complessiva definita in condivisione con le popolazioni locali ed i portatori di interesse. Una necessità impellente anche perché, la tendenza che si prospetta nel 2022 e nei prossimi anni, è di una crescita del fenomeno degli incendi boschivi a causa della siccità prolungata che si sta verificando nell’Europa meridionale e le condizioni risultanti che hanno già causato numerosi focolai di incendi prematuri. Un altro segno evidente- conclude- insieme allo scioglimento dei ghiacciai alpini, della crisi climatica già in atto”.

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