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Il Libano sceglie un altro miliardario per risollevarsi dalla crisi: Najib Mikati nuovo premier

Coinvolto in una serie di inchieste per appropriazione indebita e abuso di potere, il suo patrimonio secondo Forbes ammonta a 2,7 miliardi di dollari e ha già ricoperto due volte il ruolo di capo del governo. Tra i suoi sostenitori anche Hezbollah

Pubblicato:27-07-2021 13:35
Ultimo aggiornamento:27-07-2021 13:35

Najib Mikati libano
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ROMA – A pochi giorni dall’anniversario dell’esplosione al porto di Beirut, il 4 agosto, il Libano sceglie un altro miliardario alla guida del governo: Najib Mikati, 65 anni, è stato designato primo ministro ed è ora incaricato di formare il governo. Un’impresa nella quale ha fallito il suo predecessore, un altro businessman con la passione della politica, Saad Hariri, che si è dimesso pochi giorni fa.


Mikati – il cui patrimonio secondo la rivista ‘Forbes’ ammonta a 2,7 miliardi di dollari – ha già ricoperto due volte il ruolo di capo del governo. Adesso avrà il compito di trovare una squadra di ministri in grado di attuare le riforme economiche e finanziarie chieste dalla comunità internazionale in cambio di credito, mentre il Paese attraversa una crisi grave: la lira continua a crollare rispetto al dollaro, mentre disoccupazione e inflazione dilagano. Mikati ha annunciato di aver ottenuto “garanzie dalla comunità internazionale”, mentre in Parlamento ha incassato il sostegno dei partiti musulmani: non solo quello sunnita, al cui lui stesso appartiene, ma anche quello sciita e in particolare di Hezbollah, che invece si era rifiutato di sostenere Hariri. Mancano all’appello i cristiani.


Più grave sembra però il fatto che il neo-premier sia coinvolto in una serie di inchieste per appropriazione indebita e abuso di potere. Questioni su cui il movimento di protesta popolare non passerà sopra, dal momento che – forte del sostegno di associazioni e sindacati – dal 2019 continua a scendere in piazza per chiedere la fine del sistema confessionale all’interno di partiti e istituzioni e riforme che restituiscano ossigeno alle famiglie, piegate dalla crisi economica generata dal Covid e dalla perdita di potere d’acquisto dei salari.


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