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ROMA – Ventiquattro ore dopo la conclusione delle operazioni di sgombero, al Camping river sono rimaste solo le macerie. Il lento esodo degli ex residenti è iniziato intorno alla tarda mattinata di oggi. Se le 43 persone annunciate dal Campidoglio hanno accettato le soluzioni proposte, per tutti gli altri resta la strada. Intere famiglie con (pochi) effetti personali al seguito si sono avviati verso la città. “Non so dove andremo– gridano in coro- non abbiamo più niente, anche i nostri vestiti sono rimasti là. Andremo a dormire sotto i ponti”. Ed è così che il più grande timore prospettato alla vigilia prende forma: per un campo sgomberato, tanti altri abusivi rischiano di nascere. Dove? Per il momento le famiglie, con donne, uomini, bambini, anziani e anche qualche disabile, si sono sparpagliati tra Prima Porta, Labaro e Colli d’Oro. “Abbiamo paura a restare insieme, se le forze dell’ordine ci trovano ci porta via i nostri bambini, siamo costretti a dividerci”, dicono.
E la minaccia sui bambini sarebbe quella che li ha convinti ad abbandonare il presidio davanti al campo sgomberato di via Tenuta Piccirilli: “Gli assistenti sociali- ha detto Adriana, madre di 2 ragazzi, una con la sindrome di down- ci hanno detto che se non ce ne fossimo andati avrebbero potuto toglierci i nostri figli, non abbiamo avuto scelta”. Irricevibile anche la proposta di andare nei vari centri di accoglienza della Capitale. Nessuno – a parte i casi più estremi tra cui quello di Senada, con 10 bambini a carico – ha accettato di separarsi dal proprio marito e dal padre dei propri figli. “Sono 15 anni che sto con lui- ha detto alla Dire un’altra giovane donna- non ci separeremo, se lui andrà a vivere per strada, lo faremo insieme”.
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