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VIDEO | L’antropologa: “Per i migranti sulla Sea Watch è una vera agonia”

Parola di Annamaria Fantauzzi, docente di Antropologia culturale e medica all'Università di Torino, ricercatrice all'Msh di Parigi e presidente della onlus Prati-Care

Pubblicato:27-06-2019 11:24
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:27

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BOLOGNA – Quella dei migranti da giorni sulla Sea Watch, ora ferma davanti al porto di Lampedusa, “è a tutti gli effetti un’agonia“. Parola di Annamaria Fantauzzi, docente di Antropologia culturale e medica all’Università di Torino, ricercatrice all’Msh di Parigi e presidente della onlus Prati-Care. Per i migranti a cui è impedito lo sbarco “è come vedere il miraggio di qualcosa che non può essere raggiunto e non per propria volontà”, sottolinea Fantauzzi, parlando con la ‘Dire’ a margine del convegno “L’accoglienza di migranti con vulnerabilità” che si sta svolgendo oggi a Bologna.

Ai migranti della Sea Watch “vengono assolutamente negati e diniegati i diritti internazionali del soccorso e della vita e per loro è un ulteriore disagio e un ulteriore trauma”, afferma Fantauzzi. “Non mi riferisco esclusivamente all’Italia ma anche a Malta o altre nazioni”, precisa la docente. Ma il risultato è che una situazione come questa “rappresenta assolutamente un ulteriore motivo di debolezza psichica e naturalmenta fisica“, rimarca Fantauzzi.

“Io sono stata soprattutto al porto di Pozzallo e quando arrivavano le imbarcazioni”, racconta la docente, i migranti “erano almeno da tre giorni in mare, senza mangiare e bere e anche con malattie gravi”, oppure con la presenza di donne incinte: “Vedere persone che sbarcano in quella condizione è già miserevole, immaginiamo chi non può farlo e si trova in una situazione di assoluta incomprensibilità di quello che succederà domani, in un mare dove può succedere di tutto”.


Si tratta di persone che a tutti gli effetti sono partite dalla Libia e si ritrovano “alla ricerca della terraferma- continua Fantauzzi- e di un suolo che possa accoglierli, senza sapere poi cosa possa significare realmente accoglienza”.

Difficile comprendere cosa possa significare il semplice “toccare la terra”, in casi come questo: a Pozzallo a volte è successo che i migranti appena sbarcati “continuavano a sentire la terra traballare, come se fossero in mare- racconta Fantauzzi- perchè non riuscivano a crederci”.

Ecco perchè perchè l’attesa a bordo della Sea Watch è “a tutti gli effetti un’agonia”, conclude la docente.

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