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ROMA – Adeguare il mondo del lavoro alle nuove tecnologie, alle diverse economie e alla globalizzazione del commercio, affinché la crescita delle opportunità porti a un aumento dell’occupazione. E’ questa la sfida di imprese e lavoratori, ma anche di un sindacato al passo con i tempi. “Viviamo in tempi in cui le tecnologie evolvono rapidamente e i cambiamenti sono epocali, dal punto di vista organizzativo e umano”, spiega il segretario generale della Confsal, Angelo Raffaele Margiotta. L’occasione è il convegno ‘Nuove economie e lavoro: sfide e opportunità’, organizzato dalla Confederazione generale sindacati autonomi lavoratori nella sede del Cnel a Roma, per fare il punto sulle trasformazioni in atto e capire come indirizzare al meglio le strategie a supporto dell’occupazione. Secondo alcuni studi, infatti, il 70% dei nati oggi svolgerà lavori che attualmente non esistono, mentre è stato stimato che entro il 2030 scomparirà il 50% delle professioni di cui oggi è composto il panorama. “In futuro le sfide legate al mondo del lavoro saranno molto impegnative- spiega il presidente del Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro, Tiziano Treu– perché non è chiaro quale sarà l’impatto delle nuove tecnologie, soprattutto in termini quantitativi, sul mondo occupazionale. In ogni caso, è indubbio che ci saranno dei cambiamenti molto profondi per la qualità e la distribuzione del lavoro”. Per il numero uno del Cnel “siamo già in una fase di transizione che però non sappiamo quanto durerà: per questo dobbiamo intervenire in anticipo con l’obiettivo di evitare prima di tutto il precariato, regolamentando certe professioni”.
Un appello che risponde al dibattito delle ultime settimane sulle tutele anti-sfruttamento per i cosiddetti ‘riders’, di cui anche il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali si sta occupando nel capitolo dedicato ai lavoratori della Gig economy. “Per questa categoria è necessario introdurre il salario minimo per legge, orario o a prestazione- sottolinea l’ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano– Parliamo di persone che non hanno alcun contratto di lavoro di riferimento, mentre è necessario mettere in cantiere una nuova generazione di leggi che garantisca nuovi diritti e tutele nel tempo dell’economia digitale”. Paralellamente, conclude Treu, “è necessario investire sulle persone e le competenze, che rappresentano la migliore vitamina contro la distruzione dell’occupazione da parte di alcune tecnologie”. Neanche il mondo della rappresentanza manageriale, sia pubblica che privata, è immune da criticità e ritardi. “Basti pensare a due fenomeni come il dumping contrattuale– interviene Giorgio Rembado, vicepresidente Cida- che ha demolito le garanzie riconosciute e le regole di una sana competizione tra le imprese, e la moltiplicazione di soggetti sindacali”. Per capire le trasformazioni future è utile il concetto di ‘ozio creativo’ sviluppato da Domenico De Masi, professore emerito di Sociologia del Lavoro all’Università La Sapienza di Roma: si tratta di una “sintesi di lavoro, gioco e studio nata nella seconda metà del Novecento da una società centrata sulla produzione di informazioni, servizi, simboli, valori ed estetica”.
Alla luce di ciò si deve procedere con la riorganizzazione dei processi, la creazione di nuovi modelli occupazionali e nuove competenze professionali, rilanciando il ruolo della conoscenza e puntando su territorio e ambiente. Se la società cambia e corre in fretta, il mondo del lavoro si trova a inseguire. Compito del sindacato è riorganizzare i propri ruoli e assumere responsabilità precise. Per questo la Confsal ha dato vita al proprio ‘Ufficio studi’, guidato da Mario Bozzo, con l’obiettivo di “comprendere i segni dei tempi e prevedere gli scenari futuri, analizzando in seguito le priorità di intervento. Il forte impatto delle nuove tecnologie- aggiunge- non solo ha determinato l’espulsione di alcuni lavoratori, ma anche l’urgenza di trovarne dei nuovi e più adeguati”. Ecco perché “è strategico il ruolo della scuola e dei centri di formazione: biosgna invertire la tendenza altrimenti il deficit occupazionale diventerà incolmabile”.
“Le tecnologie cambiano in modo esponenziale generando nuove forme di autonomia e, di conseguenza, diverse forme di lavoro sia dal punto di vista strutturale e organizzativo che umano. Questo pone una sfida per il lavoratore in termini di professionalizzazione, ma anche al sindacato che si trova a cambiare il suo modo di essere e la sua proposta generale”. Lo dice il segretario generale della Confsal, Angelo Raffaele Margiotta, in occasione del convegno ‘Nuove economie e lavoro: sfide e opportunità’, organizzato dalla Confederazione generale sindacati autonomi lavoratori nella sede del Cnel a Roma.
Tra le iniziative messe in campo dalla Confsal, la principale è quella che Margiotta chiama “indennità di professionalizzazione”. Si tratta di una proposta che “tende a incentivare il lavoratore ad accrescere la propria professionalità, puntando sulla formazione: ci deve essere una indennità ad personam che tiene conto delle competenze già acquisite dal lavoratore, cui si sommeranno quelle ancora da assimilare”. Una volta aumentata la professionalità del dipendente, conclude il numero uno della Confsal, cresce di pari passo “la qualità della prestazione, che si ripercuote poi su produttività e competitività dell’impresa. E grazie alla ‘Fabbrica delle Competenze’, a una domanda qualificata deve rispondere una richiesta sempre più specializzata”.
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