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Infrastrutture utili? Anbi, Ance, ricerca e sindacati siglano un ‘patto’

Un primo passo verso l'assemblea nazionale dell'Anbi del 3 e 4 luglio

Pubblicato:27-06-2018 11:25
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:18

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ROMA – Ben 145 consorzi associati per una superficie totale servita di 17 milioni di ettari, pari a quasi il 60% dell’intero territorio italiano; 3,3 milioni di ettari irrigati, paragonabili a 3.300.000 campi di calcio; 754 impianti idrovori a servizio di tutto il territorio con 200mila chilometri di canali, pari a 5 volte il giro del mondo; 234 impianti di produzione di energia idroelettrica, pulita e a zero emissioni, per un totale medio annuo di 495.000 Mwh; 46 impianti di produzione di fotovoltaico che producono in media 2.000 Mwh all’anno, in parte galleggianti e collocati su specchi d’acqua in modo da non occupare terreni agricoli e limitare l’effetto evaporazione. Sono i numeri dell’Anbi, l’Associazione nazionale consorzi gestione e tutela del territorio e acque irrigue, che stamattina ha lanciato in una conferenza stampa nella sede di via di Santa Teresa, a Roma, un “patto per le infrastrutture utili” che ha riunito per l’occasione un tavolo particolarmente eterogeneo composto da consorzi di bonifica, costruttori edili, sindacati e mondo della ricerca e della scienza. Oltre al presidente di Anbi, Francesco Vincenzi, erano infatti presenti il vicepresidente dell’Ance – Associazione nazionale costruttori edili e presidente dell’Acer – Associazione costruttori edili di Roma, Edoardo Bianchi, il segretario nazionale della Filbi Uil, Gabriele De Gasperis, in rappresentanza delle categorie anche di Cgil e Cisl, e il presidente del Crea – Consiglio ricerca agricoltura analisi economica agraria, Salvatore Parlato.

ANBI: “PATTO PER IL PAESE, NUOVO GOVERNO STIA CON NOI”

Un primo passo, quello di oggi, verso l’assemblea nazionale dell’Anbi del 3 e 4 luglio alla presenza di esponenti del Parlamento e del Governo, quando l’associazione comincierà a chiedere le prime risposte concrete. Come ha spiegato Vincenzi, infatti, “per quanto riguarda le risorse abbiamo oltre 290 milioni dal Piano di sviluppo rurale nazionale e se non riusciamo a rendicontarli entro il 2023 andranno restituiti all’Ue: vogliamo anticipare i tempi per creare lavoro e opportunità per il Paese. Poi c’è il Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc) per 295 milioni al cui interno c’è il Piano nazionale invasi, con 50 milioni all’anno dal 2018 al 2022; c’è il fondo investimenti con oltre 3 miliardi solo per il 2018 da attivare con Dpcm su proposta del Mef, e infine i 70 milioni da Bei e Cdp stanziati dalla Presidenza del Consiglio nel settembre 2015 che prevedono 6 milioni di euro da qui al 2024 dedicati alla subsidenza tramite un fondo presso il Mipaaf per un programma di intervggi Oenti d’intesa con le Regioni”. Inoltre, ha sottolineato il presidente dell’Anbi, “abbiamo a disposizione 1,3 miliardi del piano irriguo nazionale 2014-2020 per cui è ancora da concludere la selezione dei progetti esecutivi con le opere vanno completate entro il 2023, altrimenti si rischia anche qui la restituzione alla Commissione europea, mentre noi paradossalmente abbiamo pronti il doppio dei progetti cantierabili, circa 2 miliardi di euro”. Ecco perché, ha concluso Vincenzi, “con questa partnership inusuale chiediamo insieme a costruttori, sindacati e mondo scientifico di fare un patto importante per il Paese per utilizzare al meglio le risorse e ridurre i ‘tempi di attraversamento’ dei cantieri, ovvero il tempo che passa da quando si pensa un’opera a quando si realizza e che occupa il 60% del tempo di costruzione delle opere, per accelerare la ripresa e unire il Paese. Chiediamo che questo percorso venga condiviso anche dal nuovo Governo del Paese, per proiettarci verso il futuro e lasciarci alle spalle un passato che da questo punto di vista non è stato certo felice”. 


ANCE: “PRIMO PASSO RIVOLUZIONARE CIPE, 60% TEMPO È PERSO IN BUROCRAZIA”

Come ha spiegato Bianchi, “Ance porta da anni avanti il tema dello ‘Sbloccacantieri’. Fatto 100 il tempo che passa da quando si pensa a quando si realizza un’opera, 60 serve per pensarla e 40 per realizzarla e questo è inaccettabile, troppo tempo viene impiegato per la fase precedente a causa delle lungaggini burocratiche e poi si corre il rischio di trovate intoppi e ostacoli imprevisti e di non rispettare i tempi. Ecco perché tra le proposte che facciamo come Ance c’è quella di rivedere assolutamente funzionamento del Cipe in questo Paese, basti pensare ai ritardi di 5 anni per la realizzazione della Ionica perché per ogni modifica anche esecutiva bisognava tornare lì; finché in questo Paese sarà più facile non firmare che firmare, non andremo da nessuna parte”.

SINDACATI: “SERVONO INVESTIMENTI SU MANUTENZIONE PER SICUREZZA CITTADINI”

Per De Gasperis “abbiamo l’assoluta necessità per la crescita del Paese di intraprendere investimenti per la sicurezza dei cittadini. Il focus va fatto sulle manutenzioni, non basta dotare l’infrastruttura del Paese di nuove opere, ma serve una cultura differente per stanziare risorse per le manutenzioni ordinarie e straordinarie per i manifatti di bonifica. Ecco perché salutiamo con favore il patto proposto oggi, che rappresenta un cambio di paradogma fondamentale per il futuro del Paese”.

I RICERCATORI: “SIAMO TUTTI IN STESSA SQUADRA, BASTA INTERVENTI SOLO IN EMERGENZA”

“Siamo tutti nella stessa squadra che si confronta con sfide molto alte che riguardano anche la ricerca e il know how tecnologico che viene necessariamente richiesto, dal consumo di suolo all’efficientamento, dal riuso all’economia circolare- ha sottolineato Parlato- Tutte sfide che ci vedono al centro dell’attenzione non solo nel Paese ma nell’intero bacino del Mediterraneo, visto che i più grossi player del settore sono tutti in quest’area”. Davanti a queste sfide, che per il presidente del Crea “sono alla nostra portata con obiettivi raggiungibili da parte del sistema italiano, abbiamo la necessità di sviluppare un sistema di imprese molto più basato sulla ricerca e l’innovazione rispetto al passato, abbandonando la concezione di un Paese legato esclusivamente all’intervento in stato di emergenza”.

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