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Torture e stupri in Libia, fermato giovane somalo a Lampedusa VIDEO

Lunga lista di reati commessi in una struttura nei pressi della zona agricola Hudeyfà, in territorio di Cufrà, dove i migranti venivano imprigionati

Pubblicato:27-06-2017 11:08
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:28

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ROMA – Un somalo di 23 anni è stato fermato a Lampedusa perché sospettato di tratta di persone, sequestro, violenza sessuale, omicidio aggravato e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Tutti reati compiuti con l’appoggio di un’associazione a delinquere.

T.M.A, queste le iniziali del ragazzo, è stato riconosciuto come uno dei responsabili di torture e sevizie perpetrati in Libia in una struttura nei pressi della zona agricola Hudeyfà, in territorio di Cufrà, dove i migranti venivano privati della libertà personale prima di intraprendere la traversata in mare per le coste italiane.


LE TESTIMONIANZE

“Al mio arrivo Mohamed il somalo era già nella struttura. Lui picchiava i migranti. Si divertiva ad umiliarci e a farci pesare la sua supremazia. Mi ricordo che una volta lo stesso libico, a cui la struttura appartiene, lo ha ripreso perché ci picchiava così forte da ridurci in fin di vita“. Così uno dei migranti vittima delle sevizie che T.M.A. compiva con tubi di gomma e minacciandoli con armi da fuoco.


Le indagini su T.M.A., avviate fin dal 27 maggio, giorno dello sbarco a Lampedusa, sono state condotte dalla Seconda Divisione del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, dalla Squadra Mobile di Palermo, diretta da Rodolfo Ruperti e dalla Squadra Mobile di Agrigento, diretta da Giovanni Minardi.

L’arrestato, a Lampedusa, avrebbe minacciato le sue vittime, anche minorenni, al fine di convincerle a non denunciarlo alla Polizia Italiana. Il fermato è stato associato alla Casa Circondariale di Agrigento.

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