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Rifiuti, dopo l’inchiesta sui fanghi tossici l’allarme dilaga nel nord Italia

La Procura di Brescia indaga su 150.000 tonnellate di fanghi tossici sparsi nelle campagne settentrionali dall'azienda bresciana Wte: a rischio 3.000 ettari di terreni tra Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna

Pubblicato:27-05-2021 17:45
Ultimo aggiornamento:28-05-2021 12:52

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BOLOGNA – La vicenda delle 150.000 tonnellate di fanghi tossici sparsi nelle campagne del bresciano e del nord Italia, con coinvolgimento di imprenditori e dirigenti pubblici, sfruttamento di lavoratori, sequestro di capannoni e conti correnti per un valore di 12 milioni di euro, genera un allarme che supera i confini della Lombardia. Di quel territorio avvelenato si è saputo dall’ordinanza del Gip di Brescia, Elena Stefana, in cui sono riportate le intercettazioni effettuate dai Carabinieri del Nucleo Forestale e quell’inchiesta “dimostra ancora una volta la presenza pervasiva delle mafie nell’economia lombarda. Emerge infatti un consolidato rapporto tra mafie e criminalità economica, testimoniato dal coinvolgimento di imprenditori, liberi professionisti e altri esponenti dell’area grigia”, dice Fabio Bottero, sindaco di Trezzano sul Naviglio e coordinatore regionale di Avviso pubblico per la Lombardia. Ma appunto la preoccupazione travalica i confini regionali.

L’INTERCETTAZIONE SHOCK

“Non si tratta della salute dei cittadini di un’area circoscritta perché il rischio è che quanto coltivato su quelle terre abbia varcato i confini veneti”, manda a dire la consigliera verde del Veneto Cristina Guarda, dicendosi scioccata “dalle intercettazioni”. Frasi come: “Io ogni tanto ci penso. Chissà il bambino che mangia la pannocchia di mais cresciuta sui fanghi. Sono consapevolmente un delinquente“. Ci si preoccupa anche a Piacenza: “Nella brutta storia dei rifiuti tossici smaltiti in modo illecito” anche appunto nel piacentino, “le vittime sono anche gli agricoltori”, dice il consigliere regionale di Fratelli d’Italia dell’Emilia-Romagna Giancarlo Tagliaferri. Inoltre, tra i 15 indagati c’è anche il direttore dell’Agenzia interregionale per il fiume Po (AiPo), Luigi Mille, segnala il M5s dell’Emilia-Romagna.

A RISCHIO 3.000 ETTARI DI TERRENI IN QUATTRO REGIONI

Silvia Piccinini, capogruppo M5s in Emilia-Romagna chiede quindi all’assessore regionale all’Ambiente Irene Priolo di riferire “al più presto in commissione per spiegare come e quanto la scoperta fatta in Lombardia interessi la nostra regione, in particolare la zona di Piacenza”. La questione del resto riguarderebbe 3.000 ettari di terreni agricoli tra Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto. Mille, dice Piccinini, sarebbe accusato di aver favorito l’attività illecita dell’azienda bresciana Wte in cambio consulenze e altri benefit. “È necessario che l’assessore Priolo svolga al più presto un’informativa su quanto accaduto in modo da capire nel dettaglio quanto e come l’indagine abbia toccato terreni presenti nella nostra regione – insiste Piccinini – frasi shock come quelle riportate agli atti dell’inchiesta e che evidenziano come i fanghi venissero sversati in campi agricoli in cui si coltivavano mais o altri prodotti destinati ai nostri mercati, sono molto gravi e ci aspettiamo che la Regione prenda una posizione netta su questo tema”. Il riuso dei fanghi da depurazione in agricoltura “va ripensato guardando a soluzioni di economia circolare. L’attuale previsione normativa non riesce a prevenire azioni di soggetti criminali ma soprattutto non è compatibile con il percorso di transizione ecologica avviato nel nostro Paese”, dice a sua volta Bottero ringraziando le forze dell’ordine e la magistratura per aver scoperto “gravissimi reati perpetrati con una efferatezza inquietante, elemento ricorrente delle cosiddette ecomafie”. È “allarmante la spregiudicatezza con cui per anni è stato possibile disseminare vaste aree agricole nella nostra provincia e non solo con sostanze altamente inquinanti“, aggiunge Gabriele Zanni, sindaco di Palazzolo e presidente dell’Associazione Comuni Bresciani.


“DIFFONDERE UNA MAGGIORE CULTURA DELLA LEGALITÀ E DELLA TUTELA AMBIENTALE”

Se quanto emerso dalle intercettazioni “verrà confermato siamo di fronte a impunità e risate di scherno nei confronti degli agricoltori ignari che, convinti si trattasse di scarti della produzione agroalimentare, spargevano i fanghi tossici sui campi”, dice Tagliaferri. Persone “che svolgono il loro lavoro in modo onesto, vanno sicuramente tutelate. Gli altri dovranno pagare il conto alla giustizia. Serve chiarezza, serve verità, serve certezza. E le nostre istituzioni devono essere in prima linea a chiedere giustizia, in primo luogo per il mondo agricolo”. Dal Veneto Guarda si domanda: “Senza le tantissime segnalazioni dei cittadini e le conseguenti indagini da parte della magistratura, avremmo mai scoperto tutto questo? Quanti bambini e cittadini avremmo potuto tutelare con controlli adeguati?”. Il tutto, conclude Zanni, “è ancor più grave se fosse stato consentito dalla complicità di chi avrebbe dovuto controllare. Il tema ambientale e della gestione dei rifiuti continua ad essere un ambito che si presta troppo spesso a comportamenti elusivi delle regole esistenti per mero profitto a danno di intere comunità. È sempre più necessario tenere alta la guardia per prevenire e intercettare comportamenti criminali anche diffondendo una maggiore cultura della legalità e della tutela ambientale”.

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