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Giappone, il superstite di Hiroshima che incontrò Truman

ROMA  - Nel giorno della storica visita

Pubblicato:27-05-2016 16:34
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:47

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morishita_superstite_hiroshimaROMA  – Nel giorno della storica visita di un Presidente americano ad Hiroshima, per ricordare il doppio bombardamento atomico del 1945, il quotidiano on-line Japan News pubblica il racconto di un superstite di quella terribile vicenda che, nel 1964, incontro’ il Presidente Harry Truman.

Truman fu colui che ordino’ l’attacco nucleare sulle due citta’ di Hiroshima e Nagasaki per accelerare la capitolazione di Tokio e quindi la fine della Seconda guerra mondiale.

Morishita, un insegnante oggi in pensione, ha mostrato ai giornalisti un taccuino ingiallito su cui piu’ di 50 anni fa ha scritto un appunto. Quel messaggio fu il frutto di “un’esplosione di emozioni”, allorche’ senti’ Truman dire che quell’intervento militare era stato necessario. Un bombardamento in cui, pur abitando a un chilometro e mezzo di distanza dal punto in cui l’ordigno deflagro’, Morishita perse la madre nell’incendio che scoppio’ in casa sua, mentre per il calore la pelle del suo volto si stacco‘. Di quel giorno pero’, crescendo, non ha mai voluto parlare, finche’ nel 1963 non nacque la sua prima figlia: guardare il viso della sua bimba addormentata riporto’ d’improvviso un ricordo alla mente: l’immagine del cadavere di un neonato, bruciato in un incendio. Da quel momento Morishita decise che era giunto il momento di condividere la sua esperienza col resto del mondo. Cosi’ l’anno seguente inizio’ un tour negli Stati Uniti e in Europa per spiegare la tragedia di quella vicenda. Fu in questo modo che si ritrovo’ faccia a faccia con Harry Truman: nel maggio del 1964, nel Missouri, lo ascolto’ mentre affermava che il bombardamento era stato necessario, nonche’ utile a fermare la guerra, salvando molte vite umane. Inoltre, era stato raggiunto l’obiettivo della vittoria. “Nonostante il cuore abbia iniziato a battermi all’impazzata- ha detto Morishita- sono riuscito a rimanere calmo. Tornato in albergo, ho scritto quell’appunto”, che ancora oggi e’ ben leggibile: “nessuna espressione di scuse” e “non ha pensato alle giovani vite quando a deciso di sganciare la bomba?” sono alcune delle frasi che riporta. Morishita, che oggi si dice entusiasta per la visita di Barack Obama – nei cui occhi dice di aver letto un’espressione vera di contrizione – tuttavia resta convinto che Truman avrebbe dovuto sfruttare quell’occasione per chiedere perdono per quanto fatto.


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