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Pfas, Bonelli: “Fiume Po contaminato con valori 2.000 volte superiori”. E parte diffida al governo

Per Angelo Bonelli quello dei Pfas è "un’emergenza sanitaria sottovalutata", con due ministeri (Ambiente e Salute) che non hanno fatto nulla e sono "irresponsabilmente fermi"

Pubblicato:27-04-2019 16:56
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:24
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ROMA – “Secondo i dati della protezione civile del Veneto nel fiume Po ci sono quantità di sostanze Pfas di nuova generazione superiori di duemila volte a quelle che sono state analizzate nel sottosuolo della Miteni, la fabbrica di Trissino che avrebbe provocato l’inquinamento delle falde che si trovano tra le province di Vicenza, Verona e Padova”. Lo dichiara Angelo Bonelli coordinatore nazionale dei Verdi ed esponente di Europa Verde che aggiunge.

“I dati sull’inquinamento e della contaminazione da Pfas, della popolazione Veneta parlano di un raddoppio in soli otto mesi delle persone avvelenate ed indicano che ci troviamo di fronte ad un’emergenza sanitaria sottovalutata e sottaciuta dal governo nazionale: a luglio 2018 secondo il rapporto della regione Veneto sulla sorveglianza sanitaria risultavano 7.716 cittadini in concentrazioni elevate di Pfas, alla data del 5 marzo 2019 il numero è salito a 16.400 pari al 65% della popolazione monitorata ovvero 47.213 persone”.

“Significative – continua l’esponente di Europa Verde- le contaminazioni in altre regioni nei luoghi di utilizzo di Pfas e di nuova generazione: quantità rilevanti sono state riscontrate nella zona di Spinetta Marengo (Alessandria) dove uno stabilimento fabbrica prodotti fluorurati e antiaderenti, nella zona industriale lombarda fra i bacini dei fiumi Lambro e Olona, in Toscana nella zona conciaria di Santa Croce sull’Arno (Pisa) e nell’area tessile di Prato”.


“Di fronte a questo disastro ambientale e sanitario, che va avanti da anni, i ministeri dell’Ambiente e della Salute non hanno fatto nulla, sono irresponsabilmente fermi, per questo abbiamo inviato una diffida al governo affinché approvi con urgenza un decreto che fissi limiti zero per la presenza di queste sostanze nelle falde e nei fiumi, vieti la produzione di composti come il CO64 e il GenX, dichiari lo stato di crisi ambientale per le aree contaminate per rendere così possibile le bonifiche ed avvii un’indagine epidemiologica tra la popolazione”, conclude Bonelli.

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