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Roccella: “La maternità surrogata ha connotazioni razziste”

La ministra della Famiglia: "Si sceglie chi dà l'ovocita attraverso una sorta di selezione della razza: quello di una donna nera costa molto meno"

Pubblicato:27-03-2023 07:42
Ultimo aggiornamento:28-03-2023 23:42

eugenia-roccella.
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ROMA – La ministra della Famiglia Eugenia Roccella, ospite della trasmissione ‘Zona Bianca’ su Rete 4, torna a parlare di maternità surrogata. E condanna ancora una volta la pratica, che in Italia è vietata per legge ma che il Governo vorrebbe trasformare in un ‘reato universale‘ per perseguire gli italiani che si recano all’estero per metterla in atto nei Paesi in cui è consentita: “Nella maternità surrogata ci sono due donne: una dà gli ovociti, l’altra è il vero utero in affitto che deve avere altri requisiti come aver già partorito ed essere in buona salute”, spiega Roccella.

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Si sceglie chi dà l’ovocita attraverso una sorta di selezione della razza: la donna deve essere alta, bella, bionda, generalmente è dell’Est, l’ovocita di una donna nera costa molto meno di una donna bianca, con connotazioni evidentemente razziste. Il costo dell’operazione è molto alto ma alle donne va una cifra relativa”, conclude la ministra.


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UTERO IN AFFITTO, VALDEGAMBERI: LE DONNE NON SONO MACCHINE A GETTONE

“La pratica dell’utero in affitto è una delle più turpi mercificazioni dell’essere umano. Oltre che trasformare il bimbo in un oggetto da catalogo, come avveniva anche nei centri specializzati ucraini, sfrutta le condizioni di povertà delle donne pagate per fare da gestanti di un figlio che sarà poi venduto al momento della nascita”. Così il consigliere regionale veneto Stefano Valdegamberi (gruppo misto) che aggiunge: “Far passare per una battaglia sui diritti quella dell’utero in affitto è altrettanto aberrante: non esiste il diritto della coppia di adulti omosessuali o eterosessuali a possedere un bambino, ma, semmai, il diritto di un bambino di crescere con un papà e una mamma. Oggi scambiamo i desideri con i diritti, dimenticandoci che il nostro diritto finisce dove comincia quello dell’altro e che noi non possiamo disporre delle persone come fossero delle cose. Come scrissi anni fa, mi meraviglio perché situazione come la coppia Vendola non siano state denunciate e perseguite dalla giustizia italiana”. E continua così in una nota: “Non abbiamo nessun diritto di sfruttare le donne trasformandole in macchine a gettone produttrici di bambini e tantomeno di togliere la possibilità di un bambino di avere un papà e una mamma. Dobbiamo mettere freno alla barbarie dell’egoismo personale: i desideri e i vizi non sono diritti, tantomeno quando questi coinvolgono i più deboli e indifesi come i bambini”.

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