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Coronavirus, la giornalista indiana: “Negli slum perdono il lavoro”

I poveri in India ce la faranno a superare l'emergenza Covid-19? "No, non possono farcela, perché vivono alla giornata: qualcuno ora dovrà prendersene cura", dice la giornalista e scrittrice Poonam Dabas

Pubblicato:27-03-2020 11:35
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:02

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ROMA – Milioni di indiani che dipendono dai impieghi giornalieri nel settore informale rischiano di essere i più colpiti, anche sul piano economico, dall’epidemia di coronavirus: così all’agenzia Dire Poonam Dabas, giornalista e scrittrice a New Delhi, esperta di sviluppo e sostenibilità. “Se i poveri ce la potranno fare?” risponde la cronista a una domanda sui tanti connazionali che guadagnano meno di 152 rupie al giorno, l’equivalente di due dollari.

“No, non possono farcela, perché vivono alla giornata: qualcuno ora dovrà prendersene cura”. Dabas si dice “fiduciosa che in una fase di difficoltà cibo, medicine e vestiti saranno forniti gratuitamente dal governo, da ong o da organizzazioni religiose”. L’emergenza riguarda gli slum delle megalopoli dove, come alcuni quotidiani di New Delhi hanno sottolineato, “il distanziamento sociale è un lusso”. Secondo Dabas, però, è possibile che gli impatti sanitari ed economici della crisi raggiungano le campagne.

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“Bisogna capire se le aree rurali saranno colpite come le città” dice la giornalista: “In tanti hanno perso il lavoro e si sono riversati nei loro villaggi di origine o in città più piccole prima dell’entrata in vigore del divieto totale sugli spostamenti”. Il riferimento è alla stretta adottata a inizio settimana dal governo di Narendra Modi, definita dal primo ministro “coprifuoco del popolo”.

Per almeno 21 giorni resteranno fermi anche treni, aerei e tutti i mezzi di trasporto pubblico e privato. Previste pene severe per chi lascia la propria abitazione. L’obiettivo delle restrizioni, che colpiscono oltre un miliardo di persone e che per la loro portata non hanno confronti nel mondo, è contenere la diffusione del Covid-19.

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In India sono stati registrati centinaia di casi, con almeno undici morti, ma secondo alcuni esperti il bilancio è al ribasso perché sono stati realizzati pochi test per individuare i contagiati. Di certo, la stretta governativa rischia di lasciare segni profondi sul tessuto economico e sociale.

“In India abbiamo il nodo dei giovani” insiste Dabas. “Se perdono il lavoro diventa davvero dura: ci potrebbe essere una recessione di lungo periodo”. Sul piano culturale, secondo la giornalista, va tenuto in conto un altro elemento. “In Asia tanti credono in forme di medicina alternativa” dice Dabas: “Questa fede dà loro speranza, in particolare ai poveri che vivono nelle aree più isolate”.

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