ROMA – Il Centro studi di Confindustria stima nel 2019 crescita zero per l’Italia. A ottobre scorso la stima era stata di un pil in aumento dello 0,9%.
Nella prossima legge di bilancio sono previsti aumenti Iva per 23 miliardi: se scatteranno, calcola Confindustria, il deficit salirà al 2,6% mentre annullare le clausole innalzerebbe il deficit al 3,5%.
“Il governo ha ipotecato i conti pubblici e non ci saranno opzioni indolori con la finanza pubblica a un bivio: l’alternativa al rincaro Iva è far salire il deficit al 3,5%, causando un ulteriore aumento dei tassi sovrani che avrebbe effetti recessivi”. È l’attacco del Centro studi di Confindustria all’esecutivo, contenuto nel rapporto sugli scenari geoeconomici presentato nella sede degli imprenditori.
“Se si volessero annullare gli aumenti Iva e fare la correzione richiesta del bilancio strutturale, servirebbero 32 miliardi di euro. Senza risorse per la crescita”.
“L’occupazione è attesa ferma per buona parte del 2019. La risalita si è bloccata già a maggio 2018”, segnala ancora il Centro studi di Confindustria. L’occupazione a termine ha “smesso di crescere” e “quella a tempo indeterminato non ha compensato”. Nei dati fino a gennaio 2019 non c’è alcun elemento “di inversione di tendenza”.
Nei prossimi due anni, secondo il rapporto del Centro studi di Confindustria sugli scenari geoeconomici, la recessione potrebbe essere evitata solo grazie all’export. È “urgente” attivare misure che “stimolino gli investimenti privati, come il ripristino del super ammortamento. Ma senza un clima di fiducia migliore le politiche potranno ben poco”.
Il reddito di cittadinanza e quota 100 sono misure che “hanno contribuito al marcato e persistente rialzo dei rendimenti sui titoli di Stato e al cambio di tendenza della fiducia delle imprese”, si legge ancora nel rapporto di Confindustria.
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Le previsioni di Confindustria “verranno smentite clamorosamente dai fatti. È pieno di gufi. Ci hanno sempre ‘cannato’ in passato”. Lo dice il vicepremier Matteo Salvini, parlando al Viminale.
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