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Macrì (Sip): “L’omeopatia riduce il ricorso agli antibiotici”

"In patologie acute contrasta il fenomeno della resistenza"

Pubblicato:27-03-2018 13:47
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:41

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ROMA – “È stata dimostrata una riduzione del ricorso alla terapia antibiotica in gruppi di pazienti pediatrici curati con la terapia omeopatica“. A dirlo è Francesco Macrì, professore aggregato di Pediatria dell’Università La Sapienza di Roma, membro del consiglio direttivo della Sip (Società italiana di pediatria) e vicepresidente della Siomi (Società italiana di omeopatia e medicina integrata).
“Stiamo vivendo un periodo preoccupante per quanto riguarda l’antibiotico resistenza– afferma il medico, intervistato dalla Dire- che tra i vari fattori ne riconosce uno: l’antibiotico resistenza è favorito dall’abuso della terapia antibiotica. Quindi, se ho una terapia, come quella omeopatica, che consente di ridurre l’uso dell’antibiotico nelle patologie acute, allora in pratica sto contrastando il fenomeno dell’antibiotico resistenza”.

Nella gestione delle malattie “ad andamento protratto, subacuto, o comunque nelle malattie croniche, la medicina tradizionale offre un trattamento che permette al paziente il vantaggio importante di non avere i sintomi, ma non consente la guarigione della malattia cronica. L’omeopatia, invece, si pone lo scopo di risolvere la malattia cronica attraverso un intervento sul terreno individuale”. Nel caso di episodi acuti, “il vantaggio è rappresentato dal fatto che l’omeopatia consente di ridurre il ricorso alla terapia tradizionale che può avere degli effetti indesiderati, collaterali, ecc.. Va premesso però- continua il medico- che è importante stabilire a priori quali siano le situazioni in cui la terapia omeopatica possa funzionare oppure no. Non si può adottare la terapia omeopatica anche nei casi in cui non è dimostrato che funzioni, o è dimostrato che non funzioni”.

Il professore de La Sapienza si spiega con un esempio: “In un episodio acuto di asma, in cui il bambino ha una difficoltà a respirare, ha affanno, la terapia tradizionale risolve la problematica nel giro di decine di minuti mediante la somministrazione per via inalatoria di bronco dilatatori. L’omeopatia non è in grado di ottenere questo effetto. Ci sono anche altre situazioni- conclude Macrì- in cui non bisognerebbe avere il dubbio su come intervenire”.


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