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ROMA – Le autorità israeliane non intendono ritirare le proprie truppe dal Corridoio Filadelfia, ossia la fascia di terra che separa la Striscia di Gaza dall’Egitto: lo ha fatto sapere in una nota un funzionario israeliano alle principali testate locali, chiedendo di restare anonimo. Il comunicato è citato anche dal Times of Israel. Il nodo è rilevante in quanto la smobilitazione dell’esercito israeliano dal confine è tra le clausole della prima delle tre fasi dell’accordo di cessate il fuoco siglato a metà gennaio con Hamas. Il gruppo politico militare ha ormai rilasciato tutti e 33 gli ostaggi previsti, mentre le autorità israeliane hanno liberato decine di prigionieri, di cui gli ultimi 640 la notte scorsa. Sabato prossimo dovrebbe iniziare la seconda fase del cessate il fuoco, ma non è ancora chiaro se scatterà.
“Non lasceremo il Corridoio di Filadelfia” si legge nel comunicato ottenuto dal Times of Israel. La stessa fonte aggiunge: “Non permetteremo agli assassini di Hamas di vagare di nuovo per i nostri confini con pick-up e armi, e non permetteremo loro di riarmarsi tramite il contrabbando”. Le autorità israeliane sostengono che il corridoio sia un punto di ingresso per armi e mezzi e il mantenimento delle truppe a controllo della frontiera è sempre stato tra le clausole che il governo israeliano ha insistentemente posto sul tavolo dei negoziati, dal 7 ottobre 2023 in poi. L’accordo stretto a gennaio grazie alla mediazione di Qatar, Stati Uniti ed Egitto ha invece previsto che sabato 1 marzo – 42esimo e ultimo giorno della fase 1 – sia avviato il ritiro delle truppe, che dovrebbe concludersi entro il 9 marzo.All’approssimarsi di sabato, crescono i dubbi sulla tenuta dell’intesa.
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Il 19 gennaio è entrata in vigore la fase uno del cessate il fuoco e i negoziati per la seconda sarebbero infatti dovuti riprendere il 16esimo giorno seguente, quindi il 3 febbraio. Tuttavia, l’insediamento del presidente Donald Trump ha modificato la linea politica degli Stati Uniti, che con Joe Biden aveva sostenuto parte delle richieste di Hamas, tra cui il ritorno di tutta la popolazione sfollata di Gaza alle proprie case e ingresso degli aiuti e dei materiali utili alla ricostruzione della Striscia. Trump invece ha proposto un piano che punta al trasferimento di tutti i risedenti fuori da Gaza, verso Egitto e Giordania, per trasformare questo lembo costiero in una “riviera”. Egitto, Giordania e Qatar hanno bocciato il piano. Il governo di Tel Aviv si è invece detto a favore. Stamani, la testata statunitense Axios, citando funzionari israeliani, sostiene che responsabili della sicurezza interna israeliana avrebbero raccomandato a Netanyahu di riprendere i negoziati della seconda fase o estendere la prima fase.
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