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Ue, Cherubini (Luiss): “Stop a percezioni errate, come sui migranti”

Il docente presenta il corso europeo per i giornalisti che si terrà nella sede dell'Agenzia Dire a Roma

Pubblicato:27-02-2023 11:45
Ultimo aggiornamento:27-02-2023 11:57

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ROMA – Le politiche in materia di asilo e migrazioni sono cartina tornasole di “uno scollamento” tra il modo nel quale funziona l’Unione Europea e la percezione che di questo funzionamento hanno cittadini ed elettori: lo sottolinea Francesco Cherubini, docente di Diritto dell’Ue presso l’università Luiss Guido Carli. Di questo e altri aspetti, legati a democrazia e partecipazione, l’esperto discuterà in occasione di un corso di formazione del Parlamento europeo rivolto a giovani giornalisti, content creator e operatori dell’informazione in programma a Roma giovedì 2, venerdì 3 e sabato 4 marzo.

Secondo Cherubini, “soprattutto dalla caduta del Muro di Berlino in poi il tema della migrazione appare l’elemento di maggiore debolezza del processo di integrazione, rivelando lo scollamento totale tra il modo in cui davvero funziona l’organizzazione europea e la percezione che l’elettore ha di questo funzionamento, uno scollamento che ha poi però conseguenze sull’espressione del voto”.

Il punto di partenza dell’analisi è proprio il carattere dell’Ue, “che non è uno Stato”, sottolinea il docente, “ma un’associazione di Stati derivata, nella quale dominano i padroni che hanno dato vita all’organizzazione, vale a dire gli Stati stessi”. Un esempio di questi equilibri sarebbero proprio le politiche in materia di asilo. “Ben due Commissioni, quella precedente e quella attuale, hanno provato a riformare un sistema che ha elementi di iniquità manifesti” sottolinea Cherubini.


Il ragionamento riguarda il cosiddetto Regolamento di Dublino, il criterio del Paese di primo ingresso che dovrebbe farsi carico dei migranti giunti in modo irregolare e tocca anche l’Italia. “Da noi”, dice l’esperto, “è super-famoso e molto gettonato il refrain bipartisan del ‘Ci hanno lasciati soli'”.

Il punto, secondo Cherubini, è però un altro. “Non riescono a riformare questa regola e non riescono a instaurare un sistema di solidarietà che si basi su un principio di equità e di ridistribuzione dei flussi” dice l’esperto. “Questo non si verifica per un malfunzionamento del processo decisionale dal lato del parlamento Ue; la Commissione ha avanzato varie proposte interessanti e il Parlamento ha dato infatti un feedback prendendo posizione ‘in prima lettura’ su alcune di queste proposte”.

Gli ostacoli, secondo Cherubini, sono allora di natura nazionale: “Tutto si arena all’interno del Consiglio perché se il Consiglio non trova una posizione condivisa tra gli Stati membri non si arriva a nulla o a volte si arriva a qualcosa di molto poco soddisfacente”. Cherubini sottolinea che rispetto a questo processo c’è spesso “una percezione scorretta” da parte dei cittadini-elettori: e che di conseguenza, in occasione delle consultazioni nazionali o europee, questi vanno alle urne con “un’idea sbagliata” di come funziona l’Ue. “Magari”, annota l’esperto, “per premiare o punire l’organizzazione scegliendo partiti che siano in suo favore o che invece non lo siano ma che finiscono comunque all’interno dell’organizzazione stessa, con propri deputati al Parlamento europeo”.

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