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Napoli crocevia del bracconaggio internazionale di animali

Tappa obbligata per traffici animali esotici da Africa a nord Europa

Pubblicato:27-02-2019 15:31
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:10

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NAPOLI – Per la sua posizione geografica, Napoli viene considerata un “importante crocevia” del traffico internazionale di animali. Il mercato del bracconaggio e’ il quarto mercato illegale al mondo per estensione e l’Italia, visto il suo affaccio nel Mediterraneo, risulta essere una “tappa obbligata” per i traffici di animali provenienti dall’Africa e diretti nel Nord Europa. A rilevarlo e’ il sesto rapporto Agromafie realizzato da Coldiretti, Eurispes e Fondazione “Osservatorio sulla criminalita’ nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare”.
Lo studio riporta anche i dati nazionali del fenomeno, contro cui i carabinieri forestali, solo nel 2017, hanno eseguito 18800 accertamenti, 8mila controlli su animali esotici vivi (come tartarughe di terra, pappagalli, rapaci, lupi, scimpanze’ e macachi) e su oltre 420mila parti di animali come pelli e zanne.

Queste verifiche hanno portato al sequestro di 8868 specie dal valore di 1,1 milioni di euro con oltre 200 illeciti penali e amministrativi.
“I rischi legati a questi traffici – denunciano Eurispes e Coldiretti – non consistono solo nell’introduzione nei nostri territori di specie potenzialmente pericolose, come grandi felini, serpenti e altri animali velenosi, o invasive per la fauna locale” ma anche “nelle patologie di cui possono essere portatori gli animali piu’ innocui”. Un esempio sono “le scimmie, anche di piccola taglia, che possono facilmente trasportare virus nocivi anche alla specie umana”.

Accanto al traffico di specie esotiche, in Italia il grande mercato degli animali, in particolare la tratta dei cuccioli provenienti soprattutto dai Paesi dell’Est, vale circa 300 milioni di euro. Un business redditizio con 8mila animali importanti illegalmente in Italia ogni settimana. I cuccioli vengono venduti a prezzi che oscillano tra i 60 e i 1200 euro ma non sono svezzati ne’ hanno i microchip previsti per legge.
“Questi esemplari – si denuncia nel rapporto Agromafie -, assai spesso imbottiti di farmaci per farli apparire in buona salute, vengono introdotti nel territorio italiano accompagnati da una documentazione contraffatta che ne attesta la falsa origine italiana e riporta trattamenti vaccinali e profilassi mai eseguiti”.


Un commercio che talvolta si realizza anche “con la disponibilita’ di alcuni allevatori e negozianti italiani che “riciclano” nel mercato legale animali di provenienza illegale”. Il trattamento “bestiale” riservato a questi animali, nascosti e trasportati per lunghi tragitti in contenitori piccoli e chiusi, porta alla morte di circa il 50% dei cuccioli.

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