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La marcia in più? Per quasi uno studente su due è la lingua straniera

Non solo inglese: per un curriculum di successo contano anche cinese, russo, arabo e giapponese

Pubblicato:27-02-2018 10:46
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:32
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ROMA – Sui banchi è tempo di scrutini, compiti in classe, di propositi per la gita di Pasqua? Niente di tutto questo: molti studenti e le loro famiglie sono già all’opera per programmare i corsi di lingua all’estero nel periodo estivo.

Ormai è diventato un must per migliaia di studenti pensare al programma e al luogo fuori dai confini nazionali dove trascorrere qualche settimana per apprendere una nuova lingua, migliorare quella che già si sta studiando a scuola e soprattutto conoscere una nuova cultura. Conoscere le lingue è infatti ritenuto dai più giovani un asset fondamentale per avere successo e soddisfazioni: lo afferma il 46% degli adolescenti italiani (14-19 anni) intervistati da Ipsos per la ricerca 2017 della Fondazione Intercultura sull’internazionalizzazione delle scuole (www.scuoleinternazionali.org): il 10% tra questi indica spontaneamente il cinese subito dopo l’inglese e prima dello spagnolo (7%) e del tedesco (6%).

Ma la lingua di per sé non basta per sapersi muovere nel mondo e avere una marcia in più da spendere nel proprio curriculum; è altrettanto importante comprendere le differenze culturali: dai gesti con significati diversi da Paese a Paese, ai valori che portano persone di un’altra cultura a comportarsi diversamente da ciò che ci aspetteremmo da loro.


ATTENTI A QUEI CINQUE

Cinque curiosità ed errori comuni che uno studente può commettere in India, Cina e Giappone. Leitmotiv dei racconti degli studenti che trascorrono un’estate all’estero sono dunque gli inevitabili fraintendimenti interculturali in cui si sono imbattuti almeno una volta. Ed è proprio grazie a questi errori che si cresce e si impara a confrontarsi con una cultura diversa.

Parlando di culture diverse, sicuramente quella asiatica marca le maggiori differenze con quella italiana e occidentale. In quali errori più facilmente ci si può imbattere, in quali fraintendimenti? Ecco allora 5 situazioni divertenti raccontate dagli studenti di Intercultura.

Rifiutarti di raccontare alla tua mamma indiana tutto quello che hai fatto durante la giornata

“Come dicono in India: “Knowing is caring!”. Anche per la mia mamma ospitante indiana sapere tutto quello che facevo era il modo migliore per tutelarmi. Mi ha aiutato a non commettere errori di comportamento a cui non avrei mai pensato, ma che avrebbero potuto mettere a disagio sia me che, soprattutto, la famiglia che mi stava accogliendo” (Silvia, un mese in India).

Sbagliare il nome del professore cinese

“Ho imparato che in Cina prima c’è il cognome (in totale, su oltre un miliardo di persone, i cognomi sono un centinaio) e poi il nome (che può cambiare anche nel corso della vita!). Quindi se il nome del mio prof era Han Jihao, quando mi riferivo a lui, dovevo dire “Mr Han”, chiamandolo così per cognome” (Mattia, un mese in Cina)

In Giappone fare il bagno quando si vuole

“In Giappone c’è una gerarchia ben precisa che regola l’ordine con cui i vari componenti della famiglia possono andare a rilassarsi dopo cena nella tinozza dove rimane sempre la stessa acqua per tutti. Ma tranquilli, prima ci si deve fare una bella doccia!” (Maria, un mese in Giappone)

Credere che per un cinese un “sì… equivalga a un sì

“Da bravi studenti in vacanza all’estero, il nostro gruppo voleva incontrarsi soprattutto durante i weekend. Quando chiedevamo l’autorizzazione alle nostre famiglie ospitanti e ai volontari pensavamo che il loro sì… fosse un sì… solo alla fine abbiamo capito che invece il più delle volte era un modo gentile per dirci di no!” (Mattia, un mese in Cina)

Confondere gli oggetti utilizzati nei riti funerari

“Quando Un mio compagno di corso ha acquistato una busta perché voleva mandare una lettera in Italia e il nostro professore di giapponese lo ha scoperto, lo ha guardato molto male perché per sbaglio avevamo comprato le buste che vengono consegnate durante i funerali dove sono inseriti i soldi per le offerte!” (Camilla, un mese in Giappone)

Insomma, l’errore è proprio dietro l’angolo. Ecco perché Intercultura “anche per la propria offerta estiva propone contenuti educativi e attività ricreative utili a scoprire quanto grande e diverso è il mondo”, spiega l’associazione in un comunicato.

UN’ESTATE IN CANADA, GIAPPONE O FINLANDIA

Sono tante le destinazioni proposte “pensate su misura per le diverse esigenze: per chi si sente più propenso a conoscere luoghi lontani, i programmi di 4 settimane in Argentina, Cina, Giappone, India, Russia, Tunisia combinano l’incontro con culture diverse alla possibilità di imparare una nuova lingua; per chi invece è più interessato a rafforzare l’inglese, è possibile esplorare i programmi in Regno Unito (Inghilterra e Galles), Irlanda, Canada e USA. Infine, i programmi in Danimarca, Finlandia e Spagna sono a disposizione per chi vuole un’esperienza di carattere europeo”, fanno sapere da Intercultura.

Fino “al 30 aprile, con scadenze diverse in base al programma offerto, sono ancora disponibili circa 400 posti per studenti dai 14 ai 18 anni per iscriversi ai corsi di lingua all’estero di Intercultura direttamente dal sito. Per tutti sarà poi possibile seguire i corsi di formazione con i volontari della propria zona, compreso il campo finale a Roma immediatamente prima della partenza dove gli studenti parteciperanno a un incontro di preparazione al soggiorno all’estero insieme agli altri partecipanti provenienti da tutta Italia”, conclude il comunicato.

Per consultare i programmi e le scadenze clicca qui

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