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Minori, alcol è la nuova droga: a 16 anni già in ospedale

Ecco i risultati del nuovo studio condotto dall'Osservatorio epidemiologico dell'Ausl di Bologna, pubblicato sulla Rivista italiana di medicina dell'adolescenza

Pubblicato:27-02-2016 12:08
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:03

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giovani_ festa_ alcol

BOLOGNA – E’ forse l’alcol la vera nuova droga di cui fanno sempre più uso i minorenni a Bologna. E sono soprattutto i ragazzi nati all’estero ad avere i comportamenti più a rischio. Sono i risultati del nuovo studio condotto dal sociologo Raimondo Pavarin dell’Osservatorio epidemiologico dell’Ausl di Bologna, pubblicato a fine 2015 sulla Rivista italiana di medicina dell’adolescenza e presentato mercoledì scorso a un incontro pubblico organizzato dall’Istituto Minguzzi.

La ricerca riporta i dati degli accessi ai Pronto soccorso dell’area metropolitana di Bologna tra il 2009 e il 2014 di ragazzi tra i 12 e i 17 anni, per problemi collegati al consumo di alcol: si parla di 391 minorenni, sui 69.672 che si sono rivolti a un Pronto soccorso in questi sei anni. Nel 37% dei casi sono femmine, il 22% sono identificati come non nativi. In media si parla di 6,6 accessi al Ps dovuti all’alcol ogni mille, con un trend in aumento soprattutto tra i maschi (dai sei su mille del 2009 ai quasi nove del 2014) e per i ragazzi non nativi (dai sette del 2009 ai 16 del 2014).


L’età media è 16 anni, ma nel 18% dei casi si tratta di ragazzini con meno di 15 anni. La maggior parte arriva di notte (65%) e nel weekend (52%), ma non mancano i ragazzi trasportati in ambulanza (26%) e gli accessi coatti (14%) da parte delle Forze dell’ordine. Nell’11,5% dei casi oltre all’alcol viene riscontrato anche l’uso di sostanze illegali, nel 5% cannabis e nel 4% psicofarmaci. Nella maggior parte dei casi al ragazzo viene assegnato un codice verde (60%), un quarto va in codice giallo. Solo il 2% ha un codice rosso. Per il 13% viene riscontrata un’intossicazione acuta, il 2% va in coma etilico, il 2,6% in overdose. Il 7% presenta anche cadute accidentali. Da notare che il 2,6% se ne va rifiutando ogni trattamento.

Nel tempo, segnala Pavarin nel suo studio, “sono in aumento il numero di accessi (98 nel biennio 2009-2010, 131 nel 2011-2012, 162 nel 2013-2014) e la quota di soggetti che rifiutano il trattamento proposto: erano l’1% nel 2009-2010, sono stati il 3,7% nel periodo 2013-2014. Per quanto riguarda le differenze di genere, tra le femmine si osserva “un’età mediamente più bassa, un abuso più elevato di psicofarmaci e una maggiore percentuale di soggetti che rifiutano il trattamento” in reparto. Tra i maschi invece “si rileva una quota più elevata di non-nativi, di soggetti con accessi coatti, con intossicazioni alcoliche acute e con coma etilici”. I dati, scrive Pavarin, “confermano quanto riportato nella letteratura internazionale ed evidenziano un aumento degli accessi di minorenni” ai Pronto soccorso per problemi di alcol. “La tendenza tra i più giovani a considerare l’alcol come una vera e propria sostanza psicoattiva va osservata con molta attenzione- sostiene Pavarin- soprattutto in relazione a potenziali politiche di prevenzione. Infatti, le modalità del bere giovanile si stanno differenziando da quelle degli adulti e questo mutamento in corso va esaminato all’interno dei cambiamenti più generali dei consumi alcolici e delle trasformazioni sociali in atto”. Tra l’altro, sottolinea il sociologo, “l’età media del primo consumo è più bassa per sostanze legali come alcol e tabacco, che magari trovano in casa”, rispetto all’età in cui si usano per la prima volta sostanze illegali. “In questo processo- segnala Pavarin- particolare attenzione va posta ai minori non-nativi, i quali sembrano maggiormente esposti ai rischi di problematiche alcol correlate”. I motivi del consumo? “Piacere, curiosità, relax e divertimento”, elenca Pavarin.

di Andrea Sangermano, giornalista professionista

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