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ROMA – Export, mercato energetico, comunicazioni, migrazioni: sono queste le parole chiave intorno alle quali si declina il rinnovato rapporto tra Italia e Tunisia. Un Paese “prioritario”, questo, per Roma, come hanno ribadito a più riprese i vertici del governo della premier Giorgia Meloni, e come dimostra il fatto che sia stato subito inserito nella prima lista dei nove stati pilota – oggi diventati 14 – scelti per beneficiare dei progetti del Piano Mattei per l’Africa.
Un salto di qualità nei rapporti che “è avvenuto negli ultimi due anni”, come ha assicurato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, riferendo ai giornalisti convocati a metà gennaio in Farnesina del colloquio bilaterale con l’omologo tunisino Mohamed Ali Nafti. Tali relazioni, ha ribadito Tajani, “sono un modello per il continente africano ed è per questo che abbiamo siglato due importanti accordi“: il primo riguarda la transizione energetica, e punta a favorire gli investimenti italiani nella produzione di energia rinnovabile in Tunisia e lo sviluppo di infrastrutture di interconnessione energetica.
Grazie al secondo invece saranno mutualmente riconosciute le patenti di guida, una “buona notizia per i 300mila tunisini in Italia”, ha commentato Nafti, evidenziando che ora “potranno superare tante difficoltà”. Prossimo passo, “il riconoscimento dei diplomi di laurea: ci lavorerò con la ministra Bernini” ha annunciato Tajani, mentre il collega Nafti ribadiva che gli atenei italiani “sono sempre più meta ambita per i nostri giovani”.
In Farnesina però l’incontro è stato anche occasione per siglare una Dichiarazione congiunta sulla cooperazione allo sviluppo per il triennio 2025-2027, che vede raddoppiare l’impegno italiano: dai 200 milioni del triennio 2021-2023 – di cui 150 a credito e 50 a dono – si passa a 400 milioni, dei quali 320 a credito d’aiuto e 80 a dono, derivanti dalle risorse della cooperazione allo sviluppo e dal Fondo clima. Raddoppia quindi “la nostra volontà di essere al fianco con Tunisi nel suo processo di sviluppo”, ha assicurato Tajani.
Il salto di qualità nei rapporti dell’Italia con Tunisi riguarda certamente le relazioni economiche e commerciali: dal Memorandum del 2023, l’Italia è diventata il secondo partner commerciale della Tunisia, che in termini di interscambio si traduce in 7 miliardi di euro per il 2024. La Farnesina fa inoltre sapere che il nostro Paese è il primo fornitore della Tunisia e il secondo mercato di sbocco per i prodotti tunisini, mentre sono circa 950 le aziende italiane attive nel Paese nordafricano.
La quota di mercato dell’export italiano ammonta al 12,3% e supera quella degli altri partner Ue. Un legame che entrambi i ministri degli Esteri si sono impegnati a “rafforzare”, anche a partire dall’annuncio di “un nuovo business forum con le imprese italiane“, con cui avvicinare le imprese nostrane a un Paese in cui è possibile “trovare garanzie agli investimenti”.
In tema di appuntamenti, martedì scorso si è svolto a Villa Madama la ministeriale dei paesi che partecipano al ‘Nord Africa SoutH2 Corridor’ (ossia Italia, Germania, Austria, Algeria, Tunisia e Svizzera come osservatore). Il Corridoio meridionale dell’idrogeno è un progetto ambizioso, che prevede la realizzazione di una rete di gasdotti di circa 3.300 chilometri per trasportare l’idrogeno dal Nord Africa fino alla Germania, attraverso Italia e Austria. Un’iniziativa su cui l’Italia punta ad essere capofila anche attraverso la Strategia nazionale dell’idrogeno, come ha ribadito a più riprese il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin: “L’Italia è la via più logica per le importazioni” di tale risorsa dal Nord Africa all’Ue. Entro il 2050 poi, secondo Fratin si dovrebbero aprire “orizzonti temporali di breve, medio e lungo termine, e con scenari molteplici, per la diffusione dell’idrogeno rinnovabile e a bassa emissione carbonica”, essendo una delle alternative “di punta verso la decarbonizzazione”.
Il dinamismo nelle interconnessioni tra le due sponde del Meditarraneo è confermato anche da altri importanti progetti: il cavo elettrico sottomarino Elmed, il cavo sottomarino per la connettività digitale Bluemed, a MedLink, il progetto per la capacità rinnovabile.
La Tunisia da qualche anno è stata eletta Paese prioritario dal governo di Roma anche per raggiungere un altro obiettivo: ridurre le partenze irregolari dei migranti. Non si tratta solo di cittadini tunisini ma anche di altri Paesi africani e asiatici che, in fuga dalle violenze nella vicina Libia, cercano di attraversare il Mediterraneo affidandosi a barchini che salpano dalle coste tunisine. Una collaborazione che affonda le radici anche in un Memorandum d’intesa Ue-Tunisi. E, come riferiscono stime ufficiali, ha portato nel 2024 a una riduzione dell’80% delle partenze dalla Tunisia rispetto all’anno precedente. In termini numerici si sono contati 19.458 sbarchi contro i 95.861 del 2023. Il Paese nordafricano è beneficiario di un pacchetto di 105 milioni di euro, metà dei quali destinati a “programmi di rimpatrio, protezione dei migranti e gestione delle frontiere”.
Report di Amnesty International e Human Rights Watch denunciano tuttavia violenze e abusi da parte delle forze di sicurezza tunisine sui migranti, mentre le ong che svolgono attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale non salutano la riduzione degli arrivi come una buona notizia, ma temono per l’incolumità di chi tenta una delle rotte migratorie più letali al mondo, satndo a stime dell’Onu. A settembre, inoltre, l’Ufficio per le relazioni esterne dell’Unione europea, alla luce di arresti tra i candidati alle elezioni presidenziali tunisine – che si sono concluse con la riconferma di Kais Saied alla guida del Paese – ha avvertito che “gli sviluppi recenti mostrano un continuo deteriorarsi dello spazio democratico” in Tunisia.
Ciò non ha scoraggiato il governo di Roma dall’inserire il Paese nella lista dei Paesi di origine sicuri per rimpatriare i richiedenti asilo, stando all’elenco aggiornato con decreto legge del 23 ottobre 2024, fondando il rapporto su una “proficua amicizia”. Una fiducia consolidata al punto che l’Italia vuole farsi promotrice in Europa di un ruolo da “interlocutore primario per Tunisi con l’Unione europea: ne discuterò con la commissaria per il Mediterraneo Dubravka Suica” come ha assicurato Tajani all’omologo Nafti.
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