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ROMA – La lunga, lenta, marcia dei palestinesi per tornare a casa è cominciata. Ma “casa” non c’è più. Migliaia di sfollati sono in cammino verso la parte settentrionale della Striscia di Gaza, quasi sedici mesi dopo essere stati costretti ad andar via. Una colonna di persone che si estende per chilometri. Uomini, donne, anziani e bambini, con i loro averi in buste di plastica a tracolla. Alcuni in bici, altri in sedia a rotelle, o sugli asini, o con i carrelli per trasportare i bagagli: borse, materassi, piumoni, qualsiasi cosa riescano a caricarsi sulla schiena.
Un uomo, scrive il New York Times, ha attaccato delle ruote a una scatola di plastica, trasformandola in un passeggino improvvisato per il suo bambino.
Ma la parte settentrionale di Gaza è ormai una landa desolata, Israele ha distrutto interi quartieri e Hamas ha piazzato trappole esplosive in molti edifici.
Agli sfollati è stato permesso di iniziare a tornare a nord, a piedi, a partire dalle 7 del mattino. Ai veicoli è stato autorizzato un diverso percorso, a partire dalle 9 del mattino.
Il ministro della sicurezza nazionale israeliano, Itamar Ben-Gvir, ha descritto la riapertura della strada costiera come un’umiliazione: “Ecco cosa significa la resa totale”.
Gaza this morning, waiting to return to the north pic.twitter.com/J2aciQ6XJ0
— Muhammad Smiry 🇵🇸 (@MuhammadSmiry) January 26, 2025
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