Andrea Rizzoli è figlio di Eleonora Giorgi e di Angelo Rizzoli. Nel suo libro “Non ci sono buone notizie”, racconta l’ultimo anno di malattia della madre, che soffre di un tumore al pancreas. Al Corriere della Sera racconta questa fase molto particolare della vita, in cui “faremo il necessario affinché il tempo che le resta sia piacevole, ma non possiamo fare nulla per allungarlo. Ci siamo goduti ogni istante con una intensità prima inimmaginabile. E continueremo fino all’ultimo giorno“.
“La condividevo mal volentieri con il pubblico e le lasciavo letterine strazianti sotto la porta della sua stanza per chiederle di non andare sul set, ma di restare con me. Una mattina lo fece: io bigiai la scuola e lei il lavoro, e andammo alla Galleria Borghese a vedere Apollo e Dafne. Ci siamo ritornati da poco”.
“Pino Daniele mi lasciava giocare con la sua chitarra, anche se è Andrea De Carlo che mi ha insegnato a suonarla, quando lui e mamma stavano insieme. Una volta a Sabaudia venne Michele Placido e quando me lo trovai di fronte gridai che era arrivato il Commissario Cattani: erano i tempi della Piovra. Ho un ricordo personale con Mastroianni. Eravamo in Marocco per un film e io ero chiuso in una roulotte. Siccome mi annoiavo, giocavo a palla. A un certo punto sento bussare forte alla porta, apro e me e lo trovo davanti: “Bimbo, il cinema è aspettare!”. E poi va via sbattendola”.
Rizzoli parla del rapporto con i fratelli, in particolare con Paolo, figlio di Eleonora Giorgi e di Massimo Ciavarro. “Nel libro spiego bene il suo ruolo cruciale in questi mesi dopo la scoperta del tumore di mamma. Noi due siamo complementari, senza di lui non saremmo riusciti a fare così tanta strada, a dispetto del primo parere dei medici. E poi suo figlio Gabriele è una medicina vivente per nostra madre: cascasse il mondo, lei alle 17 lo deve vedere”.







