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ROMA – Esiste un universo alternativo, una realtà parallela, in cui il dominio di Jannik Sinner è totale: vince, demolisce gli avversari, e davanti a sé ha solo tennis, tanto tantissimo tennis. Ma non è quello in cui vive il numero uno al mondo. Qui, da queste parti, siamo ancora in una terra di mezzo, al fin sospesi. Precari. Mentre la stampa italiana celebra giustamente il terzo Slam del nostro inedito campione, all’estero quell’asterisco che impegna ambizioni e futuro prossimo non se lo sono dimenticati. The Athletic, la costola sportiva del New York Times, anzi sottolinea che non è solo Sinner costretto a vivere in una bolla, in attesa che il Tas ad aprile decida sul ricorso della Wada per il caso Clostebol e ci liberi – tutti – dall’incertezza. Scalata al Grand Slam o squalifica? E per quanto, vostro onore? Un anno? Due? Aspettano tutti, mica solo Sinner.
“Alcaraz sta per perdere il suo più grande rivale e l’uomo che lo ispira a giocare il suo miglior tennis? – scrive The Athletic – Djokovic riceverà una spinta importante per il suo 25° titolo Slam o coninuerà ad essere una speranza vana se ci saranno sia Sinner che Alcaraz? E Zverev, che sembra al di sotto dei migliori ma è abbastanza solido da poter sfruttare un sorteggio decente con Sinner fuori gioco e vincere un primo titolo importante? Non sono queste le domande che qualcuno vorrebbe porsi dopo la vittoria di un giocatore in uno Slam, ma questa è la realtà dei fatti”.
Cronache da un limbo, per chi non ha la forza mentale di Sinner, un fuoriclasse della compartimentazione stagna: “Fuori dal campo succedono tante, tante cose che forse non sai”, ha detto nella sua conferenza stampa della vittoria. “Quando scendo in campo, anche se a volte è molto difficile bloccare questo genere di cose, ho la squadra e le persone che mi sono vicine che si fidano di me”.
“Come faccio a bloccare i cattivi pensieri? Non è che li metti semplicemente da una parte e dici ‘non ci penso più’, ma nella mia mente so esattamente cosa è successo. Ed è così che lo blocco. Non ho fatto niente di sbagliato. Ecco perché sono ancora qui. Ed è per questo che sto ancora giocando”.
Parlando ai giornalisti prima della finale di domenica, il coach (a termine) di Sinner, Darren Cahill, ha detto che “il campo è il suo posto sicuro”. Insomma, quando è in campo sta bene, e tutto il resto fuori, come diceva quello. Rumore di fondo.
L’udienza decisiva si terrà a Losanna circa 11 mesi dopo che Zverev, l’avversario ruminato da Sinner in finale in Australia, ha risolto un caso di violenza domestica intentato dalla sua ex compagna e madre di suo figlio, Brenda Patea, in via extragiudiziale. “Non è un verdetto e non è una decisione sulla colpevolezza o l’innocenza”, disse un portavoce del tribunale distrettuale di Tiergarten a The Athletic quando l’accordo fu chiuso, nel giugno 2024. Quando durante la premiazione Zverev ha preso il microfono, una spettatrice ha preso ad urlare “L’Australia crede a Olya e Brenda!”. Tutto passato per il tedesco, che ha sempre negato anche le accuse di abusi della ex tennista russa Sharypova. Nessun sospeso, solo una coda. In questo universo alternativo Sinner non può festeggiare. Può solo aspettare.
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