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Obbligo vaccinale, l’avvocata Monte: “A febbraio ricorso per i militari dell’Esercito sospesi”

"Si sarebbe potuto introdurre una legge di urgenza per evitare la violazione dell'ordinamento militare"

Pubblicato:27-01-2022 10:42
Ultimo aggiornamento:27-01-2022 15:58

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ROMA – “Presenteremo al Tar del Lazio un ricorso collettivo, lo presenteremo a Roma perché chiederemo l’annullamento delle due circolari attuative che hanno introdotto l’obbligo vaccinale per i militari e di conseguenza l’annullamento della sospensione della retribuzione che ha riguardato i militari che non hanno ricevuto la somministrazione del vaccino o che non hanno completato il ciclo”. Così, Giulia Monte, avvocata con studio a Verona insieme alla sorella, legale come lei, annuncia all’agenzia Dire le mosse intraprese dai militari dell’Esercito attualmente sospesi, come i colleghi delle altre Forze Armate, per non aver ottemperato all’obbligo di legge dell’obbligo vaccinale, scattato dal 15 dicembre, e che prevede la sospensione dello stipendio per non più di sei mesi. “Con Itamil- l’organizzazione sindacale italiana dei militari dell’Esercito- abbiamo definito la strategia e gli aspetti da evidenziare nel ricorso: per i militari c’è un codice dell’ordinamento specifico, quindi l’obbligo poteva e doveva avvenire, ma nell’ambito di questo ordinamento. Non c’è un rifiuto del vaccino da parte di Itamil, che sta assistendo i militari sospesi”, chiarisce.

Ad oggi l’avvocata Monte ha ricevuto il mandato da alcune decine di militari, ma è possibile che cresca il numero delle persone, appartenenti all’Esercito, che aderiranno alla causa. Molti di questi hanno già subito la sospensione e l’annullamento dello stipendio, alcuni non sono in grado di mantenersi e provvedere alla propria famiglia, essendo entrambe i coniugi appartenenti alle Forze Armate e sospesi. “C’è una coppia, entrambi militari ed entrambi sospesi, hanno dei figli e non riescono a sostentarsi”, racconta Monte che aggiunge: “Vi sono anche militari sospesi che pur avendo fatto una prima dose di vaccino non hanno poi proseguito completando il ciclo perché hanno avuto reazioni avverse- precisa Monte- Il ricorso fa leva sull’obbligo vaccinale che è stato introdotto in violazione dell’ordinamento militare- chiarisce l’avvocata- questo ordinamento non prevede la sospensione e quindi la non erogazione dello stipendio, se non nei casi più gravi per motivi disciplinari o per una condanna penale, ma anche in questi casi si tratta di una riduzione della retribuzione della misura del 50% dello stipendio, non un azzeramento. É stata quindi introdotta una fattispecie nuova”, evidenzia Monte.

L’obiettivo del ricorso è quindi anche quello di preservare il diritto che garantisce gli appartenenti alle Forze Armate. “In ogni caso questo ricorso riguarderà anche coloro che non sono ancora stati sospesi, ad ora però i mandati ricevuti riguardano i militari effettivamente sospesi. Il lavoro per il provvedimento che verrà depositato l’8 febbraio, è stato presentato nell’ambito di una convenzione con Itamil ma ci stanno contattando anche altri soggetti. Premesso che non è una battaglia semplice, le chance di successo di questi ricorsi ci sono- spiega Monte- ci sono alcune pronunce di giudici da Tribunali non italiani, ma c’è stata anche una corte italiana che si è espressa a favore di ricorsi di questo tipo, come il tribunale di Padova che ha rimesso alla Corte di giustizia europea la decisione dell’obbligo vaccinale per i sanitari; in Slovenia la questione, che ha riguardato il corpo di polizia, è stata rimessa alla Suprema corte. Nella fattispecie italiana si sarebbe peraltro potuto introdurre una legge di urgenza per evitare la violazione dell’ordinamento militare- sottolinea l’avvocata.


“In ogni caso, se il Tar ci darà ragione la sospensione dei militari verrà annullata, così come verranno annullate le circolari”. E dal punto di vista economico, cosa succederà? “Chiederemo, tramite la sospensiva del Tar, anche alla Corte Costituzionale di valutare la legge, che non possiamo impugnare direttamente. Venendo meno il presupposto della sospensione si dovrà verificare se i militari potranno rientrare in possesso degli emolumenti mancati. Nel ricorso si potrà inserire anche la condanna all’amministrazione, nello specifico al ministero della Difesa, per i mancati stipendi pagati”. E nel caso vi fosse il respingimento del ricorso? “Si dovrà valutare se proseguire con l’impugnazione della sentenza presso il Consiglio di Stato, organo superiore al Tribunale amministrativo a cui ci rivolgiamo con il ricorso”, spiega Monte. La non erogazione dello stipendio e la sospensione può durare, come espresso nelle circolari attuative, al massimo sei mesi, dopo che succederà? “Non lo sappiamo, sarà un altro tema da approfondire”, conclude Monte. 

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