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Giorno della Memoria, Mattarella: “Ricordare è un dovere, parole d’odio hanno conseguenze”

Il discorso del Presidente della Repubblica nel Giorno della Memoria

Pubblicato:27-01-2021 14:28
Ultimo aggiornamento:27-01-2021 16:08

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ROMA – “Ricordare esprime un dovere di umanita’ e di civiltà”. Lo dice il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante la cerimonia al Quirinale del “Giorno della Memoria”.

“I totalitarismi, nella prima metà del ‘900 e le ideologie che li hanno ispirati- aggiunge Mattarella- hanno arrestato la ruota dello sviluppo della civiltà, precipitando larga parte del mondo nella notte della ragione, nel buio fitto della barbarie, in una dimensione di terrore e di sangue. Ricordare e far ricordare a tutti il sacrificio di milioni di vittime innocenti, ebrei per la maggior parte, ma anche Rom, Sinti, omosessuali, oppositori politici e disabili, esprime dunque un dovere di umanità e di civiltà che facciamo nostro ogni volta con dolorosa partecipazione“.

“La memoria è un fondamento della Repubblica che si basa sui principi di eguaglianza, di libertà, di dignità umana, con il riconoscimento pieno e inalienabile dei diritti universali dell’uomo, di ciascuna persona contro la barbarie dell’arbitrio, della violenza, della sopraffazione. La memoria che oggi celebriamo qui e in tante altre parti del mondo non è gettare una sguardo su una fotografia che sbiadisce con il trascorrere del tempo, ma un sentimento civile, energico e impegnativo, una passione autentica per tutto quello che concerne la pace, la fratellanza, l’amicizia tra i popoli, il diritto, il dialogo, l’eguaglianza, la libertà, la democrazia”.


“AUSCHWITZ COSTRUZIONE PIÙ MOSTRUOSA MAI CONCEPITA”

Auschwitz “è la costruzione piu’ disumana mai concepita dall’uomo, uomini contro l’umanità, una spaventosa fabbrica di morte”, dice Mattarella. “Una mostruosa costruzione realizzata nel cuore della civile ed evoluta Europa in un secolo che pure si era aperto nella fiducia del progresso, della scienza e delle istituzioni democratiche”.

“Auschwitz- sottolinea Mattarella- simboleggia e riassume tutto l’orrore e la lucida follia del totalitarismo razzista, racchiude in sé i termini di un tragico paradosso. Si tratta, infatti, della costruzione più disumana mai concepita dall’uomo. Uomini contro l’umanità. Una spaventosa fabbrica di morte. Il non luogo, l’inaudito, il mai visto, l’inimmaginabile. Sono questi i termini ricorrenti con cui i sopravvissuti hanno descritto il loro tremendo passaggio in quei luoghi di violenza e di abiezione. Lo abbiamo ascoltato poc’anzi ancora dalle parole di Sami Modiano. Un unicum, nella storia dell’umanità, che pur è costellata purtroppo di stragi, genocidi, guerre e crudeltà. Una mostruosa costruzione, realizzata nel cuore della civile ed evoluta Europa. In un secolo che pure si era aperto con la speranza nel progresso, nella pace e nella giustizia sociale e con la fiducia nella scienza, nella tecnica e nelle istituzioni della democrazia”.

“STA A NOI VIGILARE SU RITORNO DELLA NUVOLA NERA”

“Nei giorni scorsi Edith Bruck ha detto che sull’Europa intera sta tornando una nuvola nera. Confido che non sia cosi’, anche per la fiducia nella grande storia della costruzione di pace rappresentata dall’Unione europea, nata dando centralità alla persona umana, sulla base dell’amicizia dei popoli del continente, mettendo in comune il loro futuro. Ma quell’appello, quell’avvertimento- aggiunge Mattarella- non va dimenticato: sta a noi impedire che quel che di cosi’ turpe è avvenuto si ripeta; sta a noi vigilare e guidare gli avvenimenti e trasmettere alle future generazioni i valori della civiltà umana“.

“NON FU PARENTESI DELLA STORIA, NON CHIUDERE GLI OCCHI”

“Faremmo un’offesa grave a quegli uomini, a quelle donne, a quei bambini mandati a morire nelle camere a gas, se considerassimo quella infausta stagione come un accidente della storia, da mettere tra parentesi. Se, insomma, rinchiudessimo soltanto nella memoria quei tragici accadimenti, chiudendo gli occhi sulle origini che hanno avuto e sulle loro dinamiche”.

“LE PAROLE D’ODIO HANNO CONSEGUENZE”

Il fascismo, il nazismo, il razzismo non furono funghi velenosi nati per caso nel giardino ben curato della civiltà europea. Certo, nei salotti di tante parti d’Europa, dove a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, si conversava, con irresponsabile civetteria, di gerarchia razziale, di superiorità ariana, di antisemitismo accademico– aggiunge- forse nessuno avrebbe pensato che si sarebbe poi arrivati un giorno a quella che fu crudelmente chiamata soluzione finale, ai campi di sterminio, ai forni crematori. Ma le parole, specialmente se sono di odio, non restano a lungo senza conseguenze. Quelle idee e quei pensieri grotteschi, nutriti di secoli di pregiudizi contro gli ebrei, rappresentarono il brodo di cultura nel quale nacque e si riprodusse il germe del totalitarismo razzista. Rimasto per molto tempo allo stato latente, esplose e si diffuse, con violenza inimmaginabile, quando infettò organismi politici e sociali indeboliti e sfibrati dalla crisi economica esplosa dopo la Grande Guerra”.

“IL CONSENSO AI DITTATORI NON CANCELLA LE COLPE”

“La circostanza che i dittatori trovino nelle loro popolazioni, per qualche tempo, larga approvazione e ampio consenso non attenua per nulla la responsabilità morale e storica dei loro misfatti. Un crimine, e un crimine contro l’umanità, resta tale, anche se condiviso da molti, aggiungendo alla infamia la colpa di aver trascinano in essa numerosi altri. Questa constatazione, persino ovvia – ma talvolta posta in discussione – ci obbliga piuttosto, ancora una volta, a fare i conti senza infingimenti e con coraggio, con la storia nazionale. E a chiamare gli eventi con il loro vero nome”, sottolinea il capo dello Stato.

“LEGGI RAZZIALI PAGINA INFAME, NON VA DIMENTICATO”

La Costituzione Repubblicana, nata dalla Resistenza, ha cancellato le ignominie della dittatura. Ma non intende dimenticarle. Non vanno dimenticate”, ripete Mattarella.

Nei saloni del Quirinale, aggiunge, “è esposta da alcuni mesi- insieme ad altre pregevoli realizzazioni artistiche contemporanee – un’opera del maestro Emilio Isgrò, dal titolo ‘Colui che sono’. Isgrò vi ha cancellato a una a una le parole contenute negli articoli delle famigerate leggi razziali italiane del 1938. Quelle cancellature non rappresentano una rimozione, tutt’altro. Le pagine di quel provvedimento infame e infamante rimangono infatti ben visibili, sia pure sotto fitti tratti di penna“.

“DISPERAZIONE E PAURE PORTANO CARISMA ALL’UOMO FORTE”

“La disperazione e la paura del futuro, di fronte all’inefficacia e alle divisioni della politica, spinsero molte persone a consegnare il proprio destino nelle mani di chi proponeva scorciatoie autoritarie, ad affidarsi ciecamente al carisma ‘magico’ dell’uomo forte. ‘Credere, obbedire e combattere’, intimava il fascismo. ‘Obbedienza incondizionata ad Adolf Hitler’ giuravano invece i soldati e i funzionari del regime nazista. La fiducia nel potere diventava un atto di fede cieco e assoluto. L’arbitrio soppiantava la legge. L’uso abile e spregiudicato dei mezzi di comunicazione più moderni del tempo e l’instaurazione di un regime di terrore, che stroncava ogni forma di dissenso, completarono quell’opera nefanda. Violenza, paura, sopraffazione, persecuzioni, privilegi, razzismo, culto del capo erano le autentiche fondamenta del nuovo ordine politico e sociale propugnato dal nazifascismo”.

Mattarella continua: “Scrisse nel 1931 Lauro de Bosis: ‘L’atteggiamento che consiste nell’ammirare il fascismo pur deplorando gli eccessi non ha senso. Il fascismo non può esistere che grazie ai suoi eccessi. I suoi cosiddetti eccessi sono la sua logica. La logica di quegli eccessi contro la cultura e contro la dignità umana, contro la dimensione personale di ogni cittadino, connaturata a tutti i totalitarismi, fece deviare bruscamente il corso di Italia e Germania. Si trattava di Paesi di antica tradizione cristiana e umanista, culle del diritto, dell’arte, del pensiero, della civiltà”.

Il capo dello Stato conclude: “Le dittature li precipitarono in un universo tetro, senza libertà e senza umanità. Una dimensione fatta di odio e di paura che, inevitabilmente, portò alla soppressione fisica di chi veniva definito diverso e scatenò- per brama di conquista e di potenza – il più micidiale e distruttivo conflitto che la storia dell’uomo rammenti”.

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