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Guai con il fisco per Biagio Antonacci

Per il cantante un'evasione di circa 3 milioni e mezzo di euro e un rinvio a giudizio per infedele dichiarazione dei redditi

Pubblicato:27-01-2016 15:45
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:51

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ROMA – Biagio Antonacci avrebbe evaso il fisco per una cifra pari a 3 milioni e mezzo di euro e nonostante abbia saldato i debiti con il fisco è stato rinviato a giudizio a Milano per infedele dichiarazione dei redditi. L’inchiesta è nata da una verifica fiscale risalente al giugno del 2008 a seguito della quale l’artista, già nel 2012, aveva regolarizzato la sua posizione con l’Agenzia delle Entrate.

Un sottoufficiale della Guardia di Finanza ha ricostruito il meccanismo utilizzato per la presunta evasione che consisteva nel trasformare i redditi da lavoro autonomo in redditi d’impresa, sottoposti ad una aliquota inferiore, grazie all’interposizione di tre società, due italiane e una estera.

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Il cantante avrebbe indicato, dal 2004 al 2008, “nelle proprie dichiarazioni fiscali elementi attivi per un ammontare inferiore a quello effettivo”, interponendo nella gestione dei suoi diritti, “le società ‘Iris’, ‘Basta edizioni musicali’ e ‘Forum Vision’. Iris era amministrata dal fratello del cantante Graziano e tra i soci vi era anche il padre Paolo, a capo della società inglese c’era invece un fiduciario di Lugano.
In particolare, come ha affermato il sottufficiale delle Fiamme Gialle, le società Iris e Forum Vision erano nate principalmente per gestire i diritti legati ai suoi brani musicali, oltre a quelli per i suoi concerti e per lo sfruttamento della sua immagine. In base ad accordi siglati nel 2000, ha proseguito il teste, le due società si sarebbero impegnate a cedere i diritti alla casa discografica Universal per tre album che sarebbero stati poi composti nel tempo.

Per questi tre album, dagli accertamenti delle Fiamme Gialle, è risultato che le società di Antonacci avrebbero incassato, a titolo di anticipi minimi garantiti, complessivamente circa 15 miliardi di vecchie lire, su cui, questo è il cuore della contestazione, avrebbero versato tasse per un importo inferiore a quello che avrebbe dovuto pagare il cantautore come ‘persona fisica’.

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