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Favori ai detenuti in cambio di soldi e regali, arrestati due agenti del carcere di Trani

Avrebbero permesso colloqui con i parenti oltre il numero consentito durante il lockdown. Ventinove le persone indagate

Pubblicato:26-11-2021 12:57
Ultimo aggiornamento:26-11-2021 12:57
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BARI – Durante il lockdown, avrebbero permesso ad alcuni detenuti del carcere di Trani (Barletta- Andria- Trani) di avere colloqui con i parenti oltre il numero consentito in cambio di soldi o regali, come cellulari e Pc. In due sono stati arrestati. Si tratta di agenti della polizia penitenziaria in servizio nell’istituto di pena tranese. L’ordinanza di custodia cautelare è stata eseguita dai colleghi dei due e facenti parte del Nucleo Investigativo Regionale di Bari, in coordinamento con la sede centrale del Nucleo Investigativo Centrale.

Le indagini, coordinate dalla procura di Trani, si sono basate su intercettazioni ambientali audio-video, oltre alle attività di osservazione, pedinamento e controllo, disvelando “un sistema corruttivo imperante all’interno del carcere”. Sono 29 le persone complessivamente indagate. Sono in corso, perquisizioni personali e locali in 15 abitazioni delle province di Bari, Bat, Taranto e Roma. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di depistaggio, peculato, corruzione, concussione e abuso d’ufficio. 

NITTI: “SISTEMA CORRUTTIVO ESTESO

“Il problema non è tanto che due persone siano state arrestate e il giudizio ovviamente farà il suo corso. Il problema è il che il giudice ha evidenziato in modo chiaro che vi era un sistema corruttivo molto più esteso per cui non si limitava solo a due persone”. Lo dichiara Renato Nitti, capo della procura di Trani commentando gli arresti dei due agenti di polizia penitenziaria in servizio nell’istituto di pena tranese e accusati di corruzione.

Il sistema corruttivo era “un mercimonio costante continuo in particolare modo in relazione ad alcuni dei benefici a cui i detenuti hanno diritto, ovviamente entro determinati limiti”, aggiunge Nitti in riferimento “ai colloqui, allo svolgimento dell’attività lavorativa nell’ambito della struttura carceraria. Rispetto a questo il fatto che siano stati documentati, ripeto grazie all’attività del nucleo investigativo regionale, una serie di episodi di pagamento, mediante danaro mediante generi alimentari, mediante apparecchi elettronici, genera un certo allarme”.


Per il capo della procura “non vi è un collegamento diretto” tra gli arresti odierni e l’evasione di due detenuti dal carcere di Trani avvenuta nell’agosto scorso. Nell’ordinanza il gip del tribunale di Trani evidenzia una “sistematica violazione di regole all’interno della struttura carceraria, rispetto ad alcune delle quali individua il mercimonio, rispetto ad altre non c’è il mercimonio ma questo non significa che non siano gravi”. Le indagini sono iniziate dopo alcune “segnalazioni interne e questo, ripeto, è stato fondamentale che la stessa polizia penitenziaria abbia trovato al suo interno gli anticorpi per reagire rispetto a quello che stava accadendo credo che sia una notizia positiva il resto è una notizia negativa”.

Sugli altri 29 indagati “il giudice non ha ravvisato la gravità indiziaria né esigenze cautelari, ritenendo che l’adozione di una misura cautelare nei confronti dei due principali, potesse di per sé attenuare fino a eliminare il pericolo di reiterazione”, spiega Nitti convinto che “la polizia penitenziaria abbia avuto la forza e la capacità e la professionalità di reagire rispetto a questo fenomeno. Bene se si fa, se si sottolinea che il compito dell’accertamento del reato è stato svolto con grande professionalità proprio dalla polizia penitenziaria”.

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