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Manovra, Leu tenta il Pd: una tassa sui super ricchi per trovare 20 miliardi

Tra patrimoniale e tassa di successione, nella maggioranza si accende il dibattito su come trovare nuove risorse

Pubblicato:26-11-2020 08:54
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:38
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Di Alfonso Raimo e Luca Monticelli

ROMA – Pierluigi Bersani lo chiama “meccanismo di solidarietà” perchè “chi è meno colpito dagli effetti della crisi e ha di più, deve dare di più”. E’ un grande classico della politica italiana che a ogni finanziaria torna d’attualità: la patrimoniale. Un modo semplice, rapido ed efficace per fare cassa e redistribuire un po’ di reddito. Proprio ieri il premier Giuseppe Conte ha partecipato al vertice italo-spagnolo con Pedro Sanchez, capo di un governo che ha appena approvato una imposta dell’1% per i patrimoni superiori ai 10 milioni di euro.

E’ Nicola Fratoianni a prendere la palla al balzo per rilanciare una proposta cara a Sinistra italiana. “Quella di Sanchez non è un’idea folle- dice il leader di SI- ma una misura di civiltà a favore di chi sta pagando più duramente il prezzo della crisi“. Fratoianni ha pronto l’emendamento da presentare alla legge di Bilancio all’esame della Camera: “In Italia ci sono poco più di 2.200 italiani con un patrimonio personale di 50 milioni di euro. Con una tassazione del 2% si potrebbero ricavare almeno 10 miliardi di euro. A me pare una semplice questione di giustizia”, sottolinea l’esponente di Leu.


Giovanni Paglia, responsabile economico del partito, ha in mente un’aliquota dello 0,5% da applicare sui patrimoni a partire da 10 milioni che cresce fino al 2% per chi detiene oltre 50 milioni di euro. Con questo schema la stima di gettito arriva ad almeno 18 miliardi di euro. “In realta’ di patrimoniali ne esistono gia’ diverse e sono tutte piccole, come l’imposta di bollo sui conti correnti o l’Imu sulla seconda casa“, spiega Paglia alla Dire. Paradossalmente, osserva, “sono imposte sui piccoli patrimoni mentre in Italia dove non c’e’ un’anagrafe delle ricchezze, i grandi patrimoni non sono censiti. Noi proponiamo di togliere le patrimoniale ‘piccole’ e di metterne una su tutta la ricchezza posseduta da una persona, ovunque detenuta, sia in Italia che all’estero, con una franchigia di 10 milioni di euro”.

La parola ‘patrimoniale’ in Italia e’ un tabu. “Ma quello di un contributo di solidarieta’ dai ricchi e’ un tema che tornera’ ancora. In Italia – spiega Paglia- la ricchezza ha radici antiche. I ricchi sono sempre gli stessi. Porre il tema di tassarli un po’ di piu’ e’ un fatto di equita’ ma anche di modernita’ come testimonia il dibattito che si e’ aperto anche negli Usa. Per dire, Bezos aveva zero redditi, perche’ non aveva stipendio. Non bisogna tassare i redditi ma le ricchezze”.

Una patrimoniale sulle grandi ricchezze è un tema che affascina la sinistra da anni, benchè impopolare sarebbe una misura in grado di garantire risorse fresche da impiegare contro la crisi. A causa dell’emergenza pandemica il governo ha già speso più di 100 miliardi di euro in deficit e si prepara a chiedere al Parlamento due nuove autorizzazioni per altri 30 miliardi di indebitamento. Con il debito pubblico che veleggia verso il 160% forme diverse di finanziamento sono necessarie, il rubinetto del deficit non potrà rimanere aperto ancora a lungo.

Matteo Orfini, deputato dem ed ex presidente del partito, ritiene sia “assolutamente legittimo e persino doveroso ragionare su ipotesi di patrimoniale in un Paese come il nostro, in cui non c’è una adeguata tassazione dei patrimoni. Non è una bestemmia, non è una follia. Ma un argomento da affrontare seriamente”, dice alla Dire.

Il Pd, peraltro, a maggio aveva presentato una modifica al decreto Cura Italia a nome del gruppo alla Camera, con la firma del capogruppo Graziano Delrio e del presidente della commissione Bilancio, Fabio Melilli, per ottenere un “contributo di solidarietà”. Un’aliquota dal 4% all’8% pensata per cinque fasce di reddito, dagli 80 mila euro a oltre un milione di imponibile Irpef. Insomma, una tassa che avrebbe pesato sulle tasche dei contribuenti per un importo minimo di 110 a un massimo di 54 mila euro per il 2020 e il 2021 (gettito atteso 1,3 miliardi annui). Questa norma però mandò su tutte le furie il segretario Nicola Zingaretti, costringendo i parlamentari democratici a ritirarla. Tutti presero le distanze da quella proposta: dal premier Giuseppe Conte a Italia viva fino al Movimento 5 stelle.

Proprio il presidente del Consiglio, durante la conferenza stampa con Pedro Sanchez, oggi si è lasciato scappare una frase sibillina parlando di “armonizzazione fiscale in Europa salvo consentire declinazioni nazionali“. Ma è difficile che il premier possa avallare un’iniziativa del genere proprio adesso.

Come racconta una fonte della maggioranza “la patrimoniale farebbe saltare il dialogo con Forza Italia, ricompattando Berlusconi con Salvini e Meloni”. Eppure sul tavolo c’è anche un’altra idea molto concreta che è la tassa sulle successioni, sul modello francese, avanzata dal ministro Giuseppe Provenzano. Un deputato M5s che vuole restare anonimo spiega: “Siamo contrari a qualunque tipo di patrimoniale, le risorse si possono trovare riducendo lo stipendio dei parlamentari. Poi, se Provenzano ci fa leggere un emendamento che prevede una imposta sulle successioni legata alle grandi ricchezze, ci possiamo ragionare“. Peccato che il progetto del ministro della Coesione sociale sia oggetto di parecchie resistenze dentro al Pd.

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