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Italia-Africa, la partnership riparte da Milano con la terza edizione di Iabw

Italia Africa Business Week-Iabw 2019 è il più importante business forum italo-africano che sbarca per la prima volta nel capoluogo lombardo

Pubblicato:26-11-2019 18:26
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:40

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MILANO – “Qualità italiana per la qualità africana”. E’ questo lo slogan lanciato da Emanuela Claudia Del Re, vice ministro agli Affari esteri e alla cooperazione internazionale, oggi nel suo intervento alla terza edizione dell’Italia-Africa business week, Iabw 2019, il più importante forum commerciale italo-africano, che quest’anno sbarca per la prima volta a Milano.

In media partnership con l’Agenzia di stampa Dire, l’iniziativa che si è aperta oggi proseguirà anche nella giornata di domani al MiCo. Obiettivo: facilitare la conoscenza tra il mondo economico, commerciale e finanziario africano e quello italiano, sviluppando collaborazioni in diversi settori, tra i quali tessile e moda, agribusiness, energia e costruzioni.

DEL RE: “GLI AFRICANI NON VOGLIONO SVENDERSI, VOGLIONO GRANDE QUALITÀ”

La prima giornata ha registrato oltre 400 presenze, tra imprenditori, ministri, diplomatici, rappresentanti istituzionali, della cooperazione, ong, italiani e africani. “La frase che sintetizza l’ambizione africana è che “gli africani non vogliono svendersi, vogliono grande qualità”, spiega Del Re, secondo la quale è “questa la vera sfida degli imprenditori italiani in Africa, perché noi sappiamo cosa vuol dire cercare sempre e solo la qualità in quello che produciamo”.


Poco prima la vice ministra aveva presentato una serie di dati dell’Ocse sulla crescita africana, che in media si è aggirata intorno al 5% annuo tra il 2000 e il 2015 e nel 2019 è attesa intorno al 3,8%. Tra il 2017 e il 2018 l’Italia ha inoltre rappresentato il terzo maggiore investitore in Africa, e il primo tra i Paesi europei, con un interscambio Italia-Africa cresciuto di oltre il 10% , raggiungendo i 40 miliardi di euro lo scorso anno e esportazioni aumentate del 3,3%, in particolare nell’ Africa sub-sahariana, area in cui l’export ha segnato addirittura un + 7,2% nel 2018. “Ma la vera notizia- osserva Del Re- è che in Africa sta crescendo una forte classe media, e, seppur non si possa generalizzare in un continente così variegato e vasto, il fenomeno è trasversale”.

Di fatto, si calcola che siano “circa 200 milioni i cittadini che hanno raggiunto una condizione di classe media, il che vuol dire un’espansione del mercato e delle opportunità”. Mercato che, con il potenziamento dell’African continental free trade area (Cfta), prospetta un perimetro di economie africane integrate di oltre 1,2 miliardi di persone. Citando i settori dell’agrifood e dell’energia sostenibile, la vice ministra si dice convinta che il sistema industriale italiano “può essere di grande ispirazione per l’Africa”, contando anche su ‘ambasciatori’ come le “diaspore”, da tempo sostenute dal Maeci. Pronto ad aprire le porte agli investitori italiani è senz’altro il Burkina Faso: da Iabw il ministro dell’industria e del commercio, Harouna Kabore ‘chiama’ gli imprenditori italiani per costituire joint venture e scambio di tecnologie, ricordando che il suo Paese è leader nella produzione di cotone e nel settore minerario. Presente al forum Italia-Africa anche Augustin Tabè Gbian, presidente del Consiglio economico del Benin, Stato che registra un tasso di crescita del 6,7%, ha un mercato di 300 milioni di persone, un governo stabile e democratico che ha un piano di investimenti senza precedenti, pari a 939 milioni di franchi Cfa.

Molteplici di comparti produttivi citati da Gbian per attrarre l’imprenditoria italiana: dalla costruzione di infrastrutture, come “aeroporti, immobili e perfino intere città”, alla filiera tessile fino al settore dell’energia e del digitale, “che cresce nel Paese”. In sostanza, l’economia del Benin, assicura Gbian ‘corre’ e propone opportunità variegate.

La stessa Somalia, ancora devastata da conflitti, che come dice oggi il suo ministro dell’Informazione, Cultura e del turismo Mohamed Abdi Hayir, “ha resistito all’epoca delle ceneri”, oggi si è nuovamente aperta alla comunità internazionale, e il governo somalo è pronto a investimenti”. Hayir ringrazia a più riprese “il popolo italiano per aver dato e continuare a dare aiuto ai migranti africani che cercano di raggiungere l’Europa: questo vostro sforzo, in cui l’Italia vede oggi un problema, in futuro si trasformerà in un beneficio”.

L’Africa, dice ancora il ministro somalo, “è cambiata rispetto al passato, vuole rimuovere le barriere, sta cercando un’integrazione regionale e crede fortemente in forme di collaborazione, già avviate con altri Paesi del mondo come testimoniano il forum Cina-Africa, Russia-Africa o Turchia-Africa”. L’auspicio è che anche l’Italia segua la strada di Stati che credono nell’Africa e qui portano capitali, e investono.

LA LOMBARDIA É LA PRIMA REGIONE ITALIANA NEGLI SCAMBI CON L’AFRICA

Sul versante italiano, Milano e la Lombardia oggi, nella prima giornata di Iabw, esprimono, tramite voci istituzionali, grande accoglienza verso le ‘chance’ che la “nuova Africa” offre al territorio. Alan Rizzi, sottosegretario della Regione Lombardia saluta con favore il forum Italia-Africa ospitato dal capoluogo lombardo, parlando del “primo di una serie di altri eventi che siamo pronti a ospitare” e cita “dati straordinari dell’interscambio tra la Lombardia e il continente africano.

Stando alle elaborazioni della Camera di Commercio, la Lombardia è la prima regione italiana negli scambi con l’Africa e i numeri sono in crescita: nei primi sei mesi del 2019 l’interscambio ha raggiunto i 4 miliardi di euro, di cui oltre 2 miliardi di export, in crescita del 5% rispetto allo stesso periodo del 2018. I maggiori Stati partner della Lombardia sono Tunisia, Egitto e Algeria In crescita Libia, Repubblica Democratica del Congo e Marocco. Impegnato sul fronte dell’attrattività commerciale, oltre che della cooperazione allo sviluppo, è anche il Comune di Milano, dove, precisa “il 19% della popolazione è straniera, di cui il 23% è africana, e dove 1 azienda su 3 è straniera”. Da qui, l’importanza, più volte emersa nel corso del forum, delle diaspore, “importanti ponti tra Paesi”, rispetto alle quali, aveva detto la vice ministra Del Re, il ministero degli Esteri “resta aperto a nuovi contributi”.

CARMENATI (AICS): “L’IMPRENDITORIA ITALIANA DOVREBBE COGLIERE LE OPPORTUNITÀ CHE CI SONO OGGI IN AFRICA”

“L’Aics cerca di premiare le imprese che vogliono creare start up in Africa” lo afferma Leonardo Carmenati, vice-direttore dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics). 

In riferimento ai bandi che l’Aics offre alle piccole e medie imprese italiane, il cui modello è particolarmente adatto al contesto africano, Carmenati sottolinea che l’Agenzia, “nata come spin off del ministero degli Affari esteri con la riforma della cooperazione introdotta dalla legge n. 125 del 2014”, ha “un budget di 600 milioni di euro, con un braccio operativo quale la Cassa depositi e prestiti, oltre a 140 milioni provenienti dall’Ue”. Un’istituzione che quindi intende puntare concretamente al supporto di quell’imprenditoria italiana che “dovrebbe cogliere le opportunità che ci sono oggi in Africa”, dice ancora Carmenati, ricordando che la legge n. 124 del 2014 ha introdotto “nuovi strumenti e attori nella cooperazione, tra cui le imprese”.

Citando la crescita media dell’Africa oggi del 4%, una popolazione giovane e in forte espansione demografica, il vice-direttore dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo evidenzia che la sfida è anche “creare lavoro” in un continente che rappresenta “una priorità del governo italiano”, come dimostra il fatto che “tra i 20 Paesi prioritari nel mondo per l’Italia, l’80% sono in Africa”. Una promozione allo sviluppo che passa quindi, grazie ai nuovi mezzi legislativi, anche tramite opportunità commerciali reciproche tra Italia e Africa e, sottolinea Carmenati, “il prezioso ruolo delle diaspore, le comunità straniere che accompagnano la cooperazione italiana e ci insegnano come creare ponti con i loro Paesi”.

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