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Terremoto, al Teatro nazionale di Tirana l’Albania che resiste

"Un comitato di cittadini ha organizzato una raccolta di cibo, coperte e vestiti da mandare nei villaggi più colpiti": a parlare è Erjona Rusi, giornalista e attivista di Tirana

Pubblicato:26-11-2019 13:19
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:40

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ROMA – “Sto andando al Teatro nazionale, un luogo ormai simbolo della resistenza degli albanesi, dove per il pomeriggio un comitato di cittadini ha organizzato una raccolta di cibo, coperte e vestiti da mandare a Thumanë e negli altri villaggi più colpiti”: a parlare con l’agenzia Dire è Erjona Rusi, giornalista e attivista di Tirana. 

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Secondo un bilancio diffuso dal ministero della Difesa, le vittime del sisma di questa notte sono almeno 13 e i feriti 600. “Tra le località più colpite c’è Thumanë – dice Rusi – e poi in generale le località rurali dei distretti di Tirana e di Durazzo, come un piccolo paese che si chiama Kurbin”. 

La raccolta di cibo, vestiti e coperte è stata organizzata al Teatro nazionale, epicentro non di un terremoto ma di una battaglia civile e sociale che in Albania prosegue ormai da due anni. Artisti, attivisti e comuni cittadini hanno protestato quotidianamente in seguito alla decisione del governo di demolire il palazzo, storico, e di costruire al suo posto un edificio progettato dall’architetto danese Bjarke Ingels. 

Al telefono con la Dire, Rusi, che lavora per ‘Top Channel Tv’, una delle principali emittenti di Tirana, cita un proverbio locale: “Un albanese lo pieghi quando puoi piegare una montagna“. Insieme con i cittadini dell’Alleanza del Teatro nazionale, che chiedono di valorizzare i patrimoni locali e allo stesso tempo denunciano mancanza di trasparenza e rischi di corruzione, la giornalista cercherà di dare almeno un po’ di aiuto e conforto ai familiari delle vittime e ai tanti sfollati. 

“Oggi da Tirana a Durazzo le scuole sono ovviamente chiuse” dice Rusi. “Il premier Edi Rama ha ringraziato i Paesi che hanno già inviato squadre di soccorritori: Kosovo, Italia, Grecia, Francia, Turchia, Serbia, Romania e Montenegro”.

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