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Violenza sulle donne, inaugurata panchina rossa in Consiglio regionale

"C'è una lunga marcia culturale da fare", dichiara la presidente del Consiglio regionale della Campania Rosa D'Amelio

Pubblicato:26-11-2019 14:11
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:40

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NAPOLI – “Il cambio di passo deve essere culturale. Tante leggi sono importanti, ma non esisterà mai una legge completa che riuscirà a prevenire e a contrastare la violenza”. Così Loredana Raia, consigliera dem della Regione Campania con delega alle Pari opportunità, in occasione dell’inaugurazione – con la presidente Rosa D’Amelio e la presidente dell’osservatorio regionale sul fenomeno della violenza sulle donne Rosaria Bruno – della panchina rossa nella sede del Centro direzionale a Napoli del Consiglio regionale. “Credo – prosegue – che il lavoro svolto in questi quattro anni e mezzo di legislatura a favore delle donne vittime di violenza e dei loro figli, vittime di violenza assistita, sia stato significativo. In sinergia, anche, con i provvedimenti della giunta regionale”.

L’installazione della panchina “rappresenta – sottolinea Raia – tutte quelle donne che sono morte per mano dell’uomo che diceva di amarle, ma vuole significare anche un monito soprattutto nei confronti delle giovani generazioni. E non è casuale che abbiamo inaugurato questa panchina a ridosso della giornata internazionale del 25 novembre insieme alle scolaresche“.

D’AMELIO: “C’É UNA LUNGA MARCIA CULTURALE DA FARE”

“Sono molto orgogliosa che abbiamo scelto di mettere la panchina rossa all’interno del Consiglio regionale perché tutti quelli che frequenteranno quest’aula, quelli che vengono negli uffici e i tanti ragazzi, circa 3 mila all’anno, che vengono qui, abbiano davanti ai loro occhi una testimonianza continua che ricorda che tante donne nel nostro Paese vengono ammazzate“. Così la presidente del Consiglio regionale della Campania, Rosa D’Amelio.


“I dati che ci ha fornito ieri l’Istat – sottolinea – ci confermano che questo è un fenomeno culturale e che ci vuole davvero un impegno di tutte le istituzioni, della società civile, per debellarlo. Se i dati ci dicono che il 24% della popolazione italiana pensa che una donna viene violentata per come veste, vuol dire – conclude – che c’è una lunga marcia culturale da fare”.

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