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Bologna, ecco la nuova ala dell’Accademia di belle arti con finestra sulla città

Taglio del nastro il 28 ottobre con l'artista Luigi Ontani, a cui l'Accademia conferirà il primo Diploma honoris causa della propria storia

Pubblicato:26-10-2024 16:30
Ultimo aggiornamento:26-10-2024 16:30

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BOLOGNA – Circa 2.000 metri quadrati di superficie su quattro piani per ospitare aule, laboratori e un’ampia sala destinata agli studenti. L’Accademia di belle arti di Bologna inaugura la nuova Ala Irnerio: taglio del nastro lunedì con l’artista Luigi Ontani, a cui l’Accademia conferirà il primo Diploma honoris causa della propria storia. Arriva così a conclusione un intervento “che riporta in vita in modo contemporaneo, adeguato all’oggi, spazi destinati alla formazione e alla didattica secondo criteri di ultima generazione”, dichiara oggi in conferenza stampa la presidente dell’Accademia, Rita Finzi.

Il fabbricato oggetto dell’intervento risale alla metà degli anni ’50 e nacque come risultato della collaborazione tra lo scultore Fabio Farpi Vignoli (che ideò anche l’adiacente teatro destinato all’insegnamento della scenografia) e l’architetto Melchiorre Bega. Conosciuto come “ex liceo”, visto che fino agli anni ’80 ha ospitato il liceo artistico, è poi passato all’Accademia ma da allora non era mai stato ristrutturato. Si tratta dell’area dove nel 1995 nacque il centro sociale Tpo, acronimo di Teatro polivalente occupato, poi sgomberato nel 2000. Ora gli spazi del corpo principale sono stati trasformati per ospitare le aule e, in più, su via Irnerio è stata realizzata la sala per gli studenti attraverso la chiusura con grandi pareti vetrate del vecchio portico di accesso. “Una trasparenza che permette a gli studenti, quando vengono qui per leggere, studiare, lavorare al computer, mangiare o chiacchierare- sottolinea Finzi- di guardare su via Irnerio e verso l’orto botanico ma anche di essere visti dalla città”.

Tutto questo dopo un anno e poco più di lavori, spiega Finzi, ma ce ne sono voluti quattro da quando il Cda approvò la delibera per avviare l’intervento. Insomma “costruire è il minimo“, afferma la presidente: la vera sfida “è il complesso iter amministrativo e burocratico che siamo costretti a seguire, che significa tempi sproporzionati e quindi costi. Questo è alla base dell’inefficenza di cui soffre il nostro Paese e soprattutto la pubblica amministrazione”. Questo a causa di “un quadro normativo farraginoso e inutilmente ridondante” e della necessità di procedere stando “sempre sotto lo scacco della Corte dei conti”, aggiunge la presidente.
Ma ne valeva la pena, assicura la direttrice Cristina Francucci, che si avvia a concludere il proprio mandato. “I locali in cui facevamo lezione erano veramente in una situazione di grande criticità- afferma Francucci- soprattutto per quanto riguarda la sicurezza”. E ora gli spazi non solo sono rinnovati, grazie anche all’aiuto degli stessi studenti che hanno collaborato allo sgombero dei materiali, “ma siamo anche riusciti- rimarca Francucci- a ricavare nuove aule e laboratori”. Un bel risultato perché “la qualità degli spazi va sempre di pari passo con la qualità dell’apprendimento”, sottolinea la direttrice. Il tutto “era nato come progetto di messa in sicurezza e manutenzione ma poi pian piano si è trasformato in una ristrutturazione vera e propria con coinvolgimenti strutturali, tecnici e impiantistici importanti”, spiega l’architetto Emilio Lomi che ha curato l’intervento. E il vicino teatro? “Abbiamo partecipato a un bando importantissimo del ministero e entro l’anno sapremo se ci verranno dati i finanziamenti per ristrutturarlo”, spiega Finzi, così che il teatro possa diventare “un fiore all’occhiello per l’Accademia”.


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