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(Foto credits Profilo X @HumzaYousaf)
ROMA – Come se non bastasse la Brexit, il Regno Unito rischia di spaccarsi anche sulla Palestina. Con le bandiere nazionali bianco, rosse, verdi e nere sventolate dai tifosi del Celtic; e ora la denuncia di un tifoso illustre del club di Glasgow, Humza Yousaf, “first minister” nazionalista con suoceri sotto le bombe nella Striscia di Gaza.
“Non capisco la posizione del premier o il fatto che Keir Starmer non voglia chiedere un cessate il fuoco immediato a tutte le parti coinvolte nel conflitto” ha scritto il capo del governo di Edimburgo sul social network X, in riferimento sia al primo ministro britannico Rishi Sunak sia al leader dell’opposizione a Londra. “Quanti bambini dovranno morire ancora?”
Trentotto anni, successore di Nicola Sturgeon alla guida dello Scottish National Party (Snp), Yousaf è sposato con Nadia Maged El-Nakla, cittadina scozzese figlia di padre palestinese. E i genitori della moglie sono bloccati da quasi tre settimane a Gaza, bombardata da Israele dopo i blitz e gli assalti di Hamas del 7 ottobre, nel pieno di un conflitto che ha già provocato oltre 7mila morti.
Secondo alcuni osservatori, Yousaf si prepara anche alle elezioni previste nel Regno Unito a fine 2024. Lo fa rivendicando il diritto dei popoli alla pace e all’autodeterminazione, dalla Scozia alla Palestina, e senza risparmiare nessuno: né il conservatore Sunak, né il laburista Stermer.
Poi c’è il calcio, una passione anche per il “first minister”. Yousaf ha fatto “coming out” qualche mese fa: si innamorò del Celtic andando allo stadio insieme con il padre, immigrato in Scozia dal Pakistan, e da allora non ha più smesso. Nata cattolica e proletaria, la sua squadra ha pareggiato ieri sera con l’Atletico Madrid in una partita di Champions’ League. Sugli spalti del Celtic Park, i tifosi sono tornati a sventolare bandiere palestinesi nonostante un divieto dei manager del club a esibire simboli “politici”. Ci sono già state multe ma per i tifosi si tratta di diritti: quelli dei popoli, che dovrebbero valere tutti uguale.
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