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I giovani propongono: segui in diretta l’evento di Diregiovani

Dall'educazione sessuale agli spazi per i giovani, passando per il lavoro: le proposte di studenti e studentesse di tutta Italia

Pubblicato:26-10-2020 06:56
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:07
Autore:

adolescenti
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https://www.youtube.com/watch?v=Fyts7_A9xUk&feature=youtu.be

ROMA – La voce dei giovani oggi trova uno spazio: le idee degli studenti e delle studentesse insieme a diregiovani.it verranno ascoltate dai cittadini e dai rappresentanti del governo. È il momento di far sapere di cosa hanno davvero bisogno i giovani.

Diregiovani vuole essere è il megafono delle idee e delle proposte che saranno votate dai giovani di tutta Italia connessi dalle loro scuole.


Scuola, sanità, famiglia e lavoro sono i temi centrali che i giovani protagonisti del presente hanno voluto affrontare.

Ore 11 – Introduzione di Nico Perrone, direttore dell’agenzia di stampa Dire

Modera Marta Nicoletti, vicecaposervizio scuola dell’agenzia di stampa Dire

Presentazione delle 8 proposte a cura di studenti e studentesse e interventi delle istituzioni:

  • Mercedes Maria Vitali – Introdurre l’educazione sessuale obbligatoria nelle scuole
  • Emanuele Caviglia – Il dilemma delle donne: la carriera o la famiglia?
  • Ore 11.30 Elena Bonetti, ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia
  • Erica Ardu – Sostegni all’università e alla ricerca in Italia 
  • Giulia Corona – Introduzione di una nuova materia di studio a scuola: l’educazione sociale
  • Dasha Di Martino – Scuola e PCTO
  • Francesco Pio Suraci – Modernizzazione della didattica e nuovi spazi
  • Chiara Citino (con Alice Biscuola e Teresa Tessari) – Le nostre proposte per l’università post-covid
  • Martino Monticelli – Più spazi liberi e aperti dedicati ai ragazzi
  • Ore 12.30 Vincenzo Spadafora, ministro per le Politiche Giovanili e lo Sport
  • Sandra Zampa, sottosegretaria alla salute (da confermare)

Ore 12.45 – Votazione delle proposte da parte delle scuole in collegamento

L’evento andrà in diretta online sui canali Youtube e Facebook di Diregiovani.

Per le istituzioni e i relatori l’evento sarà trasmesso tramite piattaforma Meet a questo link:
meet.google.com/asj-iuhz-fwp

SINTESI DELLE PROPOSTE

 

  • Introdurre l’educazione sessuale obbligatoria nelle scuole – di Mercedes Maria Vitali

 

Problema individuato: su ventisette paesi membri dell’UE, solo in sei non risulta essere un insegnamento obbligatorio. Fra questi ultimi rientra anche l’Italia. Non parlare di sessualità vuol dire mettere a rischio intere generazioni, sia da un punto di vista sanitario che da quello psicologico. 

 

Soluzione proposta: La proposta è quindi quella di portare, all’interno della scuola, un percorso di scoperta della sessualità che inizi dalle secondarie di primo grado fino alla fine delle superiori, pensando a un percorso strutturato che cominci dall’etá prepuberale.

Risulta fondamentale, a questo fine, non fermarsi alla semplice prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili ma sviscerare anche argomenti più ostici (es: masturbazione, consenso, rapporti non eteronormativi, piacere, ecc.): tutto ciò per non lasciare i ragazzi in balìa di Internet, fonte tanto preziosa quanto fuorviante.

Oltre a tematiche strettamente legate alla “fisicità”, sarebbe opportuno parlare della parte più “psicologica” della sfera sessuale, introducendo i concetti di genere e di orientamento sessuale.

 

Vantaggi: ciò vorrebbe dire aiutare i ragazzi quando sorgono le prime domande, quando ne hanno più bisogno, rompendo il silenzio intorno a quella che altro non è che una parte della propria persona.  Parlare di sessualità non solo non anticipa l’età dei primi rapporti ma anzi ritarda la fatidica “prima volta” e porta alla diminuzione delle gravidanze in età adolescenziale. Questo è ciò che dimostra il rapporto “Policies for Sexuality Education in the European Union” (2013, Dipartimento Direzione generale per le politiche interne del Parlamento UE). D’altra parte, oltre a venire incontro alle preoccupazioni dei più, introdurre un percorso di educazione sessuale a scuola avrebbe parecchi risvolti positivi: diminuzione della contrazione di malattie sessualmente trasmissibili, minore possibilità di coercizione e abuso di minori, maggiore conoscenza del proprio corpo e rispetto degli altri, valorizzazione delle relazioni interpersonali.

Permettere ai ragazzi di discutere di tali argomenti senza pregiudizi potrebbe alleviare sensibilmente la sofferenza di cui tanti soffrono a causa dell’eteronormatività e dall’altra arginare le discriminazioni 

 

Modalità attuative: Le modalità e gli esperti coinvolti possono essere diversi, anche in questo caso a seconda delle tematiche affrontate: medici per la prevenzione delle malattie, psicologi per l’aspetto relazionale. Sarebbe importante anche coinvolgere l’intera classe, realizzando dei veri e propri dibattiti: sarebbe il modo più naturale per fare emergere dubbi, oltre che spingere i ragazzi a comprendersi reciprocamente. 

  • Scuola e PCTO – di Dasha Di Martino

 Problema individuato: Secondo la mia esperienza, la scuola in generale non prepara abbastanza al mondo lavorativo. Ho lavorato vari mesi in un bar e ho capito che tutto quello che avevo imparato a scuola era poco spendibile sul campo lavorativo. Nonostante il PCTO (ex alternanza scuola-lavoro) che attualmente permette un tirocinio nelle aziende, avvicinando lo studente al mondo del lavoro, penso che questo non sia abbastanza. La scuola aiuta la formazione culturale e teorica ma troppo poco sul profilo professionale. 

Soluzione proposta: La mia proposta è di strutturare meglio l’esperienza di PCTO nelle aziende dando l’opportunità agli studenti di ricoprire ruoli di maggiore responsabilità, dando loro fiducia, senza relegarli solo a mansioni secondarie. 

Modalità attuative: Ad esempio, per un istituto alberghiero, nel corso di cucina non limitare lo studente nel preparare e pulire gli alimenti ma offrirgli l’occasione di esprimere la propria creatività nell’invenzione di pietanze nuove. Un ulteriore elemento potrebbe essere l’interazione con la clientela dell’azienda: ciò aiuterebbe lo studente a sapersi relazionare meglio, a imparare l’autocontrollo e gestire diverse situazioni. L’avvio al mondo del lavoro potrebbe iniziare anche dentro la scuola, ospitando interventi di professionisti che aiutino gli studenti a simulare situazioni lavorative e a risolvere problemi. 

  • Il dilemma delle donne: la carriera o la famiglia? – di Emanuele Caviglia

 Il problema individuato: In Italia le madri hanno un problema di “work life balance” molto più degli uomini.

Argomentazione:

  • Nonostante gli innegabili passi avanti, ancora oggi ci troviamo di fronte a una disparità di trattamento sul luogo di lavoro che va spesso a colpire le madri, e proprio in quanto tali
  • I figli vengono visti come un ostacolo dalle aziende in cui le donne  lavorano, e non le mettono in condizioni di poter alternare serenamente il ruolo di professionista e di genitore, ponendole di fronte a un bivio: la carriera o la famiglia.
  • “Il futuro della salute di un bambino si gioca nei primi 1000 giorni di vita, dal concepimento alla nascita fino al compimento dei 2 anni, e fondamentali sono l’importanza del latte materno e le vaccinazioni”.  E’ il messaggio lanciato due anni fa alla Camera della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale. 
  • Tuttavia, il ritorno al lavoro delle donne influisce sull’attività di allattamento del neonato. Le esigenze lavorative pressanti e l’impossibilità di stare col bambino hanno così costretto le madri ad adottare soluzioni che purtroppo non sono le stesse consigliate dall’OMS. Come bilanciare tale bisogno/diritto col diritto/bisogno a un’occupazione? In Italia oggi la metà delle donne con almeno due figli non lavora mentre al Sud in più di una coppia su tre lavora solo l’uomo (Il Sole 24 Ore, 2019)

Come intervenire:

  • più strutture pubbliche per l’infanzia
  • più welfare aziendale: nidi, baby pit stop, tagesmutter
  • estensione del congedo parentale del padre 

 

  • Modernizzazione della didattica e nuovi spazi – di Francesco Pio Suraci

            Ecco come immagino la scuola dopo l’emergenza sanitaria: 

  1. Ogni scuola dovrebbe garantire a tutti gli studenti tablet e/o PC con cui studiare, fare esercizi e ricerca durante l’orario scolastico, all’interno della propria aula. Inoltre, in tutte le scuole dovrebbero esserci biblioteche scolastiche, fornite anche di apparecchiature elettroniche, dove gli studenti si possono riunire, anche negli orari post-scolastici, per fare ricerche e per studiare insieme. Come in un campus.
  2. Ogni scuola dovrebbe garantire ai propri studenti luoghi colorati e belli per stimolare la voglia di andare a scuola negli alunni ma anche spazi aperti e possibilmente verdi dove si possano svolgere non solo lezioni di Scienze Motorie e Sportive ma anche di altre materie come: Letteratura, Storia e Filosofia e Scienze Naturali.
  3. Per tutelare l’ambiente ogni scuola dovrebbe alimentarsi con fonti di energia sostenibile, avere dei depuratori, fornire luoghi di ricarica per le borracce degli studenti
  4. Ogni scuola dovrebbe garantire un supporto psichiatrico ai propri studenti con uno specialista presente nella struttura
  5. A tutti gli studenti di ogni ordine e grado dovrebbe essere garantita la mensa scolastica
  • Le nostre proposte per l’università post-covid – di Chiara Citino, Alice Biscuola e Teresa Tessari
  1. Ridurre il sovraffollamento, che è il problema principale che oggi impedisce il ritorno a lezione. Sarebbe utile investire nell’aumento degli spazi a disposizione per poter svolgere le lezioni in gruppi più piccoli: non solo per evitare il contagio finché durerà l’emergenza sanitaria, ma anche per migliorare la qualità della didattica. 
  2. Diminuire le lezioni frontali e adottare forme di insegnamento diverse. Le lezioni frontali (che siano in aula o online) sono insufficienti per comprendere bene una materia. Ogni corso dovrebbe dividersi in una parte teorica da svolgersi attraverso lezioni frontali (che in questo momento di emergenza si potranno tenere online) e in una parte più pratica da svolgersi attraverso seminari e laboratori in gruppi ristretti. Questa soluzione è stata adottata ad esempio dall’università di Bologna per quest’anno accademico: pensiamo che sarebbe utile mantenerla anche dopo la fine dell’emergenza Covid. 

In questo modo gli atenei italiani si allineerebbero ai metodi d’insegnamento utilizzati in molte università estere, dove, inoltre, gli studenti sono valutati non solo con esami ma anche attraverso la scrittura di papers, che consentono l’elaborazione critica di quanto appreso.

  1. Migliorare l’organizzazione delle università (sistemi informatici, segreterie, comunicazione con gli studenti). La mancanza di comunicazione e chiarezza ha causato molti problemi agli studenti in questi mesi, e questo non deve più accadere. Gli studenti hanno diritto a ricevere risposte in tempi adeguati.
  2. È necessario ristabilire il ruolo dell’università come luogo di socialità che si è perso durante questi mesi. Aule studio e biblioteche dovrebbero essere aperte anche la sera, nel weekend e nei periodi di vacanza.  Le università non sono solo dei luoghi dove frequentare lezioni e dare esami, e i loro spazi devono essere il più possibile lasciati a disposizione degli studenti.
  3. Con la crisi economica causata dal Covid molti studenti non riusciranno a pagare le tasse e a proseguire con gli studi. È necessario per i prossimi anni fornire misure di sostegno economico. L’estensione della no tax area è un primo importante passo in questa direzione, ma resta ancora molto da fare: in particolare è necessario aumentare le borse di studio ed eliminare il problema degli idonei non beneficiari.

Pensiamo che l’università non possa più aspettare: dopo anni di tagli è necessario che il nostro paese investa nell’istruzione. L’Italia è già agli ultimi posti in Europa per numero di laureati e per questo occorre ridare dignità al settore universitario, utilizzando anche i fondi del piano Next Generation EU.

  • Introduzione di una nuova materia di studio a scuola: l’educazione sociale – di Giulia Corona

Problema individuato: Abbiamo bisogno di elementi per analizzare quello che accade intorno a noi e di essere educati a rispettare tutte le persone che ci stanno intorno, e dobbiamo essere educati a rispettare la natura che ci circonda. Noi giovani abbiamo bisogno di valori, di parlare di emozioni, di sessualità e dei cambiamenti che avvengono nel nostro corpo quando cresciamo. Ci sono scuole che propongono l’educazione all’affettività e cercano di introdurre delle lezioni su problematiche attuali, ci sono insegnanti e testi scolastici che affrontano alcune tematiche di questo tipo, ma la trattazione, non rientrando nei programmi ufficiali, è dispersiva, spesso troppo marginale o, in molte scuole, addirittura assente.

Soluzione proposta: Per questo ci sarebbe bisogno di una strutturazione di tali argomenti e di uno spazio costante all’interno della programmazione curricolare. 

Visto che i programmi scolastici sono sempre molto ricchi, per tutti i gradi, questa nuova materia potrebbe occupare soltanto un’ora a settimana. Gli argomenti trattati e il loro livello di approfondimento nei diversi gradi dovrebbero però essere diversi in base all’età degli alunni. Tutti gli argomenti, in ogni ordine di scuola dovrebbero essere affrontati anche in base all’attualità: tematiche e termini dovrebbero essere ripresi nel momento in cui accada un fatto di cronaca inerente.

Modalità attuative: 

  • scuola primaria: educazione al rispetto. Alla scuola primaria dovrebbe essere insegnata l’importanza del rispettare tutte le persone a prescindere dall’etnia, dal genere, dall’orientamento sessuale, dall’identità di genere… e del rispettare la natura e l’ambiente. Credo sia importante parlare del fatto che tutti gli esseri viventi abbiano il diritto di esistere e che tutti gli esseri umani debbano avere tutti gli stessi diritti. Inoltre è importante insegnare ai bambini e alle bambine che non esistono cose da maschi e cose da femmine e che il femminile non è inferiore.
  • scuola secondaria di primo grado: educazione alla consapevolezza. Durante le medie gli alunni passano dall’essere bambini all’essere adolescenti. Durante questo periodo subiscono molti cambiamenti, psicologici e fisici. Credo che abbiano bisogno di parlare di quello che sta accadendo dentro di loro e al loro corpo, che debbano esternare quello che provano, che si sentano liberi di fare domande, scoprire e diventare consapevoli. E’ importante discutere di emozioni, sia con i maschi che con le femmine. I ragazzi devono sentirsi in diritto di esprimere ciò che provano, come le ragazze, senza rimanere frenati dalla mascolinità tossica. Gli adolescenti devono scoprire loro stessi, costruire la propria identità. Credo che si debba parlare di parità e discriminazioni. Partendo dalla storia per poi fare un confronto con il presente.
  • scuola secondaria di secondo grado: educazione all’intersezionalità. Alle superiori si dovrebbero approfondire le tematiche trattate negli anni precedenti, insegnando termini ed educando i ragazzi ad usare le parole giuste, a dare peso a quello che dicono. Alcuni argomenti: femminismo e intersezionalità; mascolinità tossica e violenza sugli uomini; grassofobia e bodyshaming; social media e canoni di bellezza; white/men/straight privilege

 

Insegnanti: Tutte queste lezioni dovrebbero essere tenute da professionisti e/o persone direttamente interessate ai problemi e agli argomenti trattati: climatologi, psicologi, specialisti in studi di genere, sessuologi. Alle elementari, visto che gli argomenti non sono troppo specifici, potrebbero essere gli insegnanti stessi ad affrontare queste lezioni, dopo aver fatto dei corsi di aggiornamento con questi professionisti. 

  • Più spazi liberi e aperti dedicati ragazzi – di Martino Monticelli

Mi chiamo Martino Monticelli, ho quasi 13 anni, frequento la 3° media e vivo a Genova. Ho deciso di aderire a questa iniziativa perché mi interessa avere qualcosa per noi giovani.  Vorrei che i giovani avessimo più spazi a noi dedicati.

Parlando con una mia amica che è stata in Spagna, a Valencia, ho saputo che esistono dei parchi molto attrezzati per diverse attività. Ad esempio, su suggerimento di questa mia amica, ho trovato su internet un bellissimo parco che si chiama “Giardini del Turia“ al cui interno ci sono molti attrezzi per fare palestra, numerosi percorsi da fare in bici e campi da basket e calcio; l’ingresso è gratuito per tutti. A me piacerebbe molto che anche in Italia si potesse realizzare una struttura di questo tipo, almeno una in ogni capoluogo di regione. Inoltre, si potrebbe aggiungere una biblioteca per consultare libri o navigare in internet. Ringrazio coloro che si sono impegnati per proporre questa iniziativa, pensando a noi giovani.  Riepilogando:

– più spazi verdi nelle città

– più spazi liberi e gratuiti di aggregazione per i giovani

– in ogni capoluogo di regione, almeno un parco attrezzato con postazioni per l’attività fisica, piste e campetti, ma anche biblioteche o postazioni pc, a ingresso gratuito

  • Sostegni all’università e alla ricerca in Italia – di Erica Ardu

Nel dettaglio:

  1. incrementare significativamente i fondi da devolvere all’Università e alla Ricerca; 
  2. fornire a tutti gli studenti e a tutte le studentesse le condizioni necessarie per continuare il proprio percorso di studi in Italia;
  3. adeguare gli Istituti Italiani affinché possano ospitare progetti scientifici e tecnologici di portata internazionale ed intercontinentale; 
  4. conseguentemente al punto sopra, attrarre giovani ricercatori e ricercatrici dall’Estero. 

 

Sintesi dei benefici: 

  • garantire uno sviluppo esponenziale nel medio e nel lungo termine; 
  • rallentare il fenomeno dei “cervelli in fuga” 
  • evitare lo spopolamento demografico 
  • porre l’Italia in una posizione favorevole per gestire i rapporti con l’estero in materia di sviluppo scientifico e tecnologico

Come?

  • fondi del Decreto Rilancio
  • risorse del Recovery Fund

 

 

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