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La ‘missione’ di Owono Owono: “Imparo in Italia l’arte di allevare”

Studia il modello produttivo degli allevamenti animali, per poi tornare in Guinea per contribuire allo sviluppo economico del Paese avviando una moderna filiera zootecnica

Pubblicato:26-10-2019 10:41
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:53

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CREMONA – Quasi dieci anni fa è arrivato in Italia dalla Guinea Equatoriale, prima per laurearsi in scienze Agrarie e Zootecniche (all’Università di Udine), poi per specializzarsi sempre di più, cosa che sta facendo attraverso un un dottorato di ricerca in biotecnologie agrarie. La “missione formativa” che il suo Governo gli ha affidato è studiare il modello produttivo italiano -considerato d’eccellenza- degli allevamenti animali, per poi tornare in Guinea per contribuire allo sviluppo economico del Paese avviando una moderna filiera zootecnica. E’ la storia di Bartolome Owono Owono, 30 anni, incontrato dalla ‘Dire’ a Cremona nella giornata di apertura della 74esima edizione delle Fiere internazionali della Zootecnia, mentre ascolta una tavola rotonda sul tema della formazione del comparto.

“In questi ultimi anni- spiega Owono Owono- ho vissuto a Roma collaborando con l’ambasciata del mio Paese e oggi sono qui per accompagnare una delegazione della Guinea equatoriale che, come tanti altri Paesi africani, sta conoscendo uno sviluppo nel settore agroalimentare”. In “particolare il mio Governo- aggiunge il giovane- da anni ha intenzione di formare tecnici ed esperti di alta formazione nell’ambito delle scienze agroalimentari, particolarmente nella zootecnia”. Del resto, dice Owono Owono, “io sono un esempio di questo”, spiegando che nel 2009 24 ragazzi della Guinea sono stati “mandati” a studiare in Italia. “Molti di loro sono ritornati e stanno già lavorando sul campo- racconta il giovane- mentre io sono rimasto per approfondire le mie conoscenze nell’ambito”. Il motivo della sua presenza alle Fiere di Cremona? Owono Owono risponde: “Vogliamo prima di tutto capire il meccanismo di produzione zootecnica in Italia e poi usare queste conoscenze scientifiche e tecnologiche e implementarle nel nostro Paese, però tenendo conto delle caratteristiche geografiche e climatiche che ci rappresentano senza fare una replica diretta della tecnologia italiana ma adattandola alla nostra realtà”. Il “nostro Governo- ribadisce Owono Owono- ha sempre interesse a formare nuovi giovani e per quelli già formati ad arricchire le loro conoscenze. Siamo qui per conoscere le scuole di formazione che da noi mancano”. In Guinea infatti sono poche: “Ne esiste una oltre all’Università nazionale che ha anche una facoltà di agraria. Ma la scuola ha un suo limite di conoscenze scientifiche e abbiamo bisogno di acquisire nozioni da Paesi già sviluppati come l’Italia e trasferirle ai nostri professori che le trasmetteranno poi ai nostri studenti”.


Nello specifico il ricercatore guineano spiega che nel suo Paese l’allevamento è “super estensivo” nell’80% dei casi e a “produzione di tradizionale”, mentre “gli allevamenti intensivi propriamente detti non ci sono quasi”. In Italia invece c’è un modello “iperintensivo perché in una piccola o media struttura si riesce a produrre un elevato numero di animali, mantenendo i parametri necessari alla loro salute per ottenere un prodotto finito molto ‘sano'”. Per contro “qui da voi gli allevamenti estensivi stanno invece scomparendo perché il Paese è molto industrializzato”. Ancora “nei Paesi in via di sviluppo, mancando la tecnologia e le scienze per riuscire a convolare una grande biomassa di animali in uno spazio confinato, l’opzione è allevare gli animali all’aperto e in modo tradizionale senza nessun tipo di gestione o attenzione umana“. In questo modo però “gli animali crescono naturalmente e le rese produttive non sono le stesse. Crescono lentamente e senza controlli sanitari e questi tipi di allevamenti sono maggioritari in quasi tutti i Paesi africani“. Ma per incrementare la produzione, spiega ancora Owono Owono, “dobbiamo uscire da questo sistema e introdurre una produzione intensiva, mantenendo certi parametri segnalati anche dalla Fao che riguardano l’impatto sull’ambiente e il benessere degli animali e garantire un prodotto finito sano. Penso che noi siamo ancora in tempo per farlo: ci stiamo sforzando di uscire dall’allevamento tradizionale e passare a quelli semintensivi e intensivi e siamo sulla buona strada per ottenere un sistema produttivo un po’ più interessante”. Altro aspetto sottolineato è quello del tipo di animali che vengono allevati in Guinea: “Principalmente di piccola dimensione: maiali, polli e tacchini. Il bestiame di grande mole è in lentissima espansione a causa della mancanza di conoscenze anche sulle malattie che si trasmettono e, per quanto riguarda la produzione di latte, richiede molte competenze specifiche”. Conclude quindi Owono Owono: “L’Italia è bella, lo riconosco, ma ho intenzione di tornare nel mio Paese e contribuire allo sviluppo zootecnico. Anzi devo per forza ritornare e mettere in pratica tutte le conoscenze che ho acquisito nel mio percorso formativo e fare parte delle persone che possono contribuire allo sviluppo dell’agricoltura e della zootecnia in Guinea Equatoriale”.

Parole che confermano in pieno le impressioni del direttore di Cremonafiere, Massimo De Bellis, che ha parlato di un sistema produttivo italiano “d’eccellenza” e che saprà rispondere al fabbisogno di addetti specializzati (stimati in circa 43.000) previsto nel comparto nei prossimi 5 anni. De Bellis ha anche fatto notare che nell’edizione della manifestazione di quest’anno, sono ben 25 le delegazioni internazionali interessate allo studio delle procedure applicate negli allevamenti italiani, che ritengono “esportabili” nei Paesi d’origine.

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