NEWS:

“Sei il mio Leone, hai reso la mia vita un inferno… ma forse in fondo l’hai resa migliore”

Cappella Farnese in Comune a Bologna non è mai stata così silenziosa, nel momento in cui Vania racconta la sua storia...

Pubblicato:26-10-2017 16:42
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:50

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

guarda_e_ascoltaBOLOGNA  – “Dopo la diagnosi della metastasi ho iniziato a mettere ordine negli armadi, nei miei conti. Mi stavo preparando, diciamo. Poi mi sono alzata dal letto e ho cominciato a farmi aiutare. Ho conosciuto tante altre nella mia condizione, che sono diventate amiche e che alla fine se ne sono andate. C’era anche una modella, aveva solo 31 anni. Del resto ero io la più vecchia del gruppo, a 56 anni. Sono cose dure, ma… niente è peggio della solitudine”. Cappella Farnese in Comune a Bologna non è mai stata così silenziosa, nel momento in cui Vania racconta la sua storia.

È una paziente bolognese che convive con “il leone”, con “la bestia”, con “la belva”, i soprannomi che le donne che ne sono colpite, qua e là anche con una certa autoironia, danno al tumore al seno metastatico. Il dolore e la speranza di Vania, così come quelli delle altre sue amiche, animano oggi a Bologna la terza tappa della campagna nazionale ”Voltati.Guarda. Ascolta” (promossa da Pfizer in collaborazione con la Fondazione Aiom) ideata per sensibilizzare tutti sulla malattia. La missione è quella di rompere i silenzi e gli imbarazzi, anche di famigliari e mariti, che ancora gravano su questo tipo di carcinoma, sempre più curabile anche via farmaci, e quindi mantenendo una qualità della vita più che dignitosa, oltre le ‘vecchie’ chemioterapie.


All’installazione La Folla Immobile, allestita fino al 29 ottobre in piazza Minghetti, vengono distribuite in volumetti formato “Millelire” proprio le tre storie, tra le tante altre toccanti e disponibili nel sito web dedicato, delle pazienti selezionate dalla giuria della campagna: “Convivere con un leone” di Camilla, “Per sempre” di Paola e “La ginestra” di Patrizia.

Le voci di Michela Andreozzi, Emanuela Grimalda e Daniela Morozzi hanno poi trasformato le tre storie in audioracconti. Ma è Vania a lanciare un appello, amaro, in cappella Farnese: “Noi donne con tumore al seno metastatico abbiamo bisogno di un rapporto costante con gli oncologi, cerchiamo rassicurazioni, ci confrontiamo con problemi a volte complessi e altri meno, ma non ci sentiamo seguite e ascoltate”.

In sostanza: “Ci sembra che all’interno dei day hospital tutta l’attenzione sia rivolta al tumore al seno primario, dimenticando che noi con questa malattia- ricorda a tutti la paziente bolognese-dovremo convivere per sempre”.

In sala, l’avvocato Elisa Travaglio, del movimento Europa Donna Italia, ricorda le sofferenze anche delle 35-40enni alle prese con “la bestia”, una classe di pazienti in leggero aumento negli ultimi anni a fronte di una età media comunque più alta: “Sono donne ancora giovani, dalla vita relazionale intensa o con figli minorenni. Quando si ammalano, capita che vengano emarginate o addirittura allontanate dal lavoro- racconta appassionata Travaglio- ma oggi più che mai vogliamo che sappiano che non ci giriamo, non ci voltiamo dall’altra parte”.

Certo, come segnala durante la conferenza Alba Brandes, direttore di oncologia all’ospedale Bellaria-Maggiore di Bologna, “questa regione è fortunata e attrezzata” dal punto di vista della diagnosi e dell’assistenza. Anzi, tra le più attrezzate d’Italia come mostra il caso degli screening mammografici (qui estesi alla fascia da 45 a 74 anni contro quella da 50 a 69 tuttora di riferimento in molte altre regioni). Ma è l’essenza delle storie della protagoniste che deborda di emozioni.

Appunto, i toni sono beffardi e riescono a strappare un sorriso: “Sei il mio Leone, hai reso la mia vita un inferno- dice Camilla- ma forse in fondo l’hai resa migliore. Non sono arrabbiata con te, non è la rabbia che domina questi anni, perché la mia malattia è dovuta a qualcosa di me che si è trasformato… Leone, mi hai fatto capire che devo circondarmi solo di chi mi ama veramente”.

Paola, invece, non si stanca di ripetere “per sempre” e ricostruisce: “Ho cominciato a vivere di corsa. Corro perché non so quanto durerà questo momento di benessere, e di cose da fare ce ne sono molte… E quando mi sembrerà che il mondo si sta sbriciolando intorno a me, penserò che in fondo la sbriciolona è una torta buonissima fatta di tanti pezzi gustosi”. Patrizia, tra le altre, da parte sua coltiva la sua “ginestra” così: “Se cadrò ancora mi rialzerò, come ho sempre fatto: sorridendo. Perché, come scriveva Leopardi, ‘Chi ha il coraggio di ridere è padrone del mondo’. E se in questo momento sto scegliendo parole di speranza, lo devo solo alle persone che mi sono state vicino con un sorriso, una carezza, un abbraccio, anche un silenzio”.

di Luca Donigaglia, giornalista professionista

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it