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Da pornodivo gay a professore alla Sapienza: Carlo Masi in cattedra contro i pregiudizi

Due lauree, una in Ingegneria l'altra in Matematica. Ruggero (il suo vero nome) parla di passione, la stessa che anni fa lo spinse nel mondo dell'hard

Pubblicato:26-10-2017 13:14
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:50

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ROMA – “Se ho deciso di intraprendere questa strada non è certo per soldi. Guadagno meno di quanto pago la donna delle pulizie. Ciò che mi muove è la passione”. Ruggero Freddi racconta all’agenzia Dire la sua vita. Lo fa in auto nel tragitto che separa la facoltà di Ingegneria de La Sapienza di Roma, dove insegna Analisi 1, e la stazione Termini, dove a breve salirà su un treno direzione Milano per un’intervista con Barbara D’Urso a ‘Pomeriggio Cinque’. Sì perché da qualche giorno si parla molto di lui, del professor Ruggero, da molti conosciuto come Carlo Masi. Ruggero – due lauree, una in Ingegneria l’altra, recente, in Matematica – parla di passione, la stessa che anni fa lo spinse nel mondo dell’hard. Poco dopo la prima laurea infatti diventò un’icona del cinema porno gay: “Ho deciso di intraprendere quella carriera anche come riscatto sociale- racconta- venivo da una famiglia molto umile e volevo guadagnare un po’ di soldi”. Da lì il successo fu quasi immediato. “La mia fama era arrivata a superare quella della mia casa di produzione e a circa 32 anni decisi di cambiare. Lasciai quel mondo quando ero all’apice preferendo non avviarmi a un lento declino. Ma vado fiero di quello che ho fatto e non lo rinnegherò mai”.

Tuttavia lasciare una carriera avviata per ricominciare da zero, non fu facile

“Ripresi in mano la mia prima passione, la matematica. Dopo la seconda laurea iniziai la carriera da ricercatore e mi feci largo tra pregiudizi e bigottismi”, perché purtroppo gli omofobi si annidano in tutte le sfere della società, anche quelle accademiche”. Eppure “andai avanti perché nessuno può dirti cosa puoi o non puoi fare o dove puoi o non puoi arrivare“. E Ruggero ci prova anche questa volta ma non a tutti i costi: “Continuerò a insegnare matematica finché avrò qualcosa dire. Tutti sappiamo come la carriera accademica in Italia sia complicata e non ho intenzione di arrivare a 60 anni ancora in attesa della cattedra”.


Ma come reagisce l’ambiente universitario a questa situazione singolare?

“I ragazzi sono visibilmente divertiti e io sono un tipo simpatico. Ma parlo di matematica, non di altro e non di me stesso. Quindi va bene essere alla mano e non troppo formali ma bene mettere paletti e stabilire giuste distanze”. Rapporti sereni anche con gli altri professori e con l’ateneo. “Non ho avuto problemi e non ci sono stati casi di omofobia, tranne un solo episodio spiacevole: il Dipartimento pochi mesi fa mi convocò per chiedermi spiegazioni perché invitai i ragazzi ad andare al gay Pride. Eppure non c’erano ragioni politiche né di natura sessuale dietro, ma solo un’esigenza di sensibilizzare il prossimo verso i diritti dei gay”. Di tutta risposta “ho deciso di organizzare – in occasione della giornata mondiale contro l’Aids, 1 dicembre – un incontro qui in facoltà. Feci la stessa cosa nel lontano 2001, solo che allora- sorride- ero uno studente…”.

di Ugo Cataluddi, giornalista professionista

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