BOLOGNA – “Ecco, se posso fare un appello pubblico a chi gestisce le ferrovie è di tenere conto delle linee minori, di tutelarle“. Quelle dei treni “in cui puoi aprire il finestrino ed annusare il paesaggio. E dove soprattutto non si è asfissiati dai continui annunci che ti impediscono di dormicchiare, di leggere, che ti tolgono la concentrazione”. L’invito arriva da Paolo Rumiz, uno che in treno ha spesso viaggiato (quando irrompeva l’alta velocità, assieme a Marco Paolini viaggio in Italia proprio sulle linee minori): giornalista e scrittore, è uno dei quattro finalisti del Premio Estense, di cui Fer è partner, con il suo ultimo lavoro “Verranno di notte”. E proprio al sito di Fer confida il suo appello alla vigilia della cerimonia di premiazione, domani a Ferrara.
RUMIZ: “AMO SENTIRE LO SFERRAGLIAMENTO DEL TRENO”
“Per me il treno è un’emozione infantile. Ho un nipotino di quattro anni che davanti a un treno si immobilizza per l’emozione. I genitori per farlo stare buono non gli mettono un cartoon ma un video con i treni che passano”, racconta nell’intervista concessa al portale di Fer-Ferrovie Emilia-Romagna, gestore unico dell’infrastruttura di proprietà della Regione Emilia-Romagna (364 chilometri di rete che includono stazioni, fermate viaggiatori e punti di carico e scarico merci e che ne fanno il secondo gestore di infrastruttura in Italia per estensione). “Amo sentire lo sferragliamento del treno. Sono nato in una città (Trieste) con due stazioni, in cui c’è una rete ferroviaria -risalente agli austriaci- estremamente capillare. Un secolo fa si arrivava a Vienna prima di quanto non si arrivi oggi”. In treno, continua Rumiz, la sua più grande avventura è stata “andare da Berlino a Istanbul, seguendo sempre linee minori: lì ho fatto incontri con persone che mi hanno rivelato l’anima antica del centro Europa. D’altra parte la ferrovia ha una potenza che ha ispirato scrittori e poeti. Pensa a Prosa della Transiberiana di Blaise Cendrars: lì trovi il ritmo della ferrovia”.
RUMIZ VORREBBE ANDARE “A BAGHDAD IN TRENO. FAREI QUALSIASI COSA”
In treno, però, ha anche fatto “viaggi molto belli attraversando la Russia. Trovarsi davanti a tabelloni che indicano 72 ore di distanza dalla destinazione è emozionante. Lì ogni carrozza ha un responsabile che si occupa di servirti il the: un viaggio di altri tempi”. Un riferimento al treno c’è anche nel suo ultimo libro. “La linea ferroviaria accompagna molti dei miei ragionamenti. Ecco, io trovo che il treno sia una magnifica macchina di pensiero. Quello che il treno mi dà in fatto di ispirazione e incontri è assolutamente impagabile. Come lo è quando qualcuno mi dice, dopo aver letto un mio libro – grazie a lei ho viaggiato, lì mi emoziono”. E ora gli piacerebbe arrivare “a Baghdad in treno. Farei qualsiasi cosa pur di riuscirci”.







