BOLOGNA – Un omicidio scattato durante un’accesa lite, forse in condizioni di alterazioni psicofisiche (è stata trovata cocaina), con Cinzia che avrebbe iniziato a parlare di demoni, a urlare, e avrebbe afferrato un coltello. Lui ha preso una pistola e le ha sparato. Si difende così Emanuele Ragnedda, soprannominato dai giornali ‘il re del vino’, interrogato ieri in caserma alla presenza dei magistrati per l’omicidio di Cinzia Pinna, la 33enne uccisa con alcuni colpi di pistola nella sua tenuta Conca Entosa la notte tra l’11 e il 12 settembre. L’uomo, fermato mercoledì 24 settembre con l’accusa di omicidio volontario aggravato dall’uso di un’arma da sparo e occultamento di cadavere, sostiene di averla uccisa per difendersi, ma le sue parole sono tutte la verificare. Di certo c’è che l’imprenditore (titolare di una azienda vinicola che produce bottiglie di vino vendute anche a 1.500 euro la bottiglia) dopo il delitto ha tenuto nascosto il corpo e se n’è sbarazzato (era sepolto nel vigneto), facendo finta di nulla. Successivamente, è pure andato a festeggiare la madre in elicottero, come niente fosse. E nonostante il tam tam e le ricerche per ritrovare Cinzia Pinna, ha continuato a fare finta di niente fino al giorno in cui, evidentemente avendo capito che gli inquirenti erano sulle sue tracce (c’era un video di lei che, barcollante, saliva sulla sua macchina che lo incastrava) ha pensato bene di mettersi in fuga, salendo sul suo gommone e poi scappando a piedi sugli scogli per correre fino alla casa dei suoi, nei pressi della spiaggia ‘Rena bianca’.
“Mi ha minacciato con un coltello e io ho avuto paura, non ho capito più niente e ho sparato”: è questo quello che Ragnedda avrebbe riferito. ha sparato più, in modo frontale. L’omicidio è avvenuto in soggiorno e il corpo di Cinzia, scrive la Nuova Sardegna sarebbe stato spostato sul divano, divano che poi l’imprenditore (o chi per lui) avrebbe cercato malamente di pulire (senza riuscirci, visto che sono rimaste vistosi aloni). Il divano, poi, è anche stato spostato e lasciato davanti all’ingresso.
I carabinieri, coordinati dalla Procura, stanno cercando di ricostruire nel dettaglio tutto quello che sarebbe accaduto quella notte, quando Cinzia Pinna, dopo una serata per locali a Palau, si è spostata a casa dell’imprenditore. Stando a quanto scrive la Nuova Sardegna, gli investigatori pensano che Cinzia Pinna possa essersi ribellata a un approccio sessuale di Ragnedda. Ora bisognerà aspettare l’esito delle analisi del Ris che ha fatto rilievi nella tenuta dell’imprenditore. E anche dall’autopsia (la data non c’è ancora), per capire se ci sono segni di violenza e se la giovane avesse assunto sostanze. Cinzia Pinna, originaria di Castelsardo, si trovava a Palau, dove negli ultimi mesi aveva lavorato come stagionale in un albergo. La donna ha procedimenti penali in corso e fino a pochi mesi fa era stata sottoposta a obbligo di indossare un braccialetto elettronico. Aveva infatti ricevuta una diffida e una misura di non avvicinamento (non si sa a chi).
Oggi, intanto, Ragnedda comparirà davanti al gip Marcello Pinna per la convalida del fermo L’uomo è difeso dall’avvocato Luca Montella. I familiari della giovane vittima hanno nominato gli avvocati Antonella e Nino Cuccureddu.







