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Migrante morto in un Cpr a Roma, i legali: “Ci opporremo all’archiviazione”

I legali del 21enne Ousmane Sylla annunciano ricorso contro l'eventuale richiesta di archiviazione sulla sua morte, avvenuta nel Centro di permanenza e rimpatrio di Ponte Galeria. Al contrario, "sussistono gli elementi per rilevare il reato di istigazione al suicidio"

Pubblicato:26-09-2024 18:26
Ultimo aggiornamento:26-09-2024 18:26

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ROMA – “Il procedimento penale per la morte di Ousmane Sylla nel Cpr di Ponte Galeria, è in corso. Ma abbiamo notizie informale che la Procura ha avanzato richiesta di archiviazione. Presenteremo ovviamente opposizione in questo caso. Riteniamo infatti che sussistano gli elementi per individuare una responsabilità e che si possa configurare il reato di istigazione al suicidio“. È quanto fatto sapere dal legale della famiglia di Ousmane Sylla, Gaetano Pasqualino, nel corso di una conferenza stampa organizzata alla Camera dei Deputati proprio per fare il punto della situazione sulla vicenda del migrante morto il 4 febbraio 2024 nel Cpr di Ponte Galeria a Roma.

RICHIESTI ACCERTAMENTI SULL’INTERRUZIONE IMPROVVISA DELL’AKINETON

Secondo il team di legali del ragazzo, composto dallo stesso Pasqualino, da Paola Armellin, Gianluca Vitale e Arturo Salerni, una delle cause che potrebbero aver indotto Ousmane al suicidio è stata la brusca interruzione del farmaco psichiatrico Akineton, la cui sospensione improvvisa, avvenuta nel Cpr di Roma, anche secondo quanto riporta lo stesso bugiardino, può portare a vari stati alterati e psicotici. “Chiediamo al Pm, su questo, un’ulteriore accertamento perché l’interruzione potrebbe aver contribuito al gesto” hanno spiegato i legali che poi hanno fatto sapere che la famiglia non si fermerà finché non avrà note le cause del decesso del ragazzo.

LASCIATECIENTRARE: “CHIUDERE I CPR, SONO LAGER DI STATO”

“Il nostro obiettivo- ha aggiunto nel corso della stessa conferenza stampa Yasmine Accardo, portavoce di LasciateCIEntrare– è riportare l’attenzione su quanto successo. Quella di Ousmane è una storia di violenza, appena arrivato in Italia quando viene maltrattato già nella fase dell’accoglienza, per poi essere portato nei Cpr di Trapani e Ponte Galeria dove muore come simbolo della rivolta contro questo sistema killer. Ma l’obiettivo è anche quello di chiudere i Cpr. Non c’è possibilità che questi centri possano essere migliorati: sono luoghi di abuso, lager di Stato che esistono da 25 anni in modo insopportabile nonostante le varie battaglie e le rivolte interne”.


(Foto di apertura da https://memoriamediterranea.org/)

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