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VENEZIA – Una ragazzina di 14 anni è stata picchiata da alcune sue compagne (subito ribattezzate ‘bulle’) come punizione per una questione di sigarette, forse per una ‘spiata’ su chi le facesse girare a scuola. La vittima del pestaggio avrebbe perso un dente. I fatti sono successi ieri a Noventa Padovana, all’istituto Dieffe, e sono stati raccontati da alcuni quotidiani locali. Questa mattina la ragazzina avrebbe presentato denuncia ai Carabinieri insieme alla madre che ieri, nel tentativo di chiarirsi con le ragazzine violente (che non è chiaro quante fossero, si è parlato di tre ma poi anche di sei), sarebbe stata malmenata pure lei (con un pugno) alla fermata del bus. Stando a quanto scrive Telenuovo, la rissa è stata sedata da alcuni professori e la ragazzina è stata poi accompagnata al pronto soccorso, dove avrebbe ricevuto una prognosi di 21 giorni. Per lei è scattata una sospensione di sette giorni, per le bulle (che sarebbero quattro) di due settimane. Padova Oggi racconta anche come sarebbe nata la rissa: la ragazzina di 14 anni sarebbe stata sorpresa in bagno a fumare una sigaretta e, alla domanda su dove l’avesse presa, avrebbe fatto la spia dicendo che gliel’aveva data “la bionda”. Il preside Riccardo Dallavalle ha invitato a non esagerare il clamore mediatico della notizia, cercando di ridimensionare la questione a una “baruffa”. Ma è stato chiaro sul fatto che “forme di prevaricazione e di violenza, sia fisica che verbale, non possono in alcun modo essere tollerate all’interno del nostro istituto scolastico”.
Questo il commento di Elisa Cavinato, consigliera regionale dell’intergruppo Lega – Liga Veneta: “È davvero doloroso leggere di una 14enne picchiata dalle compagne, dopo che le stesse l’avevano accusata di fare la spia per una semplice sigaretta. Ma per contrastare efficacemente fenomeni come il bullismo e il cyberbullismo, occorre un lavoro di squadra che metta la persona al centro”. Proprio ieri, Cavinato ha coordinato un convegno sul tema a palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio Veneto.
“Sappiamo che questi episodi non sono isolati- prosegue la consigliera- e si ripetono in molteplici contesti. Oltretutto lo abbiamo ribadito con molta preoccupazione al convegno di ieri, sulla base dei dati emersi: quasi un ragazzo su cinque ammette di aver commesso atti di bullismo, a fronte del 30% di giovani che ha subito prepotenze di qualche tipo per il proprio orientamento sessuale, background etnico o disabilità. Ma l’antidoto è capire che abbiamo di fronte delle persone da mettere al centro delle nostre politiche sociali con i loro sentimenti e passioni, evitando l’emarginazione. E per ottenere questa centralità occorre fare rete e coordinarsi tra soggetti sociali: intendo le istituzioni, le associazioni sportive e culturali, la scuola”.
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