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NAPOLI – Quella di Gennaro Capuozzo è una figura poco nota eppure è un nome che tutti dovrebbero riconoscere senza esitazione perché legata a doppio filo alla storia dell’Italia, alla sua lotta per la libertà e la democrazia. Gennarino, così lo ricordano le cronache, morì a soli 12 anni combattendo nella lotta di liberazione della città di Napoli dall’occupazione nazista. Cadde, raccontano gli annali, il 29 settembre del 1943 per l’esplosione di una granata che i tedeschi lanciarono contro gli insorti nella battaglia di via Santa Teresa degli Scalzi. Gennarino fu colpito mentre scagliava bombe contro i mezzi corazzati degli occupanti appostato sul terrazzino dell’Istituto delle Maestre Pie Filippine, scuola che oggi lo ricorda con una targa. Siamo nel pieno delle Quattro Giornate di Napoli, tra il 27 e il 30 settembre 1943, e per quel suo sacrificio a Gennaro Capuozzo è stata tributata alla memoria la Medaglia d’oro al valor militare.
Gennarino è il più giovane civile italiano ad aver mai ottenuto un così alto riconoscimento. La tomba del piccolo eroe, sepolto al cimitero Monumentale di Poggioreale nella Reale Arciconfraternita carità di Dio alla salute, è stata ritrovata casualmente solo nel 2023 anno in cui Napoli ha onorato gli 80 anni delle sue Quattro Giornate meritandosi la Croce d’Oro al Merito dall’Arma dei carabinieri. Per l’eroismo dimostrato durante i moti di ribellione civile partenopei anche Filippo Illuminato (13 anni), Pasquale Formisano (17 anni), Mario Menichini (18 anni) e Antonio Cambriglia (23 anni) hanno meritato la Medaglia d’oro al valor militare. Stesso riconoscimento che è valso all’intera città di Napoli. “Con superbo slancio patriottico”, recita la motivazione, Napoli “sapeva ritrovare, in mezzo al lutto ed alle rovine, la forza per cacciare dal suolo partenopeo le soldatesche germaniche sfidandone la feroce disumana rappresaglia. Impegnata un’impari lotta col secolare nemico offriva alla Patria, nelle “Quattro Giornate” di fine settembre 1943, numerosi eletti figli. Col suo glorioso esempio additava a tutti gli Italiani, la via verso la libertà, la giustizia, la salvezza della Patria”.
Napoli è stata la prima tra le grandi città europee a insorgere con successo contro l’occupazione tedesca, una vittoria che permise agli Alleati di entrare il primo ottobre 1943 in una città già libera. Ma le celebrazioni per l’81esimo anniversario delle Quattro Giornate sono rappresentative di un omaggio ad un’insurrezione popolare, nata dal basso, tra la gente, senza capi, senza ordini, senza strategie militari. Una rivolta che prese piede a macchia di leopardo in diversi quartieri della città, dal Vomero a Ponticelli, da Posillipo al Vasto, quasi con un passaparola. L’insurrezione del settembre 1943 è anche un raro esempio di resistenza popolare fatta di non violenza grazie alla volontà dei cittadini di non collaborare nonostante i proclami dei nazisti: in quello firmato dal colonnello Walter Scholl si minacciava che “ogni soldato germanico ferito o trucidato verrà rivendicato cento volte”. Quella manifestata dalla popolazione fu la volontà di boicottare e sabotare il nemico. Alla liberazione di Napoli contribuirono tutti, senza distinzione di ceto o di genere.
Un ruolo fondamentale fu giocato dalle donne con la loro intraprendenza e il loro coraggio. Furono loro a boicottare i rastrellamenti tedeschi salvando così padri, mariti, fratelli e figli. E furono ancora loro a fare le staffette tra le trincee per rifornire gli uomini di armi e bombe. Un nome le ricorda e le onora tutte: è quello di Maddalena Cerasuolo, detta Lenuccia. Cerasuolo fu protagonista non solo a Napoli, dove grazie anche alla sua azione fu evitata la distruzione del Ponte della Sanità, operazione che le valse una medaglia di bronzo al valore militare, ma anche in altre zone d’Italia. Fu al seguito dei servizi segreti britannici con il nome di battaglia di “Maria Esposito, sigla C22”. Il suo stato di servizio, si legge nei documenti del Soe-Special operations executive, terminò l’8 febbraio 1944 e nella stessa data fu pagata “per il valore di 7.500 lire per la perdita dei vestiti. Non ha ricevuto bonus o certificato di servizio”.
E partecipazione attiva alle Quattro Giornate di Napoli arrivò anche dagli omosessuali e i dai transessuali, i cosiddetti ‘femminielli’, che, stanchi della paura del confino o delle deportazioni, si unirono alla lotta combattendo strada per strada. Fu, quella sui tedeschi, una vittoria corale dell’intera città che lasciò sul campo un numero imprecisato di morti. Nelle 76 ore di combattimento morirono 168 militari e partigiani e 159 cittadini ma per la Commissione ministeriale per il riconoscimento partigiano le vittime furono 155. Mentre per i registri del cimitero di Poggioreale i morti sarebbero stati ben 562.
A celebrare cinematograficamente i moti nel 1962 è il film di Nanni Loy “Le quattro giornate di Napoli” che tra il 1963 e il 1964 fece incetta di premi e nomination rappresentando l’Italia, in qualità di miglior film straniero ai Golden Globe, agli Oscar e al British Academy Film Award. Questa la dedica in calce alla pellicola: “Questo film è dedicato alla memoria del dodicenne, Medaglia d’Oro, Gennaro Capuozzo, al valoroso Popolo Napoletano, ed a tutti gli Italiani che hanno combattuto per la Libertà”.
Anche quest’anno tornano le tante le manifestazioni che nel capoluogo campano ricordano la liberazione dai nazisti. Domani, venerdì 27 settembre, la sezione Anpi ‘Lenuccia’ distribuirà il numero 3 de I Quaderni Anpi Lenuccia ‘Jatevenne, fetiente – Le Quattro Giornate di Napoli, 81 anni dopo’. Incontri e dibattiti promossi dall’associazione dei partigiani anche il 28, il 29 e 30 settembre. Mercoledì 2 ottobre, poi, ci sarà un corteo commemorativo in ricordo dei Martiri delle Quattro Giornate di Napoli con la partecipazione delle scuole medie e superiori del territorio. L’omaggio al Vomero partirà da piazza Vanvitelli per concludersi ai giardini Antonio Amoretti, ultimo partigiano delle Quattro Giornate morto nel 2022, che aveva 16 anni quandi prese parte all’insurrezione.
Ed ancora, sabato 28 settembre il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi deporrà corone di alloro per omaggiare i caduti al Mausoleo di Posillipo, in piazza Bovio e alla stele Salvo D’Acquisto in piazza Carità mentre l’Istituto campano per la Storia della Resistenza ha predisposto la realizzazione dell’intero fascicolo della propria rivista “Resistoria”, n. 6, 2024, sotto il titolo “Dalla libertà della memoria alla memoria che rende liberi”, dedicato all’ottantunesimo anniversario delle straordinarie giornate del settembre 1943. Infine, da oggi al prossimo 6 ottobre al Museo di Napoli, presso la Fondazione “Casa dello Scugnizzo”, la mostra di fotografia e documenti inediti della insurrezione della città.
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