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Lega, Marcato: “Subito congresso o tra 6 mesi il partito è morto”

La Lega non ha saputo interpretare i territori, deve tornare a farlo

Pubblicato:27-09-2022 12:25
Ultimo aggiornamento:27-09-2022 12:25

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VENEZIA – La Lega deve immediatamente organizzare il congresso e riaprire spazi di confronto, tornando a interpretare il territorio. Se ciò non avverrà “qualcuno dovrà prendersi la responsabilità di aver ucciso un sogno“. Così l’assessore regionale allo Sviluppo economico del Veneto, Roberto Marcato, commenta alla ‘Dire’ il risultato delle elezioni.

“QUALCUNO SI PRENDERÀ RESPONSABILITÀ DI AVER UCCISO UN SOGNO”

“Quando questa mattina ho visto i risultati definitivi mi è venuto male perché che ci fosse una flessione lo sapevamo tutti, ma che in Veneto Fratelli d’Italia ci doppiasse e ci sorpassasse il Partito democratico francamente…”. Del resto “Salvini stesso una settimana fa a Verona ha detto che il nostro obiettivo era il primato in Veneto. Ora vedere un risultato del genere non sta né in cielo né in terra”.

“IO CHIEDO DA TEMPO CONGRESSI E DIALETTICA INTERNA, TRACOLLO SI POTEVA EVITARE”

La reazione al voto è quindi “un dolore assoluto -perché io a questo partito ci tengo da morire- e poi rabbia, perché in realtà da tempo io chiedo i congressi, chiedo una dialettica interna, chiedo di riappropriarci dei nostri temi, chiedo di essere più attivi sui temi dell’autonomia, del federalismo, delle partite Iva, e secondo me è un tracollo così si poteva evitare”. Invece “evidentemente non abbiamo saputo interpretare il territorio, e anche sul tema autonomistico qualcuno ha pensato che bastasse parlare di autonomia una settimana in campagna elettorale per far dimenticare ai veneti l’insuccesso su quel fronte…”.


“CAMBIO LEADERSHIP? LA VEDO DURA, I COMMISSARI SONO STATI MESSI DA SALVINI”

Ma cambiare rotta alla Lega non è affar semplice. Marcato non è convinto che al Consiglio federale di domani venga avanzata una richiesta di cambio della leadership. “Io ho qualche dubbio perché il partito oggi è strutturato da commissari che sono stati messi da Salvini. Quindi immaginare che i commissari siano critici e facciano una critica vera la vedo un po’ dura… Spero che chi non è commissario nominato dal federale possa avere la lucidità per un confronto: io non chiedo chissà quali cose astronomiche, io chiedo il confronto. Ora non c’è possibilità di trovare il luogo per confrontarsi, abbiamo bisogno di fare il congresso: serve il congresso e devono essere fatti tutti i congressi provinciali e regionali. Ma non fra sei mesi, un anno, due anni. Perché se andiamo avanti così tra sei mesi, un anno, due anni siamo tutti morti. Bisogna farlo subito il congresso, immediatamente, è una necessità vitale“, sottolinea il veneto.
Del resto “se non si cambiano i fattori perché dovrebbe cambiare il risultato? Cosa pensiamo, che improvvisamente la Lega inizia a macinare consenso perché? Non è così che funziona. Bisogna capire cosa è successo e mettere in atto tutto quello che serve per continuare ad essere interpreti del territorio: noi siamo il sindacato del territorio”.

“DOBBIAMO PRENDERE I TERRITORI CHE SIAMO IN GRADO DI INTERPRETARE E RAPPRESENTARE”

“In certe parti d’Italia abbiamo visto qual ‘era il radicamento… Basta sventolare la possibilità di un reddito di cittadinanza per prendere i voti, e allora… Noi dobbiamo prenderci i territori che siamo in grado di interpretare e rappresentare”, chiarisce Marcato allontanando l’idea di Lega nazionale sviluppata proprio da Matteo Salvini.

“ESITO DEL VOTO NON CAMBIERÀ EQUILIBRI IN REGIONE VENETO”

Per quanto riguarda gli equilibri in Regione Veneto, dove Fratelli d’Italia conta un solo assessore – Elena Donazzan che ha le deleghe a Scuola, Formazione, Lavoro e Pari opportunità- e all’eventualità che, visto il successo elettorale, il partito di Meloni possa chiedere qualcosa di più, Marcato ha le idee chiare. “Il Consiglio regionale è nato così e così finirà e la giunta è nata così e così finirà”, afferma deciso. Gli alleati “chiedano quello che vogliono, non mi interessa: il Consiglio regionale è fatto con un sistema di preferenze ed è la fotografia della Regione quando si va al voto… Che poi nell’arco dei cinque anni cambino le parti di gioco non mi interessa”, conclude.

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