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La psichiatra: “In pandemia comportamenti alterati per circa l’80% dei ragazzi”

D'Errico al Congresso Sipps: "Occorreranno 10 anni per vedere bene gli effetti"

Pubblicato:26-09-2021 14:59
Ultimo aggiornamento:26-09-2021 15:07

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CASERTA – “Uno studio spagnolo ha messo in relazione le reazioni emotive dei ragazzi (senza patologie psichiatriche), lo stato emotivo dei genitori, la relazione tra gli stati emotivi dei genitori e dei figli e ha stimato il cambiamento di abitudini nei minori. È emerso che le famiglie e i ragazzi italiani hanno mostrato trend migliori, più bassi anche se di poco, di quelli spagnoli. Tra i ragazzi spagnoli è emerso che l’85% ha vissuto un cambiamento nei propri comportamenti e stati d’animo con irritabilità, irrequietezza, preoccupazione, difficoltà di concentrazione, apatia. Si è visto inoltre che a questi comportamenti e a queste emozioni dei figli corrispondevano uguali comportamenti ed emozioni nei genitori. In tutti questi casi i sintomi di sofferenza psicologica osservati rientravano nell’ambito dei disturbi d’ansia”. A illustrare i risultati della ricerca spagnola è Immacolata d’Errico, psichiatra e psicoterapeuta, intervenuta oggi all’ultimo giorno di lavori del XXXIII congresso nazionale della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS), dedicato al tema “Mete vicine… tra sguardi ancora ‘distanti'”.

D’Errico è stata inoltre curatrice del capitolo dedicato agli conseguenze psichiatriche del COVID-19 sui soggetti in età pediatrica, contenuto nel ‘Manuale di prevenzione e gestione dei danni indiretti nei bambini ai tempi del COVID-19′ presentato nel corso dei lavori congressuali. “Dall’analisi della letteratura- prosegue la specialista- emerge che a soffrire di patologie psichiatriche sono stati i ragazzi con fragilità psicologica, che si è amplificata, in pandemia, con manifestazioni come disturbi di ansia, depressione, attacchi di panico, autolesionismo. Ci sono poi i ragazzi con una patologia psichiatrica già alle spalle e che si è aggravata, nella loro patologia preesistente o verso altre patologie (nel campo dell’ansia e della depressione) in comorbidità. Il contesto risulta altrettanto importante perché ovviamente un ambiente familiare accogliente e supportivo fa la differenza”.

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I disturbi di ansia, spiega la psicoterapeuta, si manifestano in modo diverso in base all’età dei soggetti. “Da un’altra importante ricerca realizzata dall’ospedale Gaslini di Genova, è emerso che i bambini fino a 5-6 anni che sviluppano disturbi d’ansia, lo fanno attraverso sintomi fisici come mal di testa, mal di pancia, ma anche pavor nocturnus, paura del buio, ansia di separazione. Dai 7 anni in su possono comparire segni di distress, alterazioni del pensiero, panico, disturbi del sonno e dell’umore. I bambini e i ragazzi assistiti dal terapeuta, anche in videoconferenza, hanno avuto risultati migliori rispetto agli altri”.

Sottolinea poi d’Errico l’inaspettato esito di uno studio danese che “si è invece concentrato sul disturbo ossessivo compulsivo. La ricerca ha suddiviso il campione in ragazzi con diagnosi recente, in cura sia farmacologica che in psicoterapia, e ragazzi con diagnosi datate di disturbo ossessivo compulsivo che avevano completato un percorso di cura e che assumevano solo terapia farmacologica. In questi ragazzi è emerso un peggioramento del disturbo fino all’80% per quelli che non vedevano più il proprio psichiatra, mentre per gli altri il peggioramento si è attestato al 50%. Tuttavia- evidenzia la psichiatra- nelle conclusioni dello studio gli autori constatano come, contrariamente all’atteso, i ragazzi con una tendenza ossessivo compulsiva o con un disturbo conclamato non si sono scompensati sul tema dell’igiene delle mani, nonostante il lavaggio delle mani fosse indicato come uno degli strumenti fondamentali per la prevenzione del contagio. I rituali di lavaggio delle mani non sono aumentati e la gravità dei sintomi ossessivi sembra dovuta alla perturbazione che la paura del COVID-19 ha provocato”.

In conclusione, d’Errico sottolinea come “per vedere con chiarezza gli esiti della pandemia sulla psiche dei ragazzi, e non solo, bisognerebbe aspettare dieci anni perché attualmente siamo ancora all’interno della bolla della pandemia con una visione distorta della situazione“.

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