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Solo un bimbo su tre a letto senza storie della buonanotte: “Leggere migliora la salute”

I risultati del progetto 'nati per leggere': in vent'anni crollo di chi rinuncia alla lettura condivisa genitori-figli

Pubblicato:26-09-2019 15:16
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:45
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ROMA – È crollata del 35% negli ultimi vent’anni la percentuale di bambini ai quali non viene “mai o quasi mai” letto un libro. Dall’allarmante 46% del 2000 siamo passati al 11% del 2019. Di contro, nello stesso periodo, è incrementato in maniera esponenziale il numero di bambini ai quali, invece, “viene letta una storia almeno 4 volte alla settimana”: dallo scarso 16% del 2000 al quasi 39% attuale.

“Una piccola rivoluzione dalle caratteristiche di flessibilità e leggerezza- afferma Federica Zanetto, presidente dell’Associazione culturale pediatri (Acp)- è un po’ come l’acqua potabile che si adatta alle singole realtà e, a seconda del contesto in cui viene proposta e delle risorse disponibili, è sempre in grado di produrre un cambiamento, anche di sensibilità”. È questo in sintesi l’obiettivo del progetto ‘Nati per Leggere’ (NpL), che festeggia oggi con un grande convegno il suo ventennale nell’Aula Magna dell’Università La Sapienza di Roma.

Ideato nel 1999 ad Assisi, ‘Nati per Leggere’ vede la luce grazie a un’intuizione: “L’evidenza scientifica che la lettura sia un’attività da promuovere nelle famiglie, a beneficio dello sviluppo e della salute dei bambini fin dai primi mesi di vita“.


La sua mission è “proporre gratuitamente ai genitori con bambini fino a 6 anni di età, attività di lettura che costituiscono un’esperienza importante per lo sviluppo cognitivo dei più piccoli e per incrementare le capacità delle mamme e dei papà di crescere con i loro figli”. La lettura condivisa, infatti, porta benefici a tutti in famiglia.

Per i genitori, si riscontrano “responsività, senso di autoefficacia” e un’accresciuta sicurezza delle proprie “competenze genitoriali”. Per i più piccoli, invece, i benefici sono tanto cognitivi quanto socio-relazionali: da una maggiore ricettività ed espressività nel linguaggio, a crescenti capacità di contare, scrivere e leggere, fino a un’aumentata attenzione e a un maggior benessere socio-relazionale. Ma non finisce qui, ‘Nati per Leggere’ dai risultati ottenuti in questi vent’anni, sembra rivoluzionare anche il panorama sociale, andando a “contrastare il precoce insorgere delle diseguaglianze”. È un dato di fatto, che “sussista un rapporto tra livello di istruzione della madre e quanto viene letto al bambino”, spiegano i relatori della mattinata. “Ho molti bambini- racconta Manuela Orrù, presidente Acp Lazio, intervistata dall’agenzia Dire- che vivono in zone non proprio centrali, un pochino più disagiate. E quando riusciamo a portare NpL anche in queste periferie, abbiamo dei risultati molto visibili. Bambini- continua la pediatra di famiglia- che magari nell’abitudine familiare avevano il televisore acceso tutto il giorno, come un ovvio compagno del quotidiano, stanno imparando con i loro genitori che leggere insieme, meglio se con un sottofondo musicale, è una grande fonte di arricchimento. Non soltanto al livello emotivo, ma anche scientificamente provato sul fronte celebrale”.

Nel Rapporto si legge che “il programma si è diffuso tra le famiglie di basso livello di istruzione”. Infatti, “la percentuale di bambini a cui si legge almeno 4 volte a settimana è del 25% quando i genitori hanno un livello di istruzione basso (elementare o medio), rispetto al 61% di quanti hanno genitori laureati. Differenza che- continua il Rapporto- rimane drammatica ma certamente inferiore alle stime registrate nel 2000″, quando si attestava attorno alle “30 volte”. NpL negli anni si espande e si fa forte anche grazie alla collaborazione di tre enti: l’Acp, l’Associazione italiana biblioteche (Aib) e il Centro per la Salute del Bambino (Csb). È “presente in tutte le regioni” e, in oltre la metà dello stivale, sono attivi i punti di lettura targati NpL, per un totale di 82 punti in tutto il territorio con un picco numerico in Campania, dove se ne contato addirittura 35. Le attività sono realizzate con il contributo economico del Centro per il Libro e la Lettura, delle Regioni, delle Province e dei Comuni partecipanti al programma, e grazie all’attività degli operatori dell’infanzia e dei volontari.

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