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Migranti, Deniz è libero: “Si all’asilo, ma quanta fatica”

Deniz Pinaroglu l'1 settembre ha deciso di iniziare uno sciopero della fame volto a denunciare il suo "ingiusto stato di reclusione"

Pubblicato:26-09-2019 15:00
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:45

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ROMA – E’ libero Deniz Pinaroglu, il migrante di nazionalità turca detenuto nel Centro per il rimpatrio (Cpr) di Torino dal 2 agosto. Lo ha riferito alla ‘Dire’ il legale dell’uomo, Gianluca Vitale, spiegando che il tribunale ha accolto la richiesta di asilo politico presentata dal migrante, motivata dal fatto che in Turchia Deniz rischia il carcere per le sue idee, in quanto è un attivista contro il governo del presidente Erdogan.

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“Finalmente è stato accertato ciò che sapevano tutti sin dall’inizio: Deniz è un rifugiato e aveva diritto ad essere libero e a vedersi riconosciuto lo status di rifugiato” ha detto Vitale. Purtroppo, ha proseguito il legale, “ci è voluto molto tempo e sofferenza da parte di Deniz. Questa vicenda dimostra una volta di più come il sistema legale in Italia sia assurdo, in quanto priva della libertà le persone ingiustamente”.


Deniz è stato fermato a Piacenza dalle forze dell’ordine dovo aver varcato illegalmente il confine, lui che dalla Turchia ha attraversato a piedi l’Europa per sfuggire alle persecuzioni. Una volta arrestato il giudice di pace ha convalidato il decreto di espulsione e così, sebbene abbia fatto immediatamente richiesta di asilo, Pinaroglu è stato trasferito nel Cpr del capoluogo piemontese.

“Purtroppo la storia di Deniz dimostra anche un altro fatto negativo” denuncia l’avvocato: “I tribunali spesso non fanno che avallare le decisioni della pubblica amministrazione. In questo caso il trattenimento di Deniz come richiedente asilo è stato convalidato dal tribunale di Torino, ritenendo che fosse evidente che la domanda fosse strumentale, ossia finalizzata ad evitare la sua espulsione dall’Italia”. Ma questo, insiste l’avvocato, “era una conclusione non vera”.

In effetti la Corte europea per i diritti dell’uomo ha riconosciuto la Turchia come Paese non sicuro, dove le violazioni dei diritti sono frequenti, mentre Amnesty International nel suo rapporto annuale ha denunciato: “Le azioni giudiziarie contro giornalisti e attivisti politici sono continuate e sono vertiginosamente aumentate quelle contro i difensori dei diritti umani”.

Deniz Pinaroglu l’1 settembre ha deciso di iniziare uno sciopero della fame volto a denunciare il suo “ingiusto stato di reclusione”, ma anche le condizioni in cui lui e i suoi compagni – altri migranti che attendono il rimpatrio o il pronunciamento sulla richiesta di asilo – sono costretti a vivere.

L’uomo ha riferito di condizioni di vita “non dignitose”: sporcizia, cibo di scarsa qualità, poco spazio nelle celle e nessuna privacy, con bagni privi di porte. Oltre a un incontro con la Garante per i detenuti di Torino, venerdì Deniz è stato visitato anche dalla deputata Jessica Costanzo, del Movimento Cinque Stelle, che poi in una nota ha dichiarato: “È assolutamente necessario velocizzare tutto l’iter burocratico” per le persone trattenute.

“Arrivare a una conclusione definitiva in modo più rapido – ha aggiunto Costanzo – permetterebbe a ogni individuo di avere maggiori possibilità di ricostruire la propria vita futura con consapevolezza e chiarezza”.

Quanto a Pinaroglu, la deputata ha evidenziato “il coraggio, il bagaglio culturale e la conoscenza intellettuale di questa persona. Deniz non ha paura di dichiarare le sue idee. Persone come lui devono essere incoraggiate, mentre invece nella società di oggi vengono emarginate e penalizzate”.

Ieri in un post di Facebook l’attivista turco ha scritto: “Sono al 25esimo giorno di sciopero della fame. Tuttavia, in un Paese in cui non parlo la lingua e dove conosco appena un paio di persone, sento di resistere con dignità”.

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