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Roma, i rifugiati di via Scorticabove alla Raggi: “Non ci sgomberi”

"Non abbiamo un posto dove andare e non vogliamo occupare nessuno stabile. Conosciamo il valore della parola rispetto".

Pubblicato:26-09-2018 15:49
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:36

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ROMA – “Facciamo appello alla sindaca di Roma affinché trovi una soluzione il più presto possibile, per questa gente”. A parlare in maniera accorata da una tenda di via Scorticabove e rivolgendosi direttamente alla prima cittadina è Adam Nor, portavoce della comunità sudanese in Italia. A distanza di tre mesi dallo sgombero dello stabile al civico 151, decine di rifugiati dormono ancora nelle tende allestite a bordo strada. Il numero delle persone che vive nella tendopoli non è chiaro, in molti sono fuori per lavoro, ma tra chi è rimasto è palpabile la paura di uno sgombero imminente. La voce circola da un paio di giorni. “Siamo stanchi”, dice Adam Nor.

“La nostra bandiera è italiana. Non pensate che siamo criminali, siamo semplici rifugiati politici. Dal 5 luglio, quasi 3 mesi, siamo in strada. L’assessora Baldassarre ci ha considerato tanto e la ringraziamo, ma negli ultimi 2 o 3 giorni ci arrivano voci di sgombero e siamo molto preoccupati. Non abbiamo un posto dove andare e non vogliamo occupare nessuno stabile. Conosciamo il valore della parola rispetto”.

Eppure il Comune di Roma, nell’immediatezza dello sgombero dello stabile, aveva proposto l’accoglienza nel circuito delle strutture emergenziali ma i sudanesi avevano detto ‘no’. Sul motivo del rifiuto il portavoce dei rifugiati non ha dubbi: “Ringraziamo la Baldassarre, ma abbiamo detto no ad un posto emergenziale, perché ci saremmo divisi. Tra di noi chi lavora aiuta chi non lavora. La nostra comunità vuole produrre e contribuire allo Stato italiano. Vogliamo che venga riconosciuto il valore di questa comunità”, conclude Nor. Che poi racconta un po’ della sua storia: “In Sudan c’è un presidente che Governa da oltre 29 anni un Paese chiuso dove non ci sono giornalisti. Mia madre ancora sta nel campo profughi, mio padre è stato ucciso e bruciato, conosciamo il valore della parola ‘rispetto’. Non occuperemo alcuno stabile e basta con le strumentalizzazioni: non stiamo con alcun partito o con nessuna forza politica, siamo persone”.


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