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Sant’Anna è la prima università in Italia, Perata: “E’ il risultato di tanto lavoro”

È stato pubblicato il World University Rankings da Times Higher Education

Pubblicato:26-09-2018 13:28
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:36

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ROMA – La Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa consolida la sua posizione leader tra le università italiane, nonostante un aumento della competitività con gli altri atenei. È stato infatti pubblicato il World University Rankings da Times Higher Education (THE), in cui l‘Italia è presente con 43 università nella classifica del 2019, rispetto alle 40 dell’anno scorso. E l’istituto italiano di punta, la Sant’Anna guadagna appunto due posizioni, fino alla 153esima, mentre la seconda università più importante, la Scuola Normale Superiore di Pisa, scala 23 posizioni raggiungendo il 161esimo posto. La classifica annuale definitiva, ora giunta al suo 15esimo anno, continua a essere l’elenco più competitivo grazie agli oltre 1.250 istituti di istruzione superiore in tutto il mondo, un incremento rispetto ai 1.100 dello scorso anno, con 86 Paesi rappresentati rispetto agli 81 dell’anno scorso.

Perata: “È il risultato di politiche accurate che puntano a reclutare professori e ricercatori bravi e produttivi”

Per il rettore della Scuola Superiore Sant’Anna, Pierdomenico Perata, questo risultato “è una conferma, soprattutto in un mondo, in un settore estremamente competitivo. Il numero di università censite è aumentato di molto, più di quelle dell’anno scorso. Ci sono più competitors ma noi miglioriamo la nostra posizione“. Ma dietro questo risultato “non c’è una ricetta o un segreto in particolare. E’ il risultato di anni di lavoro, non si raggiungono certi livelli con uno stratagemma o una ricetta- spiega- È il risultato di politiche accurate che puntano a reclutare professori e ricercatori bravi e produttivi. Buona parte di questi ranking sono basati sulla valutazione delle pubblicazioni scientifiche”. L’importante è “lavorare bene, accuratamente e fare attenzione nello scegliere le persone, nel fornire condizioni di lavoro di elevato livello per garantire una produzione scientifica che viene valorizzata, misurata e confrontata con altri. E proprio il confronto con gli altri ci consente di capire se la direzione che abbiamo preso è quella giusta. E così sembra essere”.

Baty: “Anno molto positivo per l’Italia”

Per Phil Baty, direttore editoriale di Global Rankings, “è stato un anno molto positivo per l’Italia: 43 istituti italiani sono presenti nella nostra classifica del 2019, con tre nuove entrate e 3 presenze nell’elite globale delle prime 200. Tuttavia per continuare a migliorare, le università italiane farebbero bene a investire di più per incrementare la loro capacità di ricerca e le collaborazioni internazionali”. Investimenti che, spiega Perata, “faremmo volentieri se avessimo le risorse per investire. Sappiamo che il sistema universitario italiano è sottofinanziato largamente. È una indicazione corretta ma anche una osservazione da fare a livello più alto, è la politica che deve decidere se vuole credere nel sistema universitario o no. È l’Italia che dovrebbe investire di più per incrementare la propria capacità di ricerca”.
Il potenziale “lo abbiamo mostrato, nonostante siamo in sotto finanziamento, con fatica si riescono a guadagnare posizioni nel ranking. La domanda dovrebbe essere ‘come facciamo a posizionare alcune nostre università tra le prime 100’. Il nostro obiettivo è essere tra le prime 100 università al mondo. Noi ci proviamo, ma serve uno Stato che ci creda e così l’obiettivo sarebbe alla nostra portata”. Risultati come questi, conclude il rettore, sono “fondamentali per attrarre studenti, mitigare la fuga di cervelli. Le classifiche hanno un forte impatto comunicativo”.


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